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Calabria, “Si assumano gli autisti soccorritori delle associazioni di volontariato”

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Calabria, "Si assumano gli autisti soccorritori impiegato nelle associazioni di volontariato"
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Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un lettore che denuncia le anomalie legate alla sua categoria.

Gentile Redazione Nurse Times,
quella che vi racconto è una storia paradossale, fatta di uomini e di donne che giornalmente lavorano come autisti soccorritori, retribuiti, con falsi rimborsi spese, quasi sempre con certificazioni documentate di centinaia e centinaia di chilometri percorsi quotidianamente, e altri soccorritori, autisti, dipendenti, che lavorano 12 ore al giorno, ma retribuiti da contratto solo per due-tre ore giornaliere. Tuttavia, per i volontari non regolamente assunti, le associazioni non considerano questo come lavoro subalterno, ma solo come prestazione di lavoro volontario, di poche ore, retribuito anche fino a 600-700 euro mensili “a nero”, senza contributi, nè malattia, nè indennità.

C’è anche lo spreco di denaro pubblico, dove anche una sola ambulanza privata, parcheggiata nelle varie postazioni territoriali del 118, costa alle varie Asp, e quindi a tutti i cittadini calabresi, 500 euro al giorno. Il rischio è quindi quello di mandare in tilt il 118, se le aziende sanitarie non provvederanno a internalizzare il servizio affidato alle associazioni di volontariato. Un’altra soluzione potrebbe essere quella di un avviso/concorso pubblico per sopperire alle carenze di personale. Si va anche contro la nuova legge del terzo settore, che prevede un rimborso spese di 10 euro a turno e buoni pasto, senza alcun altro tipo di contributo economico.

Finti volontari sulle ambulanze, quindi. Proprio sulla figura volontaria di autisti e soccorritori che ogni giorno sono in ambulanza si gioca la partita. Il personale che soccorre il cittadino, spesso con Covid o sospetto contagio, non solo si espone al rischio di contrarre il virus, ma non ha alcuna copertura assicurativa. Non ha diritto a indennità, non ha tutela, e per di più si vede ridurre drasticamente il compenso. Si rischia il Covid senza alcuna tutela.

L’internalizzazione di questi finti volontari rappresenterebbe un’assunzione a tutti gli effetti in un sistema integrato con la gestione pubblica del sistema sanitario regionale calabrese. Significherebbe porre fine al lavoro nero e precario.
Già da un decennio si parla di internalizzare il 118 nelle le società partecipate delle Asl, ma nessuno l’ha fatto. In alcune Asl l’internalizzazione del 118 in mano alle onlus si sta avviando, nel senso che si sono attivate le relative procedure.

Quali saranno, quindi, le ricadute sul sistema di emergenza-urgenza, se non si stabilizzerà tutto il personale delle associazioni private / onlus? Senz’altro negative. Buona parte del sistema si regge, infatti, sulle convenzioni con associazioni di volontariato, che forniscono alle Asp, oltre ai mezzi mobili come le ambulanze, anche autisti soccorritori, soccorritori e, in alcune postazioni, anche infermieri.

I dirigenti della sanità calabrese dovrebbero intervenire rapidamente, consentendo l’assunzione diretta di tutto il personale attualmente impiegato nelle varie associazioni di volontariato. Chiediamo a gran voce un incontro il presidente/commissario alla Sanità, Occhiuto, per la discussione e la risoluzione definitiva di un sistema emergenza territoriale ormai al collasso.

Redazione Nurse Times

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