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A Giorgia Meloni le scuse di questa redazione

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Si può scivolare su una buccia di banana? Si può cadere in errore, facendosi trarre in inganno dal mare magnum del web, dove tutto si pesca anche se il prodotto, non sempre è commestibile?

I due quesiti ci hanno tormentato per giorni, dopo aver scoperto di aver pubblicato una notizia vera a metà e per questo, passibile di rettifica che abbiamo, giustamente, concesso a chi ce l’ha chiesta (VEDI).

La storia è quella relativa alla nascita della primogenita di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia (a cui porgiamo i nostri auguri per questo fiocco rosa): alla piccola è stato dato il nome Ginevra e quella omonimia con la città svizzera ha prodotto l’inevitabile ironia del web.

Come una valanga che nasce da un sassolino, la storia (sempre sul web) è diventata prima virale, poi quasi incontrollabile: ci siamo fatti fregare (lo diciamo senza peli sulla lingua) dal quel “vox populi” che non sempre è “vox dei”, prendendo un abbaglio da matita rossa.

Perché l’autrice che ha firmato l’articolo sulla nascita della figlia di Giorgia Meloni, sostenendo che il parto fosse avvenuto in una clinica di Ginevra, si riferiva ad una fonte autorevole ticinese, probabilmente anch’essa ingannata dalla stessa omonimia.

Abbiamo commesso un errore e ci prendiamo le nostre responsabilità, la direzione di questo giornale porge le sue scuse al leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.

Riprendiamo una famosa citazione “L’unico vero errore è quello da cui non impariamo nulla”per ribadire il nostro pieno riconoscimento dell’errore commesso, considerandolo si, un passo indietro per aver intrapreso la strada sbagliata, ma un passo avanti verso la giusta direzione.

La valanga ha rischiato di travolgerci se, correttamente, l’ufficio stampa della Meloni non l’avesse fermata con quella richiesta di rettifica: la piccola Ginevra è nata in una clinica romana, italianissima, altro che Svizzera.

Una vicenda che ci è servita da lezione: conosciamo bene le regole del giornalismo e continueremo a rispettarle in maniera ancora più rigorosa.

Redazione di NurseTimes

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