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Ciriè (Torino), nuova aggressione in Pronto soccorso: infermiere colpito alla testa con bottiglia di gel disinfettante. Le reazioni di Opi, Nursing Up e Nursind

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Nuova aggressione al Pronto soccorso dell’ospedale di Ciriè (Torino), dove un infermiere è stato aggredito da un uomo già noto alle forze dell’ordine. L’individuo avrebbe creato agitazione tra gli utenti in attesa, colpendo poi il professionista alla testa con una bottiglia di gel disinfettante e minacciando l’uso di un estintore. Per ristabilire la calma si è reso necessario l’intervento dei carabinieri.

La condanna di Opi Torino

“L’aggressione al Pronto soccorso di Ciriè non è un episodio isolato: è il sintomo di un sistema che sta andando fuori scala, ed è arrivato il momento di dire chiaramente che la misura è colma. Tolleranza zero verso chi usa violenza contro gli infermieri, perché un luogo di cura non può trasformarsi in un teatro di intimidazioni, bottiglie usate come armi e minacce con estintori. Questo non è accettabile, né oggi né mai”. Così Ivan Bufalo, presidente di Opi Torino.

“Allo stesso tempo – prosegue Bufalo – non possiamo limitarci all’indignazione: serve potenziare davvero la capacità del Servizio sanitario di rispondere alle richieste legittime dei cittadini, perché quando le persone non trovano risposte adeguate la frustrazione diventa terreno fertile per chi cerca il pretesto per trasformare l’ospedale in un Far West”.

E ancora: “La sicurezza del personale non può dipendere dalla buona volontà o dai tempi lunghi delle gare d’appalto, e che la presenza di guardiania formata e operativa non è un optional, ma una condizione minima per garantire la continuità assistenziale. Il pronto soccorso non può farsi carico di tutto: bisogni sanitari, bisogni sociali e, come in questo caso, comportamenti sociopatici che nulla hanno a che fare con l’assistenza e che mettono a rischio operatori e cittadini”.

Bufalo invita infine a “evitare generalizzazioni che in questi mesi hanno dipinto gli operatori dell’Asl Torinio 4 come responsabili di criticità che vanno distinte, chiarite e affrontate nelle sedi opportune, perché chi lavora ogni giorno nei reparti è parte della soluzione, non del problema”. Un commento che si chiude con una linea chiara: “Gli infermieri meritano protezione, rispetto e condizioni che consentano di lavorare in sicurezza. La Regione e le direzioni devono muoversi rapidamente: non è più il tempo delle attese”.

L’amarezza di Nursing Up

Secondo Nursing Up Piemonte e Valle d’Aosta, l’episodio di Cieriè si inserisce in un contesto più ampio, che riguarda diverse aziende sanitarie della regione. “La frequenza degli episodi dimostra che non siamo di fronte a casi isolati, ma a un fenomeno diffuso, che richiede un intervento strutturato”, sottolinea Claudio Delli Carri, segretario regionale del sindacato.

Nelle scorse settimane Nursing Up aveva richiesto incontri istituzionali all’assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi, e aveva sollecitato la direzione generale dell’Asl Torino 4, chiedendo un rafforzamento delle misure di sicurezza e l’attivazione completa delle tutele previste dal contratto.

In questo quadro il sindacato annuncia che il 17 dicembre, alle ore 11, si terrà una conferenza stampa dedicata al tema della sicurezza del personale sanitario, nella quale saranno presentati un aggiornamento degli episodi registrati nei pronto soccorso piemontesi e una serie di proposte operative.

L’obiettivo della conferenza è offrire una fotografia chiara della situazione e avviare un confronto sulle soluzioni necessarie per garantire condizioni di lavoro sicure agli operatori impegnati nei servizi di emergenza. “La tutela degli operatori necessita di misure uniformi e stabili su tutto il territorio regionale”, afferma Delli Carri.

Le accuse di Nursind all’Asl Torino 4

“Questo non è più un luogo di cura: è un Far Eest quotidiano”, afferma Giuseppe Summa, responsabile territoriale del sindacato Nursind, sottolineando come l’aggressore di Ciriè si sia presentato in Pronto soccorso senza alcuna motivazione sanitaria e abbia generato il caos fino all’intervento dei carabinieri.

Il sindacalista attacca poi l’Asl Torino 4: “Dove sono le guardie armate promesse? Dove sono quei provvedimenti che l’Asl Torino 4 garantiva ‘entro fine anno’? E’ inziato dicembre e non si è visto nessuno”.

Nursind denuncia inoltre una gestione distante dalla realtà che si vive tutti i giorni nei reparti: “Mentre altrove si corre ai ripari per l’iperafflusso previsto, qui siamo ancora ostaggio dell’ennesima gara d’appalto. L’eterna attesa che mette a rischio la nostra vita”.

Summa aggiunge un’altra riflessione, forse la più dura: “I pronto soccorso servono a rispondere ai bisogni di salute, non a contenere problemi sociali e comportamenti sociopatici. Chi non cerca cure ma sfogo non può essere gestito da operatori non protetti”

Nursind chiama in causa anche l’assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi, chiedendo interventi immediati. “Non c’è più tempo da perdere”, ribadisce Summa, proponendo che l’Asl Torino 4 venga equiparata alle aziende che già dispongono di vigilanza armata, protocolli operativi e sistemi di sicurezza realmente funzionanti.

Al centro della protesta del sindacato ci sono anche le tutele previste dal nuovo contratto, già firmato ma non applicato: Patrocinio legale, supporto psicologico, copertura assicurativa, difesa su tutti i gradi di giudizio: “Gli strumenti esistono, ma il personale non li vede. Vogliamo che siano attuati subito, non quando ‘finirà la confusione’. Perché la confusione è ormai la normalità”.

Redazione Nurse Times

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