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Antibiotico-resistenza: da Bari la rivoluzione della diagnosi rapida per limitare le infezioni in ospedale

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Ogni anno circa 200mila persone in Italia sono colpite da infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici. Solo il 5% dei pazienti ospedalizzati con infezioni respiratorie, però, riceve una diagnosi corretta attraverso un esame di laboratorio che identifichi il patogeno responsabile, con conseguente confusione tra infezioni virali e batteriche. Da Bari parte il rilancio della rete nazionale per potenziare la diagnostica microbiologica, con l’obiettivo di frenare un’emergenza sanitaria globale che costa vite, allunga le degenze e aumenta i costi per il sistema sanitario.

LA PUGLIA IN PRIMA LINEA NELLA LOTTA ALL’AMR

A un anno dal G7 Salute, di cui una tappa si tenne proprio nel capoluogo pugliese, la Puglia si conferma in prima linea nella lotta all’antibiotico-resistenza, un’emergenza che necessita di maggiore consapevolezza da parte di tutti gli attori coinvolti. Lo scambio di esperienze tra clinici, società scientifiche, associazioni di cittadini e pazienti, mondo dell’impresa per migliorare i servizi deve trovare una traduzione sul campo con campagne di consapevolezza e opportunità di formazione e informazione indirizzate a categorie precise come medici di famiglia e odontoiatri, tra i maggiori prescrittori di antibiotici.

UNA RETE NAZIONALE PER LA DIAGNOSI PRECOCE

L’emergenza dell’antimicrobico-resistenza ha stimolato un appello per attribuire un ruolo più rilevante alla diagnostica microbiologica. Il convegno “Una rete per la lotta alle antimicrobico-resistenze” si è tenuto a Bari nell’ambito del Forum Mediterraneo in Sanità 2025, che ha ospitato una sessione della campagna “Diagnostica e Prevenzione”, organizzata con il supporto dell’Associazione Microbiologi Clinici Italiani (AMCLI), Cittadinanzattiva, Diasorin, Federchimica Assobiotec. Il ciclo di incontri affronta anche temi come le infezioni materno fetali e sulla tubercolosi latente.

IL LABORATORIO DI MICROBIOLOGIA COME BASE PER L’INFECTION CONTROL

L’approccio a un problema così ampio e complesso deve partire da una stretta sorveglianza della diffusione dei batteri resistenti nelle strutture sanitarie (infection control). Il punto nevralgico di questa strategia risiede nel laboratorio di microbiologia, dove si analizzano i casi e si identificano gli agenti patogeni. Con questi dati si possono definire una diagnosi, percorso terapeutico per il paziente e protocolli di contenimento adeguati alla struttura sanitaria.

Fabio Arena

“La microbiologia clinica è il punto di partenza per ogni percorso diagnostico e terapeutico – sottolinea Fabio Arena, delegato AMCLI Puglia-Basilicata e professore associato di Microbiologia all’l’Università di Foggia –. I microbiologi sorvegliano la circolazione dei patogeni multiresistenti, elaborano report epidemiologici per protocolli terapeutici, supportano l’infection control prevenendo focolai intraospedalieri. Senza dati attendibili e rapidi dal laboratorio, non è possibile implementare misure di contenimento né ottimizzare l’impiego di antibiotici di seconda e terza linea. È necessario, dunque, che vi sia un numero sufficiente di microbiologi, i quali devono essere adeguatamente formati e con una dotazione tecnologica al passo coi tempi, mentre spesso sono dislocati al di fuori del laboratorio di microbiologia clinica”.

I PROGRESSI DELLA DIAGNOSTICA MICROBIOLOGICA: UNA DIAGNOSI IN 15 MINUTI

Il ruolo strategico della diagnostica microbiologica è tanto più rilevante in virtù degli strumenti all’avanguardia a disposizione, che consentono diagnosi efficaci e in tempi molto rapidi, anche pochi minuti. La necessità di usufruire di queste opportunità è poi imposta dall’asimmetria tra il solo 5% delle diagnosi eziologiche effettuate nei pazienti ospedalizzati e i numerosi trattamenti antibiotici somministrati, talvolta anche per infezioni di origine virale.

Giorgio Ghignoni

“Le opportunità diagnostiche vanno dalla diagnostica molecolare per l’identificazione diretta di patogeni alla diagnostica immunologica, dove si identificano anche quei biomarcatori dell’ospite coinvolti nella risposta individuale all’ infezione: la valutazione di questi risultati guida verso una prescrizione più appropriata – spiega Giorgio Ghignoni, direttore scientifico Diasorin –. Queste tecnologie permettono di distinguere tra infezioni batteriche e virali in soli 15 minuti, sostenendola diagnostica di prossimità, e offrendo quindi soluzioni che vanno dai presidi di pronto soccorso fino a strutture come le Rsa. Si configura una sorta di avamposto che, sotto il controllo del laboratorio centrale, permette in ogni contesto in tempo reale ai medici di avere le informazioni per prendere una corretta decisione”.

LA SITUAZIONE IN PUGLIA

Il numero di microbiologi attivi in Puglia è attualmente adeguato e la presenza di due scuole di specializzazione in microbiologia clinica, a Bari e Foggia, garantisce un potenziale ricambio generazionale. La criticità principale riguarda invece la distribuzione delle Unità Operative Complesse (UOC) di microbiologia: nonostante il DM 70 preveda un laboratorio ogni 600mila–1,2 milioni di abitanti, attualmente è attivo solo il laboratorio di Bari, a fronte di una popolazione regionale di circa 3,8 milioni di abitanti. Ne servirebbero tre o quattro.

Dal punto di vista epidemiologico, la Puglia presenta tassi di antibiotico-resistenza in linea con le altre regioni del Sud, dove l’impatto risulta generalmente più elevato, anche se i contesti variano per geografia, demografia e dimensioni. Per esempio, l’incidenza delle infezioni da enterobatteri resistenti ai carbapenemi è pari a 7,8 nuovi casi ogni 100mila residenti, rispetto a una media nazionale di 5,4 e a 3,5 casi in Emilia-Romagna, una delle regioni comparabili per popolazione.

“In Puglia è fondamentale consolidare l’organico, assicurando la stabilità del pool di microbiologi e valorizzando il ruolo delle scuole di specializzazione – evidenzia il professor Arena –. È auspicabile un rafforzamento delle Unità Operative autonome, l’adozione di un vero modello hub & spoke in cui le UOC coordinino gli spoke sul territorio, e la dotazione dei laboratori centrali di tecnologie diagnostiche e informatiche adeguate”.

L’APPUNTAMENTO A BARI

Il convegno “Una rete per la lotta alle antimicrobico-resistenze” si è aperto con i saluti istituzionali di: Raffaele Piemontese, vicepresidente della Regione Puglia con delega alla Sanità; professor Fabio Arena; Angela Masi, di Cittadinanzattiva Puglia APS; Giorgio Ghignoni. Sono poi intervenuti Viviana Vitale, del Servizio Promozione della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro Regione Puglia; Sergio Carbonara, direttore UOC Malattie infettive e tropicali al presidio ospedaliero “Vittorio Emanuele II” di Bisceglie (Asl BAT); Daniela Tatò, direttore UOSD Patologia Clinica al presidio ospedaliero “Dimiccoli) di Barletta (Asl BAT); Silvio Tafuri, Università degli Studi di Bari Aldo Moro; Pietro Trisolini, delegato Regionale SIFO; Giovanni Migliore, presidente FIASO; Giuseppe Pasqualone, Federsanità ANCI Puglia; Vito Montanaro, direttore Dipartimento della Salute, del benessere animale – Regione Puglia. A moderare il giornalista scientifico Daniel Della Seta.

Redazione Nurse Times

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