Dopo essere stata radiata dall’ordine, arriva anche la condanna per diffamazione
Gli attacchi verbali contro gli infermieri, la gestione pandemica e la campagna vaccinale, sono costati caro a Barbara Balanzoni: “Ora che cani e porci sono laureati, non vale più una fava nemmeno un dottore”.
Barbara Balanzoni, già nota per toni estremamente violenti e aggressivi, è stata di recente radiata dall’ordine dei medici a seguito di una condanna per diffamazione nei confronti degli infermieri.
La Federazione Nazionale degli Ordini Professionali degli Infermieri (FNOPI) ha avviato il processo contro Balanzoni, concludendosi con una condanna da parte del tribunale romano e una multa di 3.000 euro. Questa sentenza rappresenta la giustizia che, dopo quattro anni di indagini e dibattimenti giudiziari, ha preso posizione contro il comportamento diffamatorio della Balanzoni.
Conosciuta tra gli addetti ai lavori come un’ “odiatrice seriale”, Balanzoni ha sistematicamente preso di mira gli infermieri con epiteti offensivi che vanno oltre la mera critica. Le sue parole hanno creato un clima di ostilità nei confronti di coloro che svolgono un ruolo cruciale nel sistema sanitario.
La FNOPI ha presentato querela nel luglio 2019 presso la procura di Roma, e ora, con la condanna definitiva, sembra che la giustizia abbia preso una posizione ferma contro il comportamento diffamatorio di Balanzoni. Tuttavia, nonostante la radiatura e la condanna, sembra che l’ex medico non abbia intenzione di fare marcia indietro.
Per la procura, la Balanzoni – come si legge nel capo d’imputazione – ha offeso gravemente l’onore e la reputazione degli infermieri. E lo avrebbe fatto attraverso commenti sul proprio profilo Facebook, dove avrebbe scritto frasi come “augurano alla gente di stare male così possono ficcare gli aghi” e “siamo circondati da ragazzini viziati che non hanno nemmeno capito in cosa consista il loro lavoro, ignoranti come capre”.
Barbara Balanzoni continua a manifestare la sua imperturbabilità sui social, commentando la sentenza con la dichiarazione: “Qualcuno mi dice dove sta la diffamazione?”
Questo atteggiamento solleva interrogativi sulla sua percezione della gravità dei suoi comportamenti e sulle possibili ripercussioni etiche e professionali che potrebbe affrontare nel futuro.
Il caso di Barbara Balanzoni, con la sua vicenda di odio e condanna, rimane un monito su come le parole, soprattutto quando proferite da figure professionali, possano avere conseguenze reali e portare a sanzioni giuridiche e sociali. La condanna rappresenta un chiaro segnale che i giudici non tollerano comportamenti diffamatori, soprattutto quando diretti verso coloro che lavorano per la salute pubblica.
Redazione Nurse Times
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