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Cancro ai polmoni: rischio quadruplicato per chi fuma sia e-cig che sigarette tradizionali

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Sigarette elettroniche: meno dannose di quelle tradizionali?
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Alcune persone considerano la sigaretta elettronica come un’alternativa innocua alla normale sigaretta. Come se “svapare” fosse sano come smettere di fumare o non fumare affatto. Le evidenze scientifiche degli ultimissimi anni, però, suggeriscono che non è così. Per chiarire il potenziale impatto del consumo esclusivo di e-cig sul rischio di cancro ai polmoni occorre ancora un po’ di tempo, utile a raccogliere dati significativi.

Sappiamo comunque che l’esposizione alla nicotina tramite l’uso di sistemi di erogazione elettronici come le e-cig aumenta il rischio di altre malattie polmonari, come il danno polmonare associato allo “svapo”. Inoltre i risultati di un recente studio, condotto da ricercatori della Ohio State University su 4.975 individui e pubblicato sul Journal of Oncology Research and Therapy, hanno mostrato che chi fuma sigarette sia tradizionali che elettroniche ha un rischio quattro volte superiore di sviluppare un cancro ai polmoni rispetto a chi fuma solo sigarette tradizionali.

La maggior parte delle e-cig contiene una quantità variabile di nicotina (in genere tra 6 e 20 mg), in una miscela composta da acqua, glicole propilenico, glicerolo e altre sostanze dannose. Inoltre possono includere aromatizzanti, tra migliaia di varietà, i cui potenziali effetti sulla salute non sono ancora noti. Vi sono poi diverse sostanze cancerogene come formaldeide, cromo e nichel, che a seconda della quantità e della frequenza possono dare effetti nocivi.

Il monitoraggio avviato dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss) sull’uso dei nuovi dispositivi elettronici in Italia (e-cig dal 2014 e dispositivi a tabacco riscaldato dal 2018) ha evidenziato un cambiamento significativo nelle abitudini dei consumatori di tabacco. I dati mostrano che i consumatori non vedono l’adozione di sigarette elettroniche o dispositivi a tabacco riscaldato come un’alternativa esclusiva alle sigarette tradizionali, ma lo considerano come un modo per prolungare l’abitudine al fumo, alternando più prodotti.

Nel 2014 si è stimato che in Italia il 25% circa della popolazione fumasse soltanto sigarette tradizionali, mentre nel 2023 questa percentuale era scesa al 20%. Al contempo era aumentata la quota di chi faceva un uso combinato di sigarette tradizionali e dispositivi elettronici, passata dall’1,5% nel 2014 al 4,4% nel 2023.

Nel biennio 2022-2023, tra i 18-69enni il 24% circa della popolazione risultava fumatore. Di questi, il 20% usava solo sigarette tradizionali e il 4% combinava sigarette e dispositivi elettronici. È inoltre cresciuto l’uso esclusivo di dispositivi elettronici, che è passato dallo 0,4% al 3,3% nello stesso periodo. Si tratta di persone che continuano a esporsi ai rischi della dipendenza da nicotina e ai danni residui legati alla combustione del tabacco, presente anche nei dispositivi a tabacco riscaldato.

Lo “svapo” è leggermente più diffuso tra le ragazze rispetto ai ragazzi e si concentra prevalentemente nei fine settimana. L’età media del primo contatto con la nicotina è tra i 13 e i 14 anni. In particolare, l’uso della sigaretta elettronica è più diffuso tra i giovani di 18-24 anni (8%), rispetto al 2% tra gli adulti di età compresa tra i 50 e i 69 anni. Il consumo è aumentato lentamente dal 2% nel 2014 al 5% nel 2023. I dispositivi a tabacco riscaldato sono invece ancora poco usati, con solo il 3% della popolazione che li utilizzava nel biennio 2022-2023, ma il dato era in crescita rispetto allo 0,5% del 2018.

Dato che l’uso combinato di sigarette tradizionali e dispositivi elettronici potrebbe incrementare i danni alla salute delle sigarette tradizionali, siamo di fronte a una sfida complessa per la salute pubblica. Tra l’altro, la quantità di nicotina presente nei dispositivi elettronici, che varia molto, può essere addirittura superiore a quella contenuta nelle sigarette tradizionali.

Il fenomeno è particolarmente preoccupante per l’accessibilità e facilità d’uso dei dispositivi elettronici. Spesso. infatti, non sono vietati nei locali pubblici, e ciò può incentivarne l’uso e contribuire a un aumento della dipendenza da nicotina. Inoltre i controlli sull’età di acquisto dei prodotti risultano spesso insufficienti, nonostante le normative in vigore, dato che molti giovani riferiscono di aver acquistato i prodotti in bar o tabaccherie, senza particolari restrizioni.

Redazione Nurse Times

Fonte: AIRC

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