Il metallo sperimentato da un gruppo di ricerca a guida italiana sembra produrre effetti collaterali inferiori rispetto ai composti a base di platino.
Un team di scienziati a guida italiana ha trovato un’alternativa promettente ai composti a base di platino utilizzati da mezzo secolo in chemioterapia con effetti collaterali significativi su reni e sistema nervoso. L’alternativa viene dal palladio, un metallo che, secondo i risultati dei primi test, pubblicati dalla rivista scientifica Chemical Communications, garantirebbe migliore efficacia e minore tossicità per l’organismo.
La ricerca è stata coordinata da Fabiano Visentin, professore di Chimica inorganica all’Università Ca’ Foscari Venezia, e ha visto collaborare studiosi dell’Università di Ghent, del Centro di riferimento oncologico di Aviano, dell’Università di Trieste, del Sincrotrone di Trieste e del saudita KAUST Catalysis Centre.
I ricercatori hanno sperimentato un nuovo composto di palladio (I), riscontrando in vitro un’attività antiproliferativa inaspettata e selettiva. Da un lato il composto attacca e induce alla morte per apoptosi le cellule malate, quasi sempre in modo più efficace del cisplatino, il chemioterapico a base metallica più comunemente usato. Dall’altro è molto meno tossico per le cellule sane.
Il test è stato eseguito sia su cellule che su organoidi, cioè organi tridimensionali microscopici ottenuti a partire da poche cellule che si auto-organizzano con le funzioni dell’organo di partenza, di tumore ovarico sieroso di alto grado, tra i carcinomi più aggressivi.
Il composto di palladio innovativo utilizzato nella sperimentazione è stato sintetizzato e brevettato dal team del Dipartimento di Scienze molecolari e nanosistemi dell’Università Ca’ Foscari Venezia: Fabiano Visentin, Thomas Scattolin, Enrica Bortolamiol, Flavio Rizzolio.
“Per le sue controindicazioni, molti ricercatori hanno recentemente orientato i loro studi verso composti di metalli diversi dal platino – spiega Visentin, coordinatore del gruppo di ricerca di chimica organometallica e bio-organometallica –. Negli ultimi anni il nostro gruppo si è concentrato sul palladio, un metallo da cui abbiamo sintetizzato una nuova classe di composti chimici più efficaci nell’uso clinico su molte linee cellulari tumorali, e meno tossici nei confronti di cellule estratte da tessuti sani. Una sperimentazione promettente che ora dovrà passare alle fasi successive per trovare conferme e arrivare allo sviluppo di nuovi farmaci chemioterapici”.
Il passaggio dai risultati scientifici di queste ricerche alla disponibilità di farmaci innovativi richiederà l’investimento dell’industria del settore per lo sviluppo delle fasi cliniche di sperimentazione e la successiva produzione.
Redazione Nurse Times
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