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Fials: “Occorre superare le carenze di personale in sanità col Patto per la salute 2019-2021”

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Fials: "Occorre superare le carenze di personale in sanità col Patto per la salute 2019-2021"
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Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa del sindacato, contenente le dichiarazioni del segretario generale Giuseppe Carbone.

“Si assiste nelle diverse aziende sanitarie ad una mancanza critica e ad un vuoto spaventoso di personale delle professioni sanitarie, specie di infermieri, operatori socio sanitari, personale della riabilitazione e dello stesso personale amministrativo”. Così Giuseppe Carbone, segretario generale della Fials, nell’incontro con la Conferenza delle Regioni e Province autonome, al quale era presente il presidente del Comitato di settore Regioni-Sanità, Sergio Venturi (assessore alle Politiche per la salute della Regione Emilia Romagna).

“Un incontro fortemente positivo – ha dichiarato Carbone –, nel quale sono state illustrate le nostre richieste, già presentate ai diversi soggetti istituzionali, con riferimento ad alcune problematiche relative al personale del Ssn e che hanno trovato nel presidente Venturi un’attenzione e una sensibilità profonda, con la decisione di ritrovarsi a breve, subito dopo i primi incontri tra Conferenza delle Regioni e ministero della Salute sul nuovo Patto della salute 2019-2021”.

“Le prestazioni assistenziali – ha subito riferito Carbone a Venturi – vengono quotidianamente tamponate con soluzioni che non dovrebbero essere considerate lecite, come quella di non assumere personale, ma di utilizzare, per risparmiare  il lavoro straordinario, lo strumento delle pronte disponibilità, messo a disposizione da cooperative o col lavoro interinale. Cosa, questa, che non aiuta né la professionalità del singolo, stressato e sottopagato, né il professionista, numericamente insufficiente a erogare un’assistenza di qualità, né un’assistenza specializzata, che i professionisti potrebbero erogare, ma che le organizzazioni con scarso organico non riescono a riconoscere e valorizzare adeguatamente”.

E ancora: “La mancata rimozione del tetto di spesa per le assunzioni del personale del Ssn nella conversione in legge del dl Semplificazioni, le incertezze sulla crescita economica e le spinte sul regionalismo differenziato ci hanno spinti a chiedere un confronto con la Conferenza delle Regioni anche in vista del Patto per la Salute 2019-2021. Non ci bastano le dichiarazioni di impegno rilasciate dal ministro della Salute, Giulia Grillo, all’indomani della conversione della legge sulla Semplificazione (“Il Ssn ha bisogno di nuove assunzioni”), perché la domanda per servizi sanitari aumenterà moltissimo nei prossimi anni a causa del progressivo invecchiamento della popolazione. Di converso, il pensionamento con quota 100 di una grande parte di personale, per lo più di infermieristico, si stima intorno al 4% solo nel 2020 e metterà in ginocchio il nostro Sistema sanitario”.

Ha proseguito Carbone: “Necessita dare un forte impulso alle politiche del personale e a un patto per il lavoro in sanità, con l’apertura di un tavolo di confronto politico tre ministro della Salute, ministro Pubblica amministrazione, Regioni e sindacato per definire nell’immediato, nella conversione in legge del decreto legge “reddito di cittadinanza e quota 100” e nell’ambito del Patto per la salute 2019-2021, un patto per il lavoro in sanità che definisca due obiettivi imprescindibili: un turnover del personale al 100%, come nel comparto funzioni centrali, oltre alla necessità di ulteriori assunzioni straordinarie con la definizione degli standard del personale”.

“Siamo fortemente insoddisfatti – ha detto ancora Carbone – della recente Legge di Bilancio, che ha fissato in 114.439 milioni di euro il fabbisogno sanitario nazionale (Fsn) per l’anno in corso (senza un euro in più, nonostante i rinnovi contrattuali già definiti ed in atto) e messo nero su bianco un sospirato aumento di 3,5 miliardi per il prossimo biennio (+2 miliardi nel 2020 e +1,5 miliardi nel 2021), ed ulteriori 2 miliardi per edilizia sanitaria e ammodernamento tecnologico”.

NIENTE ancora per la politica di assunzioni di personale necessarie per riportare le condizioni di lavoro a uno stato umano e ridurre attraverso questa via, come il “Contratto di Governo” ha promesso, le liste di attesa.

NIENTE risorse vincolate per i rinnovi contrattuali.

NIENTE rimozione dei vincoli di spesa per sbloccare il turnover: respinti ultimamente nella conversione del dl Semplificazioni gli emendamenti che proponevano di modificare il tetto di spesa per il personale, fissato all’ammontare del 2004, diminuito dell’1,4%.

NIENTE per superare il blocco imposto dalla sciagurata Legge Madia alle risorse accessorie e pochissima cosa prevista dall’art. 11 della Legge Semplificazioni, comunque già definito nel contratto nazionale.

“Mentre il Governo elargisce a piene mani flat tax alle partite Iva – ha denunciato Carbone –, per il personale del Ssn non vi è alcuna attenzione, né impegni definiti. Anzi, vi sono sempre e di più politiche di inasprimento che vanno ad aumentare la distanza dai dipendenti del settore privato (vedesi liquidazione TFR/TFS, come il sistema pensionistico per quota 100, la detassazione della produttività di risultato).

