È arrivata all’ospedale San Camillo Forlanini di Roma nel cuore della notte tra il 2 e il 3 dicembre, affermando di essere all’ottavo mese di gravidanza e di aver perso il tappo mucoso cervicale. Ma anche di aver appena subito un tentativo di rapina e di essere caduta a terra nel tentativo di sfuggire ai malviventi. La situazione è parsa subito grave, tanto che la donna ha partorito nella Sala Rossa del Pronto soccorso, grazie alla prontezza di Chiara Colasanti, infermiera di 42 anni.
Aiutata dai colleghi, Chiara ha permesso alla figlia della donna di venire al mondo, mentre fuori cresceva l’agitazione tra gli altri pazienti, preoccupati per la sorte della neo-mamma e della bimba.
“Avevo esperienza come infermiera di Neonatologia in un’altra struttura romana – spiega l’infermiera a RomaToday –, ma non avevo mai fatto partorire una donna. È stato indimenticabile”.
Commenta Massimiliano Conte, 53 anni, infermiere senior del Pronto soccorso: “Nessuno del personale in servizio si sarebbe immaginato di diventare testimone e partecipe di un evento inusuale e allo stesso tempo eccezionale”.
Lo stesso Massimiliano racconta poi a RomaToday i concitati momenti che hanno fatto seguito all’arrivo della donna in ospedale: “E’ stato subito attivato il servizio trasporti interno per portarla donna al Pronto soccorso ginecologico, nel padiglione adiacente, ma quando è stata messa sulla barella dell’ambulanza ha cominciato ad accusare dolori simili alle contrazioni. Allora ha avvisato il personale presente di aver già messo al mondo altri tre figli, tutti con parto prematuro all’ottavo mese”.
Non essendoci tempo per raggiungere il Pronto soccorso ginecologico, la donna è stata portata nella sala dei codici 1 (emergenza) e 2 (urgenza), dove c’erano anche altri pazienti. Ed è qui che è entrata in gioco l’infermiera Chiara Colasanti. E’ lei pa professionista più adatta a gestire il delicatissimo parto: “Non lo avevo mai fatto prima, ma sono mamma e ho fatto affidamento sulla mia esperienza personale e su quello che avevo visto fare dai medici”.
Ad affiancare Chiara c’è Massimiliano, che ne segue le indicazioni e cerca di darle fiducia. Anche gli altri infermieri presenti giocano un ruolo importante monitorando i parametri vitali e somministrando ossigeno e idratazione, per evitare che la donna, presa dal panico e dalle contrazioni, possa avere un collasso. Alcuni colleghi, poi, assistono gli altri pazienti presenti in sala, che seguono con apprensione quanto accade.
“Intravedevo la testa del feto, che non era in posizione favorevole – ricorda ancora Chiara –. Non era possibile aspettare il personale ostetrico. Il parto doveva essere portato avanti subito per evitare danni al neonato e alla madre”.
Parto che è avvenuto 45 minuti circa dopo la mezzanotte. “La piccola era cianotica e con una bassa saturazione di ossigeno – spiega Massimiliano –. Chiara la aspira e, con il supporto dell’infermiera Benedetta, la scalda per consentirle di avere un maggior afflusso di sangue e ottenere una saturazione migliore. Gli infermieri Matteo e Giovanna continuano intanto a occuparsi dell’assistenza alla madre, raggiunte poi dal le ostetriche”.
Insomma, quelli successivi al parto sono stati momenti assai concitati. Un altro infermiere, Federico, su suggerimento di Conte, va a chiedere supporto al Pronto soccorso pediatrico. Contemporaneamente viene contattata la Terapia intensiva neonatale: servono subito un neonatologo e un infermiere con culla termica. La piccola ha bisogno di supporto intensivo.
Servono le massime concentrazione e lucidità per impedire un arresto respiratorio o cardiaco. Passano 40 minuti, che sembrano interminabili. Poi, finalmente, tra aspirazione e ventilazione, si ottiene un’ossigenazione ottimale. Le condizioni emodinamiche si stabilizzano, il colorito della bimba diventa roseo e la temperatura corporea torna buona. Intorno alle 2 del mattino arrivano la neonatologa e l’infermiere della Terapia intensiva neonatale, che prendono in carico la piccola. La madre viene trasferita in Ostetricia per le cure del caso.
Quando tutto è finito la sala esplode in un applauso per Chiara e per il team che ha gestito una situazione imprevedibile. “Siamo tornati a trovare la bambina – racconta l’infermiera –. Sta bene, come la madre. È stato un incredibile lavoro di squadra, in cui ognuno ha svolto un compito fondamentale. Non dimenticherò mai quella notte”.
Redazione Nurse Times
Fonte: RomaToday
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