Secondo l’Agenzia europea per i medicinali, il nuovo richiamo va somministrato almeno 28 giorni dopo il precedente.
La terza dose dei vaccini anti-Covid può essere somministrata agli immunodepressi almeno 28 giorni dopo la somministrazione della seconda. Questa la conclusione a cui è giunta l’Agenzia europea per i medicinali (Ema), secondo la quale gli studi condotti hanno indicato che una dose extra aumenta la capacità di produrre anticorpi in pazienti che abbiano subito un trapianto, e quindi abbiano un sistema immunitario indebolito.
L’Ema ha valutato anche che un ulteriore richiamo del vaccino Pfizer (Comirnaty) contribuisce all’aumento della produzione di anticorpi nelle persone di età compresa tra i 18 e i 55 anni quando viene somministrato ad almeno sei mesi di distanza dalla seconda dose. Resta invece oggetto di valutazione la somministrazione di una terza dose del vaccino Moderna (Spikevax).
Intanto, secondo uno studio condotto dal Laboratorio di Neuroimmunologia dell’ospedale Santa Lucia Irccs di Roma, la terza dose potrebbe non essere necessaria per tutti, perché la seconda produce non solo la risposta anticorpale, ma anche la memoria immunologica capace di proteggere a lungo termine la persona. Lo studio conferma la presenza di linfociti T della memoria per almeno sei mesi dalla prima dose, confermando lo sviluppo di una risposta cellulare che si mantiene nel tempo.
Redazione Nurse Times
- Prevenire le lesioni da pressione: il 21 novembre torna la Giornata Internazionale STOP Pressure Ulcers
- Convegno “Universalità delle cure e sostenibilità dei Ssn in Europa”: appuntamento a Roma il 22 novembre
- Ostia (Roma), uomo morto per possibile shock anafilattico: indagati tre medici del Centro Paraplegici
- Reggio Emilia, violenza in Pronto soccorso: 16enne prende a pugni due infermieri
- Asl Napoli 3 Sud, sospesa infermiera che si spacciava per cartomante e sensitiva
Lascia un commento