Tonino Aceti, componente della direzione nazionale di Cittadinanzattiva, spiega le criticità del servizio sanitario nazionale. “C’è una distanza che dobbiamo colmare”. E sulla professione infermieristica dice: “Si sta sviluppando”
FIRENZE – C’è una distanza tra sanità pubblica e cittadino che si allarga in maniera impercettibile e, per certi aspetti, preoccupante. Un allontanamento che ha tante spiegazioni (la crisi economica, i tagli nella sanità pubblica, i ticket onerosi) e un solo risultato: i cittadini, ogni giorno, sbattono contro un muro chiamato rifiuto.
“I cittadini segnalano il rifiuto del ricovero, della prescrizione, dell’assistenza domiciliare o della somministrazione del farmaco” spiega Tonino Aceti, coordinatore del Tribunale del malato di Cittadinanzattiva, associazione che monitora lo stato di salute della sanità pubblica.
“Per questo si stanno creando le distanze tra cittadini e servizio sanitario nazionale. A noi il compito di ridurre quelle distanze, promuovendo politiche diverse che guardino di più all’accessibilità dei servizi, all’umanizzazione degli interventi e che considerino la persona non come un numero ma come un individuo”.
Tonino Aceti la sua esperienza sul campo, come referente di Cittadinanzattiva la racconta ai microfoni di Nurse Times in occasione del forum della salute di Firenze, partendo da una certezza: “Il Servizio sanitario nazionale, dal nostro punto di vista, è un bene comune e una conquista irrinunciabile. Nonostante ciò sappiamo che va gestito con una certa attenzione perché ci sono problemi dei quali bisogna occuparsi concretamente”.
La consapevolezza di Aceti è che la distanza tra sanità pubblica e cittadini c’è tutta, ma ci sono anche professionalità che agli occhi dei cittadini si riscattano a pieno. E’ il caso degli infermieri che, secondo Aceti, sono percepiti in maniera positiva dai cittadini: “Secondo me percepiscono una professione che si sta sviluppando e che ha un forte margine di crescita. Ma quella infermieristica è una professione che può prendersi carico di bisogni emergenti e, attualmente, insoddisfatti. E’ una professione – spiega ancora il referente di Cittadinanzattiva – che ha una spinta da non reprimere: una spinta al miglioramento anche delle competenze, però, va ottimizzata, valorizzata e non va perduta perché ci sono dei bisogni insoddisfatti dei quali, probabilmente, la professione infermieristica può e deve farsi carico”.
Restano, però, le distanze tra sanità pubblica e cittadini, con questi ultimi che spesso rinunciano a curarsi. Ma non sempre è colpa della crisi economica, spiega Aceti, o probabilmente quella crea difficoltà nell’accesso ai servizi: tempi lunghi nelle liste d’attesa, il costo del ticket che allontana dal servizio sanitario nazionale, facendo preferire i servizi privati. Il lavoro di riavvicinamento, tra sanità pubblica e cittadini, è appena cominciato.
Salvatore Petrarolo
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