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Coronavirus, infermiere scrive a Conte e Speranza: “Ci siamo guadagnati la stabilizzazione sul campo”

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Coronavirus, infermiere scrive a Conte e Speranza: "Ci siamo guadagnati la stabilizzazione sul campo"
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Di seguito la lettera inviata a premier e ministro della Salute dal collega Donato Ragosa.

Egregio presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, egregio ministro della Salute, Roberto Speranza, sono un infermiere che lavora in uno di quei reparti considerati di “prima linea”, con precisione nel reparto di Rianimazione Covid dell’Azienda ospedaliera Moscati di Avellino.

Quando ho ricevuto la chiamata dell’Azienda ospedaliera Moscati , ho acettato immediatamente perché, per me come per altri giovani colleghi, è stata come una chiamata alle armi, a cui bisogna rispondere “presente”. Siamo professionisti che, anche in un periodo così difficile, infaticabili, non ci siamo mai risparmiati per il bene della collettività.

Non ci siamo mai lamentati della fatica. Non abbiamo mostrato cedimenti neanche quando lo sconforto ci assaliva. Abbiamo combattuto e stiamo tuttora combattendo una guerra che purtoppo non abbiamo ancora vinto, contro un nemico invisibile, un virus “bastardo” che non risparmia nessuno.

Per noi infermieri chiamati per l’emergenza Covid è stata un’esperienza nuova e forte, che ricorderemo per tutta la nostra vita. Con i medici, i colleghi infermieri “anziani” e gli operatori socio-sanitari abbiamo condiviso le paure, le lacrime per ogni decesso, che veniva visto come una sconfitta, ma allo stesso modo abbiamo condiviso la gioia per la guarigione di ogni singolo paziente.

Egregio presidente Conte, il 25 marzo 2020 ha detto: “Noi non ci dimenticheremo di voi”, e proprio gli infermieri a cui Lei faceva riferimento hanno combattuto in una situazione di “precariato”. Signor presidente e signor ministro, spero solo che alla fine di questa “guerra” non verremo congedati con una pacca sulla spalla. Posso solo dire che, da bravi “soldati”, la nostra stabilizzazione l’abbiamo conquistata sul campo di battaglia.

Voglio citare la frase di una canzone di Morandi, Tozzi e Ruggeri: “Si può dare di più, senza essere eroi”. Noi l’abbiamo fatto e continueremo a farlo. Ora tocca a voi. Altrimenti abbiamo perso per l’ennesima volta.

Redazione Nurse Times

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