L’Istituto Tumori Cro nega la motivazione di natura razzista. Trizzino (M5S): “Frasi becere e retrograde”.
“Figurati se andiamo a prendere una da Palermo”. C’era scritto così in una mail di risposta arrivata per sbaglio (doveva trattarsi di una comunicazione interna) a Erminia Muscolino, laureata in Biologia di Ficarazzi (Palermo), che aveva fatto domanda per una borsa di studio all’Istituto Tumori Cro di Aviano (Pordenone). Lei è andata su tutte le furie e ha ritirato la candidatura, mentre l’Istituto si è difeso: “Nessuna discriminazione”.
Il caso ha fatto scalpore, anche in ambito politico.“Sono profondamente sconcertato per la notizia secondo cui una biologa palermitana avrebbe visto cestinare il suo curriculum dall’Istituto Tumori Cro di Aviano perché, appunto, palermitana. Dalle mail inviate per errore alla donna in cerca di lavoro emergerebbe una discriminazione delle più becere e retrograde, che getta un’ombra pesante sul funzionamento della sanità italiana”. Lo dichiara Giorgio Trizzino, deputato siciliano del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari sociali alla Camera.
“Le frasi contenute in quelle mail – prosegue Trizzino – sono gravissime e offensive, ma mi auguro che quanto ha già dichiarato l’Istituto in merito alla vicenda, escludendo categoricamente il fattore della provenienza geografica dai criteri di selezione del personale, corrisponda al vero. Quello friuliano, tra l’altro, è un centro pubblico, che riceve finanziamenti dallo Stato. Proprio nella Legge di Bilancio, da poco approvata, abbiamo destinato 5 milioni di euro agli Irccs (di cui l’Istituto Cro di Aviano fa parte) della rete oncologica. Sarebbe scandaloso se al suo interno lavorassero persone che fanno selezioni del personale con criteri indegni di un Paese evoluto”.
Conclude il deputato del Movimento 5 Stelle: “Questo episodio, a ogni modo, ci ricorda che tanto, soprattutto a livello culturale, c’è da fare in Italia. Nella sanità, come in tanti altri ambiti, deve vigere la regola inderogabile che sia sempre la competenza a prevalere nelle selezioni e non la provenienza geografica o il genere. Lo si deve ai cittadini, a cui sono destinate la ricerca e le cure, e alla dignità del nostro Paese”.
Redazione Nurse Times
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