Le risorse per la sanità previste dalla legge di bilancio sono subordinate alla stipula entro il 31 marzo 2019 di un’intesa Stato-Regioni sul Patto per la salute 2019-2021, che deve contemplare misure di programmazione e di miglioramento della qualità delle cure e dei servizi erogati e di efficientamento dei costi”.

I 350 milioni di fondi previsti per la riduzione dei tempi di attesa (150 per il 2019 e 100 per anno nel 2020 e nel 2021) non potranno essere utilizzati dalle Regioni per l’assunzione di personale.

“Ci troviamo a quasi due mesi dalla definizione del nuovo Patto per la salute 2019-2021 – ha attaccato Carbone –, mentre il Patto per la salute 2014-2016 è in larga misura rimasto volutamente disatteso, in specie l’art. 22 sulla determinazione degli standard del personale, come il superamento dell’1,4% sulla spesa del personale al 2004”.

Tanto più determinate sono le nostre preoccupazioni sulla forte carenza di personale, perché la Legge di Bilancio vincola il finanziamento 2020-2021:

  • solo alla sottoscrizione e non all’attuazione del nuovo Patto;
  • sia perché i € 3,5 miliardi di aumento del Fsn sono inevitabilmente legati ad ardite previsioni di crescita economica che iniziano impietosamente a vacillare.

“Da un lato – ha continuato Carbone – l’Istat ha già certificato che il Paese è in recessione, dall’altro il rapporto dell’Ufficio parlamentare di Bilancio ha lanciato l’allarme sulle clausole di salvaguardia, sottolineando che le politiche allocative implicano una perdita di terreno della sanità rispetto alla crescita del Pil nominale. In particolare, rispetto al tendenziale, la spesa sanitaria potrebbe ridursi di circa 170 milioni nel 2020 e di 1 miliardo nel 2021, e questo significherebbe, di certo e ancora una volta, nessun investimento sulle risorse umane nei vari Servizi sanitari regionali”.

Ma la nostra preoccupazione va ben oltre il finanziamento del Ssn, in vista anche dell’accelerazione sul regionalismo differenziato, che lascia emergere, nei tre pre-accordi in essere (Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna) ed ora anche Liguria, diverse richieste di autonomia superiore, anche di quelle a statuto speciale, come anche i contratti a livello regionale per i dipendenti della sanità previsti nell’articolato della Regione Veneto.

Non auspichiamo certamente azioni di lotta e di sciopero in sanità, che andrebbero sicuramente a ledere i diritti fondamentali di assistenza e di cura dei cittadini, ma certo non possiamo subire il vuoto spaventoso dei diversi Governi, come anche quello attuale, sulle politiche delle assunzioni di personale in sanità.

“Chiediamo – ha sottolineato Carbone – impegni più decisionisti e concreti della Conferenza delle Regioni nell’ambito del nuovo Patto della salute triennio 2019-2021 e l’avvio di un confronto in funzione delle esigenze di qualificazione e potenziamento degli organici delle aziende sanitarie, correlate alla piena erogazione dei livelli essenziali di assistenza, anche attraverso una la copertura del turnover al 100%. Nel nuovo Patto della salute, nel quale necessita investire sul potenziamento della sanità territoriale e per rilanciare questa idea forza, un ruolo determinate lo può e lo deve svolgere in particolare l’organizzazione distrettuale delle cure primarie, nella quale assume un ruolo primario l’assistenza territoriale garantita dalle professioni infermieristiche: dal ruolo del case manager infermieristico nella presa in carico di pazienti in condizioni croniche ad alta complessità o di non autosufficienza/disabilità e al profilo gestionale del personale infermieristico nel nuovo ospedale di comunità. Per questo, come Fials, riteniamo necessario l’istituzione dell’infermiere di famiglia”.

“Come rimane necessaria – rimarca Carbone – l’attivazione dei percorsi a livello di singola regione per il riconoscimento degli incarichi professionali ‘esperto’, previsti dal Ccnl 21.5.2018 nei confronti degli operatori del ruolo sanitario e del profilo dell’assistente sociale, a partire dall’individuazione dei percorsi regionali diretti al riconoscimento delle competenze avanzate necessarie per il conferimento degli incarichi di ‘professionista esperto’. Ciò anche attraverso soluzione omogenee tra le regioni, con le opportune forme di adattamento alle specificità regionali”.

“Necessita – sollecita Carbone – la convocazione urgente della Commissione paritetica prevista del Ccnl per l’avvio del percorso di organica revisione del sistema di classificazione del personale, con particolare riferimento all’area delle professioni socio-sanitarie (in attuazione di quanto previsto dall’art. 5 della Legge 3/2018), e proprio per l’operatore sociosanitario rende indispensabile che questo profilo abbia le giuste implementazioni di competenze, sviluppo professionale, rimodulazione della formazione nei contenuti e nelle modalità, prevedendo anche per esso l’attivazione di attività di educazione continua in medicina, in analogia a quanto previsto per le professioni sanitarie”.

“E ancora – ha concluso finalmente Carbone – l’istituzione presso l’Aran dell’osservatorio paritetico previsto dal Ccnl 21.5.2018, quale luogo di confronto, oltre che sui casi in cui le aziende procedono ad adottare in via provvisoria e unilaterale le decisioni nelle materia affidata alla contrattazione integrativa, nelle more della conclusione del processo negoziale, anche su temi contrattuali che assumano una rilevanza generale, anche al fine di prevenire il rischio di contenziosi generalizzati”.

Redazione Nurse Times

 

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