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Careggi: primo progetto di Pet therapy in Italia

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Careggi. il primo progetto italiano di Pet Therapy in un reparto di rianimazione. L’obiettivo di questo progetto è quello di ridurre lo stress del ricovero in rianimazione.

L’ospedale di Careggi già qualche tempo fa aveva avviato uno studio pilota nel reparto di Reumatologia per pazienti affetti da sclerosi multipla. Lo studio effettuato in questo centro ha mostrato che la pet therapy era utile per ridurre il dolore cronico e per migliorare le condizioni relazionali e psicologiche in questa tipologia di pazienti.

Il nuovo progetto presentato presso l’aula magna dell’ospedale si avvale della partecipazione delle coppie conduttore-cane della scuola nazionale di cani guida per ciechi della Regione Toscana. Attraverso l’ausilio di questi animali verranno implementati dei Piani assistenziali individuali che possano rispondere ai diversi bisogni emotivi e cognitivi del paziente. L’obiettivo di questo studio sarà quello di ridurre lo stress nei pazienti in rianimazione, incentivando esercizi spontanei come le carezze, e allo stesso tempo creare un forte legame tra uomo-animale il quale potrebbe agevolare nei pazienti con una grossa componente ansiosa, allo svezzamento dalla ventilazione meccanica.

In un articolo precedente Pet therapy: gli animali integrati nel processo di cura e assistenza tradizionale” (Gaia Pomar, Nurse times), viene evidenziato come gli animali possano essere utilizzati per aiutare il paziente a soddisfare bisogni come affetto, sicurezza e relazioni interpersonali, ma anche utili per aiutarlo nel recuperare abilità fisiche perdute, attraverso il gioco (es. lanciare una pallina, accarezzare con l’arto plegico l’animale ecc). L’utilizzo degli animali affianco alla terapia tradizionale, in letteratura, ha dato prova di efficacia, soprattutto in quelle tipologia di pazienti che necessitano un sostegno psicologico (Moretti, 2011), come pazienti psichiatrici, depressi o bambini con varie forme di autismo o disabilità mentali (Siewertsen, 2015).

Inoltre diversi studi hanno dimostrato che il contatto fisico con animali domestici può abbassare la pressione sanguigna e migliorare i tassi di sopravvivenza per le vittime di attacco di cuore (Krause, 2016). Molte abilità possono essere apprese o migliorate con la pet therapy soprattutto nella fase riabilitativa (Burres, 2016) durante la quale il paziente può essere incoraggiato nell’eseguire attività di vita quotidiana (ADL) come camminare o correre con il cane, nel migliorare capacità motorie attraverso l’accarezzare o dare da mangiare al proprio animale.

Ci auguriamo che questa terapia alternativa, cosi come in altri paesi occidentali, anche in Italia prenda sempre più piede. Da un lato aiuterebbe tante persone ricoverate a ritrovare il giusto piacere nella vita, dall’altro potrebbe sfruttare i tanti animali che ogni anno vengono rinchiusi nei canili.

A cura di

Gianluca Pucciarelli

Bibliografia

  • Pomar G. Pet Therapy: gli animali integrati nel processo di cura e assistenza tradizionale. Avaible su www.nursetimes.org
  • Moretti F, De Ronchi D, Bernabei V, Marchetti L, Ferrari B et al. Pet therapy in elderly patients with mental illness. Psychogeriatrics. 2011; 11(2): 125-9.
  • Siewertsen CM, French ED, Teramoto M. Autism spectrum disorder and pet therapy. Adv Mind Body Med. 2015; 19(2): 22-5.
  • Krause-Parello CA, Kolassa J. Pet Therapy: Enhancing Social and Cardiovascular Wellness in Community Dwelling Older Adults. J Community Health Nurs. 2016; 33(1): 1-10.
  • Burres S, Edwards NE, Beck AM, Richards E. Incorporating Pets into Acute Inpatient Rehabilitation: A Case Study. Rehabil Nurs. 2016.

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