Lettera del Sindacato degli Infermieri Italiani, Nursing Up Regione Lazio all’Assessorato alla Sanità e Integrazione Socio Sanitaria.
Che fine hanno fatto i mille euro promessi e concordati a chi ha lavorato “a rischio elevato”, ma anche i seicento euro a chi ha affrontato rischi medi?
La Regione Lazio che si diceva pronta a premiare gli “eroi”, ma i colleghi riportano tutt’altro. Io stessa ho scritto per chiedere spiegazioni, senza una risposta.
Nella Regione Lazio, figli e figliastri, retribuzioni e/o premi diversi, anche se esposti in modo uguale,in molte realtà gli strumenti ed il rischio di esposizione erano ben più gravi che in altri.
Ho colleghi trattati come professionisti di livello inferiore, sia per gli strumenti a disposizione, strutture ed ora anche come incentivo che era stato concordato e promesso.
Io stessa chiedevo che venisse gratificato tutto il personale, anche quello dei cosiddetti settori “no COVID”, esposti per la pochezza di mezzi e strumenti. …la Regione ha scelto, di rivolgere l’attenzione verso le unità COVID. …ma i colleghi, esposti, mi dicono non aver ricevuto nulla, o sono stati trattati diversamente dai medici, come se il COVID avesse fatto un distinguo tra le categorie.
Ogni giorno verifico che i colleghi esclusi dall’incentivo celebrato sono molti, molti di più!
I celebrati 1000 euro, che appare come un gesto di grande generosità, avrebbero dovuto essere erogati ai sanitari che hanno lavorato, almeno 20 giorni, nei 52 giorni di attività sanitaria pandemica, dal 10 marzo al 30 aprile. Quei giorni, di intenso impegno, alcuni colleghi si sono isolati dai famigliari, molti hanno lavorato ben più di 20 giorni. 1000 euro suddiviso per i 52 giorni di stress, isolamento dagli affetti, di preoccupazione, avrebbero dovuto essere compensati con 19 euro al giorno. Invece ciò non è successo, non sta succedendo!
Mi chiedo come gli esponenti della Regione e gli altri sindacati, che hanno condiviso immediatamente l’accordo, non siano in imbarazzo di fronte a tutto ciò?
Era stato concordato che i positivi al COVID, per ragioni d’ufficio, avrebbero dovuto essere considerati come se fossero stati in servizio, anche in questo caso le parole sono state disattese.
Ho colleghi, che a seguito della contrazione del COVID, in servizio, hanno strascichi come la pancreatite.
Abbiamo ricevuto un accordo circa le prestazioni aggiuntive e il recupero delle visite sospese. Anche in questo caso, sul territorio, non ho visto applicare le prestazioni aggiuntive, il recupero delle visite sta avvenendo attraverso lo straordinario. Mentre i pazienti mi dicono che il CUP nega le visite che non siano in fascia urgente o in B (10 giorni), intanto che nel privato convenzionato tutto sarebbe ripreso come nel passato.
Ho chiesto, senza risposta, quanti tra gli operatori sanitari positivi al COVID erano provenienti da strutture “no COVID”? Si segnala, inoltre, che il bonus da 100 euro, l’articolo 63 del decreto legge 17 marzo 2020, n. 18, cosiddetto “Cura Italia”, celebrato dai politici e dai mass media, nei casi più felici, è stato erogato, ai dipendenti del SSR pubblico, nel mese di giugno, diversamente da lavoratori di altri settori, che hanno visto l’accredito immediatamente dopo il decreto legge. Sono basita!
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