Gli infermieri italiani e gli altri professionisti dell’area non medica hanno perso fino a 16mila euro l’anno in 35 anni: siamo di fronte a salari tra i più bassi d’Europa, impossibile colmare la voragine con soli 27mila ingressi. Il Governo spieghi finalmente come intende investire sulla valorizzazione di infermieri e ostetriche
ROMA, 10 OTT 2025 – Il Governo, nella prossima Manovra, attraverso il Piano dei tecnici del Ministero della Salute, ha annunciato lo stanziamento di 6,5 miliardi di euro complessiviper la sanità nella prossima Legge di Bilancio, con un piano triennale che prevede 27mila nuove assunzioni tra il 2026 e il 2028: 2.000 medici e 25.000 infermieri, per un aumento degli organici pari al 6% a regime. Gli stanziamenti previsti sono di 420 milioni nel 2026, 845 milioni nel 2027 e 1,6 miliardi dal 2028. Il piano di Schillaci pare avere trovato finalmente l’appoggio del MEF.
Il Coina – Sindacato delle Professioni Sanitarie, attraverso il suo segretario nazionale Marco Ceccarelli, esprime legittime e forti perplessità. “Vogliamo vederci chiaro. Sulla carta i numeri sembrano un passo in avanti, ma nella realtà dei fatti la sanità italiana soffre di una carenza strutturale di oltre 70mila infermieri. Pensare di risolverla con 27mila assunzioni in tre anni è per noi assai illusorio. E soprattutto, con quali professionisti? Dove li troviamo 30mila professionisti disoccupati disponibili a entrare nel SSN con stipendi così bassi?”.
Erosione salariale e perdita di attrattività
Il Coina ricorda che negli ultimi 35 anni categorie come quella degli infermieri italiani hanno perso fino a 16mila euro lordi l’anno di potere d’acquisto. Oggi gli stipendi medi italiani sono tra i più bassi in Europa, con un divario che in molti casi supera i 10-12mila euro annui rispetto ai colleghi di Germania e Francia. “Questa voragine salariale – osserva Ceccarelli – ha reso la professione sempre meno attrattiva, alimentando l’emigrazione e aggravando una crisi che rischia di diventare irreversibile”.
Le richieste del Coina
Per il sindacato, senza un intervento strutturale sulla valorizzazione economica e professionale non ci sarà alcun rilancio possibile. “Servono stipendi competitivi, condizioni di lavoro dignitose e prospettive di carriera. Non bastano promesse e numeri in legge di bilancio. Chiediamo lo sblocco del vincolo di esclusività per gli infermieri e le ostetriche, così da permettere la libera professione, e un piano di valorizzazione economica reale, altrimenti nessun reclutamento sarà sufficiente. Gli infermieri italiani non chiedono regali: chiedono rispetto e riconoscimento”.
“Attendiamo i fatti – conclude Ceccarelli – perché mentre il Governo promette massicci investimenti nella sanità e garantisce che risolverà la carenza infermieristica, apprendiamo di nuove campagne di reclutamento di professionisti all’estero. E’ indiscutibile che senza un’evoluzione epocale della professione infermieristica e sanitaria, in primis con una revisione contrattuale caratterizzata, per i professionisti dell’area non medica, da un contratto dedicato, quello che Coina chiede da tempo alla politica, il rischio è che anche questo piano resti solo propaganda e non una vera soluzione ai problemi del SSN. Non bastano promesse e numeri in legge di bilancio. Chiediamo, prima di ogni cosa, lo sblocco del vincolo di esclusività per gli infermieri, le ostetriche e le altre professioni sanitarie”.
Redazione NurseTimes
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