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Determinanti della Salute: quanto contano gli stili di vita rispetto al contesto socio-economico? Scopri quale modello guida la sanità pubblica

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Torna la Relazione sullo stato sanitario del Paese. Salutequità: "Ora i dati Lea 2020-2021, quelli sull'attuazione dei Piani di recupero delle liste di attesa e il Decreto Tariffe"
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Nel mondo della salute pubblica, una domanda fondamentale guida il dibattito: è più rilevante per la nostra salute il comportamento individuale o il contesto socio-economico in cui viviamo? I determinanti della salute sono quei fattori che influenzano lo stato di salute delle persone e delle comunità. Le diverse interpretazioni di questi fattori danno vita a modelli concettuali distinti, che a loro volta definiscono le strategie di prevenzione e le politiche sanitarie di una nazione. Ma qual è il modello più efficace per migliorare la salute pubblica?

Il modello americano: stili di vita al centro

Il modello concettuale più diffuso negli Stati Uniti pone l’accento sui comportamenti individuali, attribuendo loro il 50% dell’influenza sullo stato di salute delle persone. Secondo questo approccio, la salute è principalmente una responsabilità personale. Cambiare il proprio stile di vita – smettere di fumare, adottare una dieta equilibrata, fare attività fisica – è visto come il principale strumento per prevenire malattie e promuovere il benessere.

Questo modello riflette la cultura americana, che valorizza l’indipendenza e la responsabilità individuale. Gli altri fattori – l’ambiente (20%), la genetica (20%) e l’assistenza sanitaria (10%) – hanno un ruolo minore, ma significativo. In questo contesto, le campagne di sanità pubblica si concentrano su programmi di educazione sanitaria e prevenzione, promuovendo la consapevolezza individuale e l’autogestione della propria salute.

Il modello europeo: il peso del contesto socio-economico

In Europa, il modello dominante è molto più complesso e stratificato. In questo approccio, il contesto socio-economico e politico è considerato il fattore più influente sulla salute, andando oltre la responsabilità individuale. Al centro di questo modello c’è l’individuo, con le sue caratteristiche biologiche – sesso, età e patrimonio genetico – considerate come determinanti non modificabili della salute. Tuttavia, la salute è vista come il risultato di un’interazione continua tra l’individuo e una serie di fattori esterni, come le condizioni di vita, l’ambiente di lavoro, le reti sociali e il contesto culturale e politico.

Questo modello rispecchia la tradizione europea del welfare state, che mira a garantire il diritto alla salute attraverso politiche pubbliche che riducano le disuguaglianze e migliorino le condizioni di vita della popolazione. Le politiche sanitarie ispirate a questo modello tendono a essere multisettoriali, coinvolgendo non solo il settore sanitario, ma anche quelli dell’istruzione, del lavoro e dell’urbanistica, per creare ambienti più sani e supportivi.

Il modello della commissione sui determinanti sociali della salute: un’analisi delle disuguaglianze

Il modello proposto dalla Commissione sui Determinanti Sociali della Salute introduce un’ulteriore dimensione, analizzando non solo i fattori che influenzano la salute, ma anche quelli che contribuiscono alle disuguaglianze nella distribuzione della salute all’interno di una popolazione. Questo approccio distingue tra determinanti strutturali e intermedi.

Determinanti strutturali: sono i fattori che creano la stratificazione sociale e definiscono la posizione socio-economica degli individui all’interno di una società. Tra questi troviamo il contesto politico, le politiche sociali, le politiche macroeconomiche, i valori culturali e sociali, oltre a variabili come reddito, istruzione, occupazione, classe sociale, genere e razza.

Determinanti intermedi: sono quei fattori che collegano la posizione socio-economica ai risultati di salute. Includono le condizioni materiali di vita quotidiana (come la disponibilità di acqua potabile, cibo adeguato, riscaldamento, infrastrutture igieniche), le condizioni psicosociali (come lo stress cronico o acuto), i comportamenti individuali (abitudini alimentari, consumo di alcol e sostanze, attività fisica), la coesione sociale e il sistema sanitario.

Questo modello sottolinea come la salute non sia solo influenzata da scelte individuali, ma anche da una complessa rete di fattori che determinano le opportunità di salute. Le politiche sanitarie ispirate a questo modello mirano a ridurre le disuguaglianze, intervenendo su più livelli per migliorare le condizioni socio-economiche e ambientali che influenzano la salute.

La scelta di un modello concettuale piuttosto che un altro non è solo una questione teorica. Ha implicazioni pratiche dirette sulle politiche sanitarie e sulle strategie di prevenzione di un Paese. Un modello che privilegia i comportamenti individuali potrebbe promuovere campagne di educazione sanitaria e prevenzione mirate a cambiare le abitudini delle persone. Al contrario, un modello che mette al centro il contesto socio-economico potrebbe portare a interventi più ampi e multisettoriali, volti a migliorare le condizioni di vita e a ridurre le disuguaglianze sociali.

Qualunque sia l’approccio adottato, è fondamentale riconoscere che la salute è il risultato di una complessa interazione tra fattori individuali, sociali ed economici. Per questo motivo, le politiche sanitarie devono essere flessibili e adattabili, capaci di rispondere alle esigenze di una popolazione diversificata e in continua evoluzione.

Redazione NurseTimes

Bibliografia

  1. Institute for the future (IFTF), Health and Healthcare 2010. The forecast, The challenge. Princeton: Jossey-Bass, 2003.
  2. Dahlgren G, Whitehead M. Policies and strategies to promote social equity in health. Stockholm: Institute of Futures Studies, 1991.
  3. WHO/UNICEF. Declaration of Alma Ata. WHO, Geneva 1978.
  4. Commission on Social Determinants of Health. A Conceptual Framework for Action on the Social Determinants of Health. Discussion Paper (Final Draft), April 2007. [PDF: 1.43 Mb]

Allegato

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