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Assistente infermiere e Ddl Guidolin: responsabilità penale per lesioni o morti colpose

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La Commissione Affari sociali del Senato si prepara a esaminare in sede redigente il disegno di legge presentato dalla senatrice Barbara Guidolin (Movimento 5 Stelle), insieme ai colleghi Maria Domenica Castellone e Orfeo Mazzella, che punta a ridefinire il perimetro della nuova figura dell’assistente infermiere, introducendo una serie di conseguenze giuridiche che potrebbero incidere sul lavoro di migliaia di operatori.

Il ddl Guidolin prende le mosse dall’Accordo del 3 ottobre 2024, recepito dal DPCM 28 febbