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Acqua: le proprietà dei diversi tipi

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Acqua: le proprietà dei diversi tipi
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Ogni tipo di acqua ha le sue caratteristiche specifiche. I consigli dell’esperto.

Un numero infinito di acque minerali è a nostra disposizione negli scaffali dei supermercati, ma ci sono differenze reali, oltre al prezzo? Secondo Mauro Minelli, docente di Dietetica e nutrizione umana all’Università di Bari, la risposta è sì: ogni acqua ha sue caratteristiche specifiche che bisogna considerare, soprattutto se si soffre di malattia croniche.

“Tra le acque più ricche di minerali – spiega Minelli – si trovano quelle a più alta quantità di bicarbonato, indicate per tamponare l’acidità di stomaco e utili nelle patologie renali ci sono le acque clorurate, con azione equilibratrice dell’intestino. Poi le acque calciche, indicate nella crescita, in gravidanza e nell’allattamento, in menopausa e nell’adulto come prevenzione dell’osteoporosi e dell’ipertensione. E ancora le acque magnesiche, con azione lassativa, e quelle ricche in fluoro, utili per le prevenzione delle carie o comunque per la salute dei denti”.

Ma non basta: “Poi ci sono le acque sodiche, maggiormente indicate per gli sportivi, e quelle iposodiche, indicate per combattere l’ipertensione, ma anche per specifiche diete, soprattutto destinate a chi soffre di ritenzione idrica, grazie alla loro capacità di favorire la diuresi e l’eliminazione dei liquidi in eccesso”.

Prosegue Minelli: “L’acqua, infine, contribuisce ai processi di assorbimento dei farmaci. Da sempre si consiglia di assumere i farmaci esclusivamente con acqua, e non con altre bevande, per evitare interazioni con sostanze presenti, che potrebbero potenziare o ridurre l’efficacia dello stesso farmaco o determinare la comparsa di effetti indesiderati”.

Conclude l’immunologo: “Ma attenzione, con l’assunzione di farmaci è da prediligere sempre acqua oligominerale, preferibilmente a temperatura ambiente o fresca. L’acqua calda si è dimostrata in grado di rallentare l’effetto dei farmaci, mentre l’acqua frizzante determina un assorbimento troppo veloce del principio attivo, che quindi potrebbe non sortire l’effetto desiderato”.

Redazione Nurse Times

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