La proposta del presidente Anelli per garantirne uno sfruttamento diffuso e universale dei sieri anti-Covid.
Liberare i brevetti dei vaccini anti-Covid per la durata dell’emergenza al fine di garantirne uno sfruttamento diffuso e universale. E battere così sul tempo il virus, che, diffondendosi nella popolazione, tende a mutare, col rischio di sviluppare resistenze. A chiederlo è la Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri), per voce del suo presidente Filippo Anelli, che si associa agli appelli già lanciati da singoli scienziati e da organizzazioni come Medici Senza Frontiere e dalle associazioni italiane ed europee dei Medici cattolici.
“I brevetti sui vaccini, che tutelando il giusto diritto alla proprietà intellettuale costituiscono un volano per ricerca e innovazione, determinano tuttavia dei limiti nell’accesso alle cure – afferma Anelli –. In questo caso l’emergenza è tale per cui l’accesso alla vaccinazione del maggior numero possibile di persone non risponde solo ai principi etici di universalità, equità e uguaglianza, ma anche a una precisa strategia di prevenzione. Dobbiamo essere più veloci del virus e vaccinare gran parte della popolazione mondiale prima che l’agente patogeno, mutando, diventi resistente”.
Come fare, nella pratica? Anelli pensa alla via della licenza obbligatoria: “L’articolo 31 del Trade – Related Aspects of Intellectual Property Rights (TRIPs) prevede il diritto, per gli Stati membri del World Trade Organization (WTO) di disporre per legge, in condizioni di emergenza, l’uso del brevetto senza autorizzazione del titolare, pagando una congrua royalty. Questo permetterebbe di produrre un maggior numero di vaccini e anche di esportarli in Paesi che non hanno le strutture per fabbricarli in proprio. Le condizioni di emergenza ci sono e l’obbligatorietà della licenza sarebbe circoscritta alla durata della pandemia”.
E forse, prevede Anelli, non ci sarà neppure bisogno di arrivare a tanto: “Prima di imporre la licenza obbligatoria, gli Stati sono tenuti a richiedere formalmente alle aziende un’autorizzazione immediata alla produzione dei vaccini, sempre dietro pagamento di un corrispettivo. Solo se i titolari negano il consenso si può imporre una licenza obbligatoria. Il fatto che alcune aziende si siano consorziate per produrre i vaccini ci rende fiduciosi nella loro collaboratività e apertura. È infatti interesse comune unirsi per uscire al più presto dalla pandemia, e mettere insieme le conoscenze può potenziare la ricerca stessa. Dobbiamo inoltre tenere presente che questi vaccini sono altamente innovativi e richiedono industrie di supporto specializzate per produrre, ad esempio, l’m-Rna o la capsula lipidica”.
Conclude Anelli: “Invitiamo dunque i governi e gli organismi sovranazionali a premere per liberare i brevetti dei vaccini e, nel contempo, a prevedere congrui investimenti per compensare la ricerca già avviata e per incentivare il suo sviluppo. Lanciamo altresì un appello alle industrie detentrici dei brevetti affinché mettano in comune e a disposizione della collettività le loro conoscenze e competenze. Unità, universalità, equità d’accesso e solidarietà sono infatti le chiavi per uscire dalla pandemia”.
Redazione Nurse Times
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