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Assistenza infermieristica a paziente sottoposta ad intervento per carcinoma mammario

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“L’infermiere riconosce la salute come bene fondamentale della persona e interesse della collettività e si impegna a tutelarla con attività di prevenzione, cura, riabilitazione e palliazione”

Così come si evince dall’art. 6, l’infermiere per fornire tale tipo di assistenza all’utenza ha il dovere di effettuare educazione sanitaria ai fini della prevenzione.

Non solo il nostro codice deontologico lo prevede ma anche il nostro profilo professionale. Infatti, l’art. 1 del profilo professionale enuncia che “ L’assistenza infermieristica preventiva, curativa, palliativa e riabilitativa è di natura tecnica, relazionale, educativa.

Le principali funzioni sono la prevenzione delle malattie, l’assistenza dei malati e dei disabili di tutte le età e l’educazione sanitaria”.

L’educazione sanitaria, dunque, è un intervento formativo che tende a responsabilizzare i cittadini sui problemi della salute.

Per il raggiungimento di tale scopo è necessario fornire:

  • informazioni attinenti alla salute e fattori che la promuovono, nonché relative a malattie e mezzi per prevenirle e quindi curarle;
  • motivazioni nonché informare i cittadini sull’importanza di esami non invasivi che possono evitare degli eventi catastrofici nella vita di una persona;
  • servizi sanitari per poter mettere in pratica le scelte effettuate;
  • sostegno sociale cioè favorevole valutazione da parte della comunità su tutti i comportamenti sanitariamente vantaggiosi, importante affinché la persona interessata si senta incoraggiata a persistere nella condotta intrapresa, ovvero l’abbandono di atteggiamenti a rischio.

Molto importante il ruolo dell’educazione sanitaria nell’ambito della prevenzione dei tumori come il tumore mammario che stravolge la vita di molte donne e il ruolo educativo degli infermieri nell’ambito della prevenzione e dell’assistenza.

Il tumore della mammella è la malattia più frequente nel sesso femminile, colpendo una donna su dieci, e rappresenta il 25 per cento di tutti i tumori che colpiscono le donne.

È la prima causa di mortalità per tumore nel sesso femminile, con un tasso di mortalità del 17 per cento di tutti i decessi per causa oncologica.

Il tumore del seno è una malattia potenzialmente grave se non è individuata e curata per tempo. È dovuto alla moltiplicazione incontrollata di alcune cellule della ghiandola mammaria che si trasformano in cellule maligne.

Molte donne di età compresa tra i 30 e i 50 anni mostrano segni di displasia mammaria, un’alterazione benigna dei tessuti del seno che non ha nulla a che vedere col tumore ma che può suscitare qualche preoccupazione al momento della diagnosi. Esistono diverse forme di displasia:
– nella displasia fibrocistica a piccole cisti, più frequente tra i 30 e i 40 anni, sono presenti cisti piccole, ripiene di liquido, più evidenti durante il periodo premestruale. Può essere presente dolore.

– nella displasia a grosse cisti, più frequente nelle donne tra i 40 e i 50 anni, si osserva la presenza di una o più grandi cisti, di forma rotondeggiante, a contenuto liquido.

Il tumore benigno più frequente è, invece, il fibroadenoma che compare soprattutto tra i 25 e i 30 anni. Si presenta come un singolo nodulo, duro e molto mobile, generalmente doloroso.

I sintomi che accompagnano le displasie e i fibroadenomi sono il senso di tensione al seno, dolore della mammella e comparsa di noduli che la donna può avvertire con la mano.

In genere le forme iniziali di tumore del seno non provocano dolore. Uno studio effettuato su quasi mille donne con dolore al seno ha dimostrato che solo lo 0,4 per cento di esse aveva una lesione maligna, mentre nel 12,3 per cento erano presenti lesioni benigne (come le cisti) e nel resto dei casi non vi era alcuna lesione. Il dolore era provocato solo dalle naturali variazioni degli ormoni durante il ciclo.

Da cercare, invece, sono gli eventuali noduli palpabili o addirittura visibili. La metà dei casi di tumore del seno si presenta nel quadrante superiore esterno della mammella.

