Tanto dolore per una tragedia che ha colpito non solo le famiglie, ma anche le numerose persone che conoscevano le vittime. L’incidente tra un’ambulanza della Croce Rossa e un pullman di bambini in gita proveniente da San Benedetto all’interno della galleria Ca’ Gulino, a Urbino, ha gettato nello sconforto intere comunità.
Una tragedia che ha provocato quattro morti: l’autista soccorritore Stefano Sabbatini, l’infermiera Cinzia Mariotti, il medico Sokol Hoxha, di nazionalità albanese, e il paziente 85enne trasportato in ambulanza, Alberto Serfilippi.
“Profondamente addolorato” si è detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, in un messaggio di cordoglio ai famigliari delle vittime: “A loro e ai colleghi dell’Azienda Pesaro-Urbino, sempre pronti a svolgere il proprio dovere in soccorso delle persone, va tutta la mia vicinanza”.
Così, invece, Bruno Capanna, ex sindaco di Acqualagna che conosceva personalmente l’infermiera deceduta nel tragico impatto: “Siamo sconvolti. Conoscevamo Cinzia Mariotti, infermiera del Potes di Fossombrone, di 54 anni. Era di Acqualagna (Ca’ Rio), ed era una persona molto stimata. La conoscevo da bambina, poi ci eravamo persi di vista, ma continuavo a vederla saltuariamente. Una famiglia perbene, la sua, amata da tutti, come del resto la stessa Cinzia”.
Di Cinzia, mamma di una ragazza di 22 anni, traccia un ricordo anche Ivano Tadei, professore di educazione fisica di Fossombrone e ora volontario Auser: “Cinzia è stata una mia allieva alla scuola media di Acqualagna. Mi dispiace moltissimo. Per via della mia attività con l’Auser ho avuto modo di rincontrarla anche dopo la scuola, dove è sempre brava, educata e disponibile”.
Dolore anche per la morte di Stefano Sabbatini, autista soccorritore di 59 anni, padre di tre figli. Abitava a Fossombrone, nel quartiere Peep, dove era molto conosciuto: “Piangiamo la morte di una grande persona, di un papà e marito esemplare, votato agli altri, sempre pronto ad aiutare chiunque avesse bisogno, una persona che amava anche il suo lavoro”, dicono gli amici, sconvolti dalla notizia del suo decesso.
A testimoniare il cordoglio per la morte del medico 40enne Sokol Hoxha, di Fossombrone, è invece il personale sanitario che ha lavorato con lui, attraverso un messaggio social: “Ciao, Sokol. Tenevi tanto al tuo lavoro. Lasci un grande vuoto”. Sokol aveva studiato all’Università Politecnica delle Marche ed era padre di un bimbo di soli quattro mesi in Albania.
Redazione Nurse Times
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