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Bioetica con la Nuova Carta degli operatori sanitari. L’agire professionale eticamente fondato

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Bioetica con la Nuova Carta degli operatori sanitari. L’agire professionale eticamente fondato 3
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Per la bioetica il 6 Febbraio scorso, è stato un giorno che sarà ricordato. Il Pontificio Consiglio degli operatori sanitari ha presentato la Carta degli operatori sanitari.

Si tratta di una revisione di quella che, per oltre 20 anni, è stato il vademecum teologico-morale in ambito clinico – assistenziale, il riferimento bioetico da seguire, per una “sana” pratica. In questa nuova edizione  sono state accolte  diverse richieste di “aggiornamento” ai nuovi tempi, ovvero di integrarsi alla cultura che si sta diffondendo di “laicità secolare”.

Ebbene il Magistero Cattolico ha compiuto passi da giganti, la Nuova Carta, con un testo dal linguaggio più semplice-accessibile e più attuale, che nella sua autorevolezza, mantiene sempre saldi i principi fondatori .

Il percorso della vita prevede della fasi (generare, vivere e morire) e sono proprio queste fasi a rappresentare gli ambiti di applicazione su cui il Magistero focalizza l’attenzione nella Nuova Carta.

Nell’ottica del panta rei, si può affermare che le innovazioni in medicina ed i progressi tecnico-scientifici rappresentano un qualcosa di temporaneo e che con il tempo si dimostrano mutevoli fino a divenire un giorno obsoleti. Ebbene quella che è definita laicità secolare potrebbe essere (e dico potrebbe) vittima di quello che è il clamore mediatico della novità scientifica in un epoca di fragilità morale. Il Magistero Cattolico però, nonostante in alcune epoche abbia dimostrato rigidità assoluta fino quasi a rappresentare un’imposizione della Chiesa sulle scelte inerenti la vita, oggi si sta dimostrando sempre più orientato a modellarsi alla cultura moderna (mantenendo saldi i principi, i dogmi ed i paradigmi fondanti).

Riconoscere la validità della Nuova Carta non significa necessariamente sposare la natura extrarazionale o fideistica ma vuol dire validare le motivazioni logico argomentative come tesi razionalmente motivabili.

La Bioetica Cattolica non è solo fideistica ma è basata su principi antropologici ed etici, razionali e filosofici. Non si tratta di una contrapposizione tra fede e ragione bensì di una interpretazione della realtà e degli orizzonti globali di senso.

La contrapposizione tra la bioetica cattolica ufficiale e bioetica laica secolare è incarnata nelle dottrine dell’indisponibilità e disponibilità della vita.

La bioetica laica definita da alcuni come “secolare” si ispira a principi tipici dell’umanesimo secolare, secondo la visione dei non credenti. La razionalità, la criticità e la libertà la fanno da padrona. Ma se è vero che, la prospettiva laica rifiuta ogni forma di deontologia assolutistica, di principi ed ideali assoluti allora le professioni sanitarie non possono essere di natura laica in senso estremo. Le professioni sanitarie rispondono ad una propria deontologia ed una morale finalizzata al benessere, alla tutela della salute e della prevenzione, nonchè della riabilitazione. Quindi i professionisti del mondo sanitario non possono arrogarsi il diritto di scegliere di compiere atti fondati unicamente sulla libertà individuale assoluta e su principi che potrebbero essere invalidati nel tempo.

Alcuni ambiti della vita (ripercorsi dal Magistero nella Nuova Carta) rappresentano situazioni di limite in cui la razionalità attuale non è in grado di stabilire quello che è giusto o meno in maniera assoluta. In tal senso, la bioetica cattolica preserva e custodisce la vita, ponendo un limite alla libertà moderna. Definire un limite non vuol dire imporre credenze o dogmi di fede ma, a mio avviso, vuol dire “Aspettiamo a compiere atti i cui effetti sulla vita in termini di liceità e bontà non sono ancora certi. Il tempo potrebbe dare risposte. Il futuro diventerà presente!”

La rivoluzione copernicana un tempo era  rifiutata dalla Chiesa eppure oggi la Chiesa crede che la Terra non sia al centro dell’Universo. Se oggi la Chiesa attraverso il Magistero discute con apertura verso questioni circa l’aborto, la diagnosi prenatale, la sperimentazione, il fine vita, l’accanimento terapeutico, il fine vita,… significa che la Bioetica Cattolica è aperta a rinegoziare quanto finora rifiutato purché alla luce di una razionalità assoluta e non instabile.

Oggi la Chiesa riconosce il congelamento del tessuto ovarico per preservare la fertilità della donna in caso di terapie oncologiche…

Non è un atto eutanasico sospendere la nutrizione artificiale se troppo gravose economicamente e senza alcun beneficio per il paziente…

È o no un cambiamento? …è o no un’apertura ponderata alla modernità?

Queste riflessioni non sono finalizzate a sostenere la bioetica del Magistero Cattolico e screditando la bioetica laica. Bisognerebbe riflettere sull’errata convinzione che la bioetica cattolica sia rigida ed obsoleta.

La stessa Chiesa riconosce il libero arbitrio.

La Nuova Carta degli operatori sanitari è “solo” un riferimento morale per un agire professionale eticamente fondato.

 

Maurizio Limitone

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