Nel corso di un confronto con i vertici di Omceo Bari il dg dell’Asl, Antonio Sanguedolce, ha chiarito che la tutela clinica dei pazienti in questa “area grigia” è sempre affidata ai medici.
Il direttore generale dell’Asl Bari, Antonio Sanguedolce, ha incontrato il presidente, il vicepresidente e il segretario di Omceo Bari, Filippo Anelli, Franco Lavalle e Giuseppe Dauria, per un confronto sull’area Covid a gestione infermieristica dell’ospedale San Paolo, come è stata definita, forse impropriamente, dagli organi di informazione.
In base alla Circolare regionale n. 183 del 19/01/2022, ricorda l’Omceo, non essendo il San Paolo un ospedale Covid, i pazienti ricoverati per altra patologia, positivizzati durante la degenza e asintomatici o paucisintomatici per il Covid possono essere trasferiti in aree a carattere multidisciplinare che possano garantire la sicurezza dei percorsi. I pazienti rimangono però in carico ai medici dell’unità operativa di ricovero. “Sanguedolce – riferisce inoltre l’Omceo – ha chiarito che non si tratta di un reparto, ma di un’area grigia, e che l’assistenza dei pazienti è sempre affidata ai medici, con il supporto degli infermieri”.
In questa area grigia l’assistenza è garantita da personale infermieristico e di supporto afferente dalle varie unità operative dell’ospedale, che volontariamente hanno assicurato la disponibilità a garantire la copertura dei turni h24. Fino alla dimissione la tutela clinica, al pari delle prescrizioni farmacologiche e di eventuali indagini diagnostico-strumentali, resta tuttavia a carico della dirigenza medica dell’unità operativa di provenienza, che assicura anche le visite mediche, come in qualsiasi reparto.
I pazienti rimangono in carico ai singoli reparti ospedalieri anche dal punto di vista legale e amministrativo, oltre che da quello clinico. Il loro trasferimento nell’area grigia consente solo un’ottimizzazione dell’assistenza e una maggior sicurezza per i pazienti non Covid dei diversi reparti. Si tratta, dunque, di una nuova modalità organizzativa, che consente ai malati assegnati a un determinato reparto che scoprono di essere positivi al Covid di essere seguiti dagli stessi medici specialisti e nello stesso ospedale, ma in un’area diversa dal reparto di appartenenza, attrezzata per ospitare i malati positivi.
“È utile continuare a sperimentare percorsi che prevedono, nel rispetto delle rispettive competenze, il pieno dispiegarsi delle reciproche professionalità in spirito di collaborazione”, ha dichiarato Sanguedolce.
“Siamo soddisfatti – ha commentato Anelli – dei chiarimenti che abbiamo ricevuto dal direttore generale, il quale ha fornito rassicurazioni ampiamente soddisfacenti circa i timori espressi da buona parte del mondo medico. Tali chiarimenti ci rassicurano sul fatto che i pazienti ricoverati all’ospedale San Paolo e divenuti positivi al Covid siano ben curati, grazie alla dedizione di medici e infermieri, in un’area che garantisce assistenza e sicurezza delle cure”.
Redazione Nurse Times
- “Allarme sanità: in 10 anni 100mila infermieri in meno. Chi ci curerà?”
- Concorso per infermieri a Bologna: posti a tempo indeterminato al Sant’Orsola e altre strutture sanitarie
- Policlinico Gemelli, Coina proclama sciopero di 24 ore dei dipendenti (20 novembre): “Gravi violazioni contrattuali e legislative”
- Asl Taranto: avviso pubblico per 79 posti da infermiere
- Asst Santi Paolo e Carlo di Milano: concorso per 10 posti da infermiere
Lascia un commento