Importante segnalare al medico anche alterazioni del capezzolo (in fuori o in dentro), perdite da un capezzolo solo (se la perdita è bilaterale il più delle volte la causa è ormonale), cambiamenti della pelle (aspetto a buccia d’arancia localizzato) o della forma del seno.

La maggior parte dei tumori del seno, però, non dà segno di sé e si vede solo con la mammografia (nella donna giovane, tra i 30 e i 45 anni, con l’aiuto anche dell’ecografia). Ecco riportati di seguito consigli utili ai fini della prevenzione del carcinoma della mammella.

 

Quasi tutte le donne con un tumore del seno, indipendentemente dallo stadio, subiscono un intervento chirurgico per rimuovere i tessuti malati.

Nei casi in cui ciò è possibile si ricorre alla chirurgia conservativa, cioè si salva il seno, ma si asporta tutta la parte in cui si trova la lesione. Questa tecnica è chiamata anche quadrantectomia perché in genere si toglie un quadrante di seno, e deve essere seguita da una radioterapia per maggiore sicurezza.

Durante l’intervento il chirurgo può anche procedere ad asportare i linfonodi dell’ascella.

Forme più avanzate di cancro vengono trattate con l’asportazione dell’intero seno, secondo una tecnica chiamata mastectomia radicale modificata sec. Patey, che prevede l’asportazione della ghiandola, dei linfonodi sotto l’ascella, di parte o di tutto il muscolo pettorale e spesso anche della pelle sovrastante

Sia con la chirurgia conservativa e sia nel caso di mastectomia è possibile procedere alla ricostruzione del seno: se la donna deve sottoporsi a radioterapia si tende ad aspettare la fine di questa cura, che può interferire con la cicatrizzazione, altrimenti si procede alla plastica del seno nel corso dell’intervento stesso.

 

PIANO DI ASSISTENZA INFERMIERISTICA ALLA DONNA SOTTOPOSTA A MASTECTOMIA O QUADRANTECTOMIA

 

Accertamento mirato alla diagnosi iniziale

  • I livelli di comprensione e i bisogni di apprendimento
  • Le conoscenze e le esperienze passate relative al cancro
  • Lo stato emotivo attuale
  • Lo stile di vita e le strategie di coping
  • Concetto di sé della donna e delle persone di riferimento
  • Modello di presa delle decisioni
  • Comportamento di risposta ad agenti stressanti
  • Presenza di una rete di supporto disponibile
  • Modalità di relazioni familiari

 

Accertamento mirato nel preoperatorio

  • Natura delle preoccupazioni e delle paure
  • Conoscenze sull’intervento, pregiudizi, conoscenze di esperienze pregresse di altre persone
  • Livello di ansia: lieve, moderata, grave
  • Risorse disponibili

 

Accertamento mirato nel postoperatorio

  • Movimenti del braccio e della spalla del lato interessato
  • Dolore

 

Criteri di valutazione alla dimissione

La donna/le persone di riferimento nella convalescenza e per il follow-up saranno in grado di:

–       Riferire segni e sintomi che necessitano di immediato intervento medico/infermieristico

–       Mostrare intenzione di condividere sentimenti e preoccupazioni con persone di riferimento

–       Descrivere segni precoci di possibile disfunzione familiare

–       Illustrare le precauzioni da prendere nei confronti della mano e del braccio

–       Eseguire esercizi con la mano ed il braccio

–       Spiegare le cure e gli interventi da eseguire a domicilio

–       Esprimere l’intenzione di frequentare gruppi di auto aiuto.

 

Diagnosi infermieristiche

  1. Ansia correlata a:

–       Minaccia percepita alla propria integrità biologica, secondaria all’incertezza rispetto agli esiti e alla possibilità di guarigione

–       Insufficienti conoscenze sul cancro e i trattamenti

2. Rischio del disturbo del concetto di sé correlato al cambiamento dello stile di vita, nelle responsabilità del ruolo e nell’aspetto, secondari a diagnosi di cancro e alle conseguenze all’intervento

  1. Rischio di alterazione dei processi familiari correlata a:

–       Impatto del cancro sulla famiglia

–       Modificazioni fisiche conseguenti al trattamento

–       Modificazioni emozionali di tutti i familiari

–       Mancanza di risorse psico-sociali della famiglia

–       Cambiamento nello stile di vita, nei ruoli familiari, nelle decisioni da prendere.

4. Conflitto decisionale correlato alla scelta sulle modalità di trattamento, al percorso diagnostico-terapeutico, alle alternative possibili.

  1. Lutto correlato a:

–       Mancanza o inadeguatezza delle risorse psicologiche per affrontare la perdita potenziale dell’organo, di una funzione corporea, di un’attrattiva sessuale.

–       Agli esiti percepiti per diagnosi di cancro sul proprio stile di vita.

6. Rischio di sofferenza spirituale correlata alla paura di morire, alla domanda di significato, all’elaborazione della morte

 

Obiettivi

La donna:

  • Esprimerà i significati per la sua vita e le paure associate alla diagnosi, ai trattamenti, ai possibili esiti sul futuro della diagnosi
  • Esprimerà e condividerà le preoccupazioni relative alla diagnosi di cancro, ai cambiamenti che percepisce imminenti

La donna e la famiglia/il partner/le persone significative o di riferimento:

  • Esprimeranno i propri sentimenti e le proprie percezioni rispetto alla diagnosi e agli esiti che questa potrà avere sulle relazioni e stile di vita della famiglia e della donna colpita
  • Descriveranno le risorse che ritengono necessarie e quelle esistenti
  • Sapranno spiegare le scelte fatte

 

Criteri di risultato

La donna:

–       Esprime una scelta di trattamento fornendo le motivazioni e spiegandone gli effetti

–       Parla della malattia

–       Esegue regolarmente i trattamenti

–       Sa illustrare le precauzioni da prendere nei confronti della mano e del braccio

–       Sa eseguire esercizi con la mano ed il braccio

–       Sa spiegare le cure e gli interventi da eseguire a domicilio

–       Esprime l’intenzione di frequentare gruppi di auto aiuto

–       Sa descrivere segni precoci di possibile disfunzione familiare

 

Prestazioni assistenziali possibili

  1. Far esprimere ed esplorare alla donna e familiari i sentimenti coinvolti (rabbia dolore, ansia, colpa ecc) assicurando un ambiente idoneo
  2. Facilitare la discussione e il confronto sulla parola cancro, sulle esperienze conosciute, e sulle modalità con cui sono state affrontate, sulle possibili cure, sulla prognosi, e su tutto ciò che può ruotare intorno
  3. Spiegare il percorso diagnostico-terapeutico
  4. Contattare spesso la donna e trasmettere sempre un senso di speranza
  5. Consigliare e promuovere l’attività fisica e l’esercizio
  6. Programmare le attività stabilendo le priorità chiedendo assistenza per quelle di minor valore/più faticose
  7. Assistere nell’igiene e nel pettinarsi e curarsi, se necessario
  8. Discutere con i familiari le modalità per offrire sostegno alla persone
  9. Trasmettere comprensione della situazione e del suo impatto sulla famiglia
  10. Richiedere/inviare la persona con difficoltà di adattamento a consulenza specialistica
  11. Facilitare/promuovere la collaborazione di amici e parenti.
  12. Facilitare da parte della persona l’assunzione di una scelta autonoma e consapevole

RAGGRUPPAMENTO DIAGNOSTICO PERIODO PRE-OPERATORIO

Diagnosi infermieristiche:

  • Di ansia correlata a:

–       Minaccia reale all’integrità psicofisica secondaria a mastectomia

–       Insufficiente conoscenza delle procedure pre, intra, post operatorie

–       Minaccia percepita della variazione del ruolo che la persona investe all’interno della famiglia e della società.

  • Problemi collaborativi:

–       Compromissione neurovascolare

–       Emorragia

–       Infezione

  • Rischio di compromissione della mobilità fisica della spalla o del braccio, correlato al linfedema, secondario all’intervento, al danno nervoso/muscolare e al dolore
  • Rischio di disturbo del concetto di sé correlato alla percezione degli effetti negativi della perdita del seno sulla funzione sessuale e sul proprio aspetto fisico
  • Lutto correlato alla mancanza o inadeguatezza delle risorse psicologiche per affrontare la perdita del seno e le modificazioni nell’aspetto fisico
  • Rischio di gestione inefficace del regime terapeutico correlato all’insufficiente conoscenza della cura della ferita, degli esercizi, della protesi mammaria, dei segni e sintomi di complicanze, delle precauzioni relative alla mano/al braccio e dei controlli

OBIETTIVI

L’infermiere gestirà e minimizzerà le complicanze vascolari e infettive. Alcuni esempi sono quelli riportati di seguito:

 

Immagine n. 1
Immagine n. 2
immagine n. 3

La prima immagine mostra una cicatrice retratta, la seconda immagine mostra una flessione attiva massima delle spalle, la terza immagine mostra un caso di linfedema postmastectomia.

  • La donna:

–       Esprimerà un livello di ansia accettabile

–       Elaborerà il lutto

–       Riuscirà a muovere l’arto interessato dal linfedema

–       Gestirà il regime terapeutico prescritto

CRITERI DI RISULTATO

–       Esprime le proprie preoccupazioni relative all’intervento e agli esiti

–       Descrive le procedure pre e postoperatorie, i tempi e il decorso postoperatorio

–       Elenca e spiega gli interventi da realizzare per la riduzione dell’edema

–       Esegue gli esercizi

–       Mostra di aver recuperato la mobilità nell’arto interessato

–       Esprime i propri sentimenti, le preoccupazioni e le attese relative alla malattia e al trattamento

–       Mostra una riduzione dell’edema all’arto interessato

 

Assistenza infermieristica durante il periodo di degenza.

 

Gestione del drenaggio e medicazione.

Cambiare la medicazione presente sul sito di incisione valutando le caratteristiche della ferita chirurgica e gestire il drenaggio. È importante facilitare la guarigione rimuovendo le secrezioni drenate dall’area di incisione quando si forma il tessuto di granulazione.

Valutazione della ferita chirurgica: accertarsi che la ferita coperta dalla relativa medicazione si presenti asciutta, pulita  e intatta. Quindi di una ferita chirurgica valutare come appare, dunque ispezionare il colore della ferita, l’area circostante e la vicinanza di bordi; annottare la dimensione e la localizzazione di qualsiasi deiscenza se presente; valutare le secrezioni osservando la collocazione, il colore, la consistenza, l’odore ed il grado di saturazione della medicazione, annotare il numero di garze sporche o il diametro della secrezione sulla garza; verificare la presenza di tumefazione considerando che un moderato gonfiore delle prime fasi di guarigione può essere normale; valutare il dolore che può essere un dolore post-operatorio severo o moderato per 3-5 giorni; un dolore severo persistente o improvviso può indicare emorragia interna o infezione. Ispezionare il posizionamento e la fissità dei drenaggi, la quantità, le caratteristiche e il corretto funzionamento dell’apparecchio di aspirazione.

Prima di sostituire una medicazione valutare eventuali prescrizioni specifiche riguardanti la ferita o la medicazione.

  1. Far assumere alla paziente una posizione comoda che consenta di scoprire solo la ferita in quanto scoprire troppo la persona può risultare stressante sia fisicamente sia psicologicamente per l’assistita.
  2. Ripiegare il bordo superiore del sacchetto di raccolta per l’eliminazione della medicazione sporca e posizionarlo nelle vicinanze (eventualmente può essere fissato con del cerotto sul letto o al lato della paziente.

Ripiegando il bordo del sacchetto di raccolta si favorisce lo smaltimento della medicazione sporca e si previene la contaminazione microbica del sito e posizionarlo vicino evita che l’infermiere passi sul campo sterile e sulla ferita con rischio di contaminazione.

  1. Spiegare alla paziente cosa si sta facendo, perché e come può collaborare.
  2. Lavarsi le mani e osservare le procedure per il controllo delle infezioni.
  3. Rimuovere la medicazione tenendo la cute tesa e tirandolo fermamente. Cercare di sollevare la medicazione in modo che la parte inferiore non sia visibile al paziente, in quanto il suo aspetto può a primo impatto risultare spiacevole per la paziente.
  4. Posizionare la medicazione sporca nel sacchetto di raccolta per le motivazioni citate al punto 2.
  5. Rimuovere i guanti ed eliminarli nel sacchetto di raccolta, lavarsi le mani.
  6. Preparare il materiale sterile: aprire il set di medicazione sterile utilizzando una tecnica chirurgica asettica, aprire la soluzione detergente sterile versandola sulle garze e indossare guanti sterili.
  7. Procedere con la medicazione della ferita chirurgica utilizzando la mano guantata o le pinze anatomiche con le garze inumidite di soluzione disinfettante.

N.B. se si utilizzano le pinze anatomiche tenere sempre le punte in basso in quanto previene la contaminazione tramite il liquido che potrebbe scorrere dalle punte fino al polso dell’infermiere e tornare nuovamente alle punte.

10. usare un tampone nuovo per ogni passaggio di disinfezione della ferita che avverrà con movimenti circolare dall’interno verso l’esterno ed eliminarlo dopo ogni singolo passaggio, ciò previene l’introduzione di microrganismi nelle altre zone della ferita.

11. detergere successivamente il drenaggio facendo attenzione a non toccare l’area dell’incisione già disinfettata.

  • Controllare la qualità del liquido drenato in quanto il liquido drenato potrebbe essere:

–       Sieroso: acquoso, chiaro

–       Purulento: denso per la presenza di muco

–       Ematico: rosso scuro depone per il sanguinamento di vecchia data, rosso brillante per un recente sanguinamento

–       Siero – ematico: secrezione chiara e tinta di rosso

–       Emopurulento: pus e sangue

  • Controllare la quantità di liquido drenato per accorgersi precocemente dell’eventuale instaurarsi di un’emorragia
  • Mantenere la pervietà del drenaggio controllando le cause di ostruzione, ad esempio coaguli di sangue, schiacciamento del peso del paziente, ecc…
  • Controllare che i vari raccordi siano chiusi
  • Medicare il sito di inserzione del drenaggio controllando i punti di sutura nel sito di inserzione del drenaggio
  • Posizionare il dispositivo Hemovac o Jackson – Pratt sul telo impermeabile, clampare il tubo di drenaggio o chiudere il morsetto, aprire il tappo dell’unità di drenaggio, capovolgere l’unità e svuotarla nel contenitore di raccolta valutando il materiale drenato per quantità, colore, chiarezza, odore. Successivamente ripristinare l’aspirazione.

 

Dispositivo Hemovac: posizionare il dispositivo su una superficie solida, piatta, con l’entrata aperta; posizionare il palmo della mano sull’unità e comprimere insieme la parte superiore e inferiore; mentre si tengono unite le parti superiori e inferiori pulire l’apertura con il tampone imbevuto di disinfettante; avvitare il tappo di drenaggio prima di rilasciare la pressione delle mani in quanto questo ripristina l’aspirazione per il funzionamento di sistema di drenaggio chiuso.

 

 

 

 

 

 

 

Dispositivo Jackson – Pratt: comprimere il bulbo con l’entrata aperta; mentre si effettua una stretta compressione del bulbo detergere le vie di uscita; riposizionare il tappo in quanto questo ripristina l’aspirazione per il funzionamento di sistema di drenaggio chiuso.

Assicurarsi che l’unità rimanga sotto il livello della ferita in quanto ciò facilita il drenaggio.

 

 

 

 

 

12. supportare e mantenere il drenaggio dritto mentre si pulisce l’area. Pulirlo tutte le volte che si rende necessario per eliminare eventuali residui.

13. asciugare la cute circostante con le garze asciutte come necessario.

14. applicare la medicazione sul sito del drenaggio e dell’incisione: posizionare una garza sterile intorno al drenaggio e fissarla con il cerotto.

15. rimuovere tutto il materiale, rimuovere i guanti sporchi e documentare tutte le informazioni sulla cartella infermieristica.

Rimozione drenaggio

  1. Anche per la rimozione del drenaggio si provvede a garantire sempre la privacy della paziente, scoprire solo l’area interessata, informare e spiegare alla paziente cosa si sta facendo.
  2. Rimuovere la medicazione sporca con guanti non sterili, gettarla nel contenitore dei rifiuti speciali insieme ai guanti
  3. Indossare guanti sterili e disinfettare il punto di inserzione del drenaggio
  4. Tagliare e rimuovere il filo di sutura che fissa il drenaggio
  5. Sfilare rapidamente il tubo chiedendo alla paziente di are un respiro profondo
  6. Disinfettare ed eseguire una medicazione asciutta con garze e cerotti
  7. Smaltire i rifiuti, togliere i guanti, lavarsi le mani e documentare la procedura nella cartella infermieristica.

Esercizi post intervento chirurgico

In seguito all’intervento chirurgico per l’asportazione del tumore, possono insorgere alcuni problemi, che si possono presentare nei giorni appena successivi all’operazione oppure a distanza di tempo (anche anni).

Subito dopo l’intervento la paziente potrebbe avvertire:

  1. Sensazione di intorpidimento del braccio: è dovuta all’edema (gonfiore) post-operatorio e alla lesione di un nervo che passa nel cavo ascellare. Durante l’intervento sono stati eliminati i linfonodi dell’ascella e durante la loro asportazione può esserci stata la lesione di questo nervo.
  2. Ipomobilità dell’arto superiore
    1. Linfedema post-operatorio: è un gonfiore del braccio e/o del torace (vicino alla mammella operata). Con l’intervento sono stati asportati i linfonodi del cavo ascellare: questi sono delle piccole ghiandole che raccolgono il liquido (LINFA) che si forma normalmente nel tessuto del braccio e della mammella. Non essendoci più queste ghiandole, il liquido deve essere portato in altri linfonodi: la circolazione linfatica non si abitua subito a questa nuova situazione; il liquido rimane quindi nel braccio: da qui nasce il gonfiore. Per cercare di evitare questo problema è bene che per 20 minuti per 2 volte al giorno, sia durante il ricovero e in seguito a domicilio, mantenere il braccio in determinate posizioni, cioè a letto appoggiare il braccio su un cuscino piegato, in modo che la mano sia più in alto della spalla; oppure da seduta appoggiare il braccio su un cuscino piegato messo sul tavolo.

ESERCIZI CONSIGLIATI

Non occupano più di mezz’ora al giorno, ma sono molto importanti!!! Si è notato infatti che l’insorgenza di questi problemi si ha spesso a distanza di tempo, in molti casi a causa dell’inosservanza dei consigli e dell’incostanza nell’esecuzione degli esercizi rieducativi.

DA SEDUTA: tronco e capo allineati:

Es. 1: piega il collo verso il basso, avvicinando il mento al petto;

Es. 2: piega il collo all’indietro, gli occhi guardano il soffitto;

Es. 3: inclina la testa a destra, lentamente;

Es. 4: inclina la testa a sinistra, lentamente;

Es. 5: ruota il capo verso destra;

Es. 6: ruota il capo verso sinistra;

SEDUTA, spalle rilassate, braccia lungo i fianchi, da questa posizione:

Es. 7: alza le spalle, portandole vicino alle orecchie (10 volte);

IN PIEDI:

Es. 8: di fronte al muro, appoggia le mani sulla parete, fai strisciare le mani lungo il muro, raddrizzando le braccia e avvicinando il corpo alla parete; tieni la posizione 20 secondi (ripeti 3 volte);

Es. 9: porta le braccia avanti all’altezza del bacino e incrocia le dita, allungando bene gli arti, da questa posizione, porta entrambe le braccia verso l’alto, allungandoti bene, senza inarcare la schiena.

Es. 10: mettiti di lato vicino al muro, con la mano appoggiata contro di esso, in modo che il braccio sia dritto: sposta in avanti il corpo, la mano rimane fissa, sentirai allungarsi i muscoli interni del braccio, fino al seno; prima, con la mano all’altezza della spalla, tieni la posizione per 20 secondi (ripeti 3 volte);

Es. 11: ora con la mano più in alto della spalla, tieni la posizione per 20 secondi (ripeti 3 volte);

Es. 12: in piedi o seduta, porta le mani dietro la testa e apri r chiudi i gomiti: i movimenti vanno eseguiti fino alla massima apertura e alla massima chiusura (10 volte);

Es. 13: seduta su uno sgabello o in piedi con le ginocchia leggermente piegate, porta le mani dietro la schiena e cerca di spingerle verso l’alto, come per allacciarti il reggiseno (10 volte);

Es. 14: incrocia le mani a livello delle scapole, tieni la posizione 20 secondi, ripeti 3 volte;

Es. 15: mani appoggiate alle spalle, esegui delle circonduzioni, come se dovessi disegnare dei cerchi con i gomiti (10 volte ruotando in avanti, 10 volte ruotando indietro);

Es. 16: in piedi, braccia in fuori all’altezza delle spalle, esegui delle circonduzioni, come se dovessi disegnare dei cerchi con la punta delle dita: prima cerchi piccoli e veloci (esegui il movimento per 10 secondi ripetendo 5 volte per ogni senso, avanti e indietro); poi cerchi ampi ed eseguiti lentamente (10 volte in avanti, 10 volte indietro);

Es. 17: seduta, gomiti piegati, spingi con forza un palmo della mano contro l’altro (10 volte, tenendo la posizione per qualche secondo);

Es. 18: seduta, braccia lungo i fianchi, apri e chiudi con forza le mani (tieni il pugno 20 secondi, ripeti per 5 volte).

Inoltre per diminuire il rischio di infezione e gonfiore all’arto superiore:

Evitare i lavori pesanti, come stirare (in questo caso anche il calore è dannoso) o lavare i vetri;

Svolgere i lavori domestici meno impegnativi;

Attenzione alle scottature durante i lavori domestici;

Evitare di sollevare pesi con il braccio del lato operato (borse, bambini);

Non portare borse o borsette al gomito del lato operato;

Durante i lavori di giardinaggio utilizzare i guanti da lavoro e fare attenzione a non graffiarsi;

Non usare lamette o creme per depilarsi l’ascella, ma un rasoio elettrico;

Non fare bagni troppo caldi e le saune;

Evitare i raggi solari diretti, coprirsi con una maglietta o un foulard l’arto interessato;

Non rilevare la pressione sull’arto del lato operato; allo stesso modo evita le iniezioni e i prelievi;

Non portare anelli, bracciali o indumenti troppo stretti;

E’ consigliato portare reggiseni con spalline larghe, che non provochino compressione sulla spalla;

Per l’igiene della cute del braccio usare saponi neutri ed eventualmente un olio protettivo per pelli delicate.

BIBLIOGRAFIA

 

  • Carmine Clemente, La SALUTE TRA ASSETTI SOCIALI E ORGANIZZAZIONI SANITARIE, Franco Angeli, 2010.
  • LA DIRIGENZA INFERMIERISTICA, C. Calamandrei – C. Orlandi, III edizione, McGraw-Hill Companies, Milano, 2009.
  • PROFILO PROFESSIONALE DELL’INFERMIERE, Decreto 14 settembre 1994, n. 739.
  • CODICE DEONTOLOGICO DELL’INFERMIERE, del 10 gennaio 2009.
  • LE ATTIVITA’ DI PREVENZIONE. RAPPORTO PREVENZIONE 2011, Il mulino, COLLANA: management, economia e politica sanitaria.
  • INFORMAZIONE, CONSENSO E RESPONSABILITA’ SANITARIA, Toscano Giovanni,2006, Giuffrè.
  • EDUCAZIONE SANITARIA. UNA CULTURA IN EVOLUZIONE, Loiero Vincenzo, 2009, Nuova Cultura.

SITOGRAFIA

  • https://www.aslal.it                                                                                                                                 ultimo accesso 05/07/2014
  • https://www.ccm-network.it                                                                                                                    ultimo accesso 10/07/2014
  • https://www.salute.gov.it                                                                                                                        ultimo accesso 10/07/2014
  • https://www.cmsa.org (Case Management Society of America)                                                          ultimo accesso 10/07/2014
  • https://www.eusoma.org (European Society of Mastology)                                                                ultimo accesso 05/07/2014
  • https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmedhealth/PMH0032825/                                                              ultimo accesso 05/07/2014

Locantore Altomare

Stolfa Paola Nunzia

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