Almeno un 2% il sommerso. Colpite un milione di persone nel pieno dell’età lavorativa. La prima cura è un corretto stile di vita.
Si è svolto ieri, nell’aula “Pocchiari” dell’Istituto superiore di sanità, il convegno La malattia diabetica e le sue complicanze, organizzato con il patrocinio dell’Associazione dei Cavalieri Italiani del Sovrano Militare Ordine di Malta – ACISMOM e dell’ISS e con il contributo non condizionato di Mundipharma. Un’occasione per rimarcare l’importanza della multidisciplinarietà nell’approccio sul diabete e la necessità di sinergia tra pubblico e privato.
“L’approccio al diabete – ha affermato la dottoressa Anna Paola Santaroni, direttore generale Acismom – richiede una medicina centrata sulla persona, per la quale devono essere presi in carico, con un approccio multidimensionale, tutti i suoi bisogni di salute. Questo può avvenire se alla persona, e ai suoi familiari, viene offerto un percorso che sia costruito con completezza di professioni e discipline, in grado di affrontare tutti gli aspetti clinici e le ripercussioni sociosanitarie della malattia. È altresì indispensabile che l’integrazione con il medico di famiglia sia solida e ben strutturata, anche dal punto di vista digitale, per un pieno coinvolgimento del paziente”.
Mundipharma Pharmaceuticals ritiene fondamentale promuovere questi appuntamenti di alto livello scientifico nella propria strategia di conoscenza e nel rispetto della centralità del paziente. “La nostra realtà – ha commentato il dottor Christian Mazzi, direttore generale Mundipharma Pharmaceuticals – vanta un forte patrimonio in tutta Europa nella medicina generale e specialistica. Attraverso il nostro lavoro nel diabete rafforziamo ulteriormente il nostro impegno nel rendere disponibili medicinali innovativi che aggiungano valore reale ai pazienti e ai sistemi sanitari”.
DIABETE, NUMERI IN AUMENTO – I numeri del diabete sono in aumento in tutto il mondo e l’Italia non fa eccezione: in particolare, negli ultimi 10 anni la prevalenza del 4% nella popolazione generale è passata al 6%, limitata ai casi noti, ossia formulati dall’ISTAT e dallo studio ARNO. L’analisi ISTAT ha lasciato fuori coloro che non sono consapevoli della malattia o che non la considerano adeguatamente. Lo Studio ARNO, realizzato dalla Società Italiana di Diabetologia insieme a Cineca sulla base di dati amministrativi, ha individuato quante sono le persone che assumono farmaci per diabete, che hanno esenzioni per questa patologia o che sono state dimesse da un ospedale con (anche) questa diagnosi, superando così la percezione del paziente.
Sottolinea Andrea Giaccari, diabetologo, professore associato di Endocrinologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e Responsabile del Centro per le malattie endocrine e metaboliche della Fondazione Policlinico Agostino Gemelli IRCCS: “Resta tuttavia una quantità di sommerso preoccupante, stimabile attorno al 2% della popolazione di persone che hanno il diabete e non lo sanno. Questo è indirettamente confermato anche dal fatto che molte diagnosi vengono fatte per patologie apparentemente non correlate alla malattia diabetica, come coloro che presentano problemi inerenti alle patologie cardiache: il 25-30% delle persone che hanno un infarto scoprono di avere diabete. Oltre alle cure, bisogna dunque individuare coloro che ne sono affetti ma non ne sono consapevoli”.
TERAPIE E PREVENZIONE. L’IMPORTANZA DI UN CORRETTO STILE DI VITA – Secondo gli studi della Società Italiana di diabetologia, quasi il 65% delle persone con diabete si colloca nella fascia di età pari o superiore ai 65 anni. Circa un paziente su 5 ha età pari o superiore a 80 anni, circa il 2% ha età inferiore a 20 anni e circa il 35% dei soggetti è in età lavorativa (20-64 anni).
La prevalenza fra i 20 e i 49 anni è maggiore nelle femmine mentre fra i 50 e gli 80 anni è superiore nei maschi. La prevalenza complessiva è maggiore nei maschi. Questi dati confermano il fatto che il diabete affligge moltissimi anziani, ma sottolineano anche che moltissime persone con diabete (oltre 200 mila in questa casistica e oltre 1 milione su base nazionale) non sono anziani e sono nel pieno dell’età lavorativa.
Per ritardare la comparsa del diabete e per contrastarne la progressione, la terapia si basa su 4 pilastri fondamentali, di cui 3 non sono farmacologici. “Anzitutto l’alimentazione – spiega il professor Giaccari –, non intesa come dieta, ma come alimentazione sana, per raggiungere un peso forma e mantenerlo nel tempo. Il secondo pilastro è l’attività fisica, sempre più scarsa nella nostra società, intesa anche negli spostamenti quotidiani. Il terzo pilastro è l’educazione: sapere cosa sta succedendo, quali sono gli effetti delle conseguenze della malattia diabetica è fondamentale per tenere sotto controllo il proprio diabete e i relativi fattori di rischio. La terapia farmacologica è solo il quarto pilastro che regge il “tempio” della terapia del diabete”.
Oggi esistono molti farmaci per curarlo, ma tra questi, specie i più recenti, hanno costi elevati e gli enti regolatori li hanno resi prescrivibili sono dagli specialisti di diabetologia, peraltro in maniera complessa mediante appositi piani terapeutici. Evidenzia Giaccari: “La conseguenza è che l’Italia è fanalino di coda nell’uso di questi farmaci, non solo in Europa, ma anche rispetto a paesi di altri continenti che hanno un’assistenza sanitaria notevolmente inferiore alla nostra, poiché altrove sono prescrivibili anche da altri specialisti o dai medici di base. Alcuni di questi farmaci hanno anche il non trascurabile vantaggio di prevenire le malattie cardiovascolari”.
“La cura del diabete” aggiunge la Santaroni “si dovrà avvalere anche dei benefici della medicina di precisione che consentirà, sulla base dei dati epidemiologi, clinici e di studio genomico, di utilizzare le sempre più efficaci terapie farmacologiche in modo mirato, come già avviene negli Stati Uniti”.
IL RUOLO DI ACISMOM – L’Acismom è molto impegnata nella lotta al diabete. Opera sul territorio italiano per conto del Servizio Sanitario Nazionale, attraverso un Ospedale di Neuroriabilitazione e tredici strutture ambulatoriali territoriali polispecialsitiche, di cui dieci operano proprio in ambito diabetologico, con una utenza attiva di oltre 40.000 persone con diabete. I primi centri diabetologici di Acismom risalgono agli anni ’50 e da subito hanno proposto un percorso assistenziale multidisciplinare e multiprofessionale che fosse in grado di prendere in carico la persona con diabete nella totalità dei suoi bisogni di salute.
“Quella di Acismom in diabetologia è una presenza che unisce tradizione, radicazione nel territorio ed una costante ricerca dell’innovazione clinica e organizzativa, con il risultato di una forte fidelizzazione dei pazienti e di stretta collaborazione con la medicina generale”, conclude la Santaroni.
Redazione Nurse Times
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