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Chi è in cura per sepsi rischia ictus e infarto

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Chi è in cura per sepsi rischia ictus e infarto
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Una ricerca condotta da alcuni esperti della National Taiwan University, coordinati da Chein-Chang Lee e i cui risultati sono stati pubblicati sul Canadian Medical Association Journal (CMAJ), afferma che i pazienti che stanno guarendo da una sepsi corrono un rischio più elevato di essere colti da infarto o ictus nelle prime quattro settimane dalle dimissioni ospedaliere.

Per arrivare a queste preoccupanti conclusioni, gli studiosi hanno valutato le condizioni di circa un milione di pazienti, che erano stati inseriti in un database nazionale, in un periodo di tempo che va dal 2000 al 2010.

Di questi, 42.316 erano interessati da sepsi e i ricercatori hanno confrontato i loro dati con quelli dei soggetti sani, arrivando a delle conclusioni allarmanti: entro 6 mesi dalla dimissione ospedaliera, 831 dei pazienti che avevano sofferto di una infezione del sangue sono stati colpiti da ictus e 184 da infarto.

Numeri considerevoli. Ma non solo: rispetto alla popolazione generale, i pazienti che si stavano riprendendo dalla sepsi hanno dimostrato di avere un rischio maggiore di infarto o ictus nella prima settimana. Un rischio che poi diminuiva fino a 28 giorni dopo, per poi stabilizzarsi. Una sotto-analisi, eseguita con l’obiettivo di confrontare i pazienti con sepsi con quelli senza, ha registrato un rischio più contenuto, sì, ma ancora elevato, prima del trentaseiesimo giorno dalla dimissione. Curioso il fatto che le persone di età compresa tra 20 e 45 anni presentavano un rischio relativo più alto rispetto agli over 75.

Alessio Biondino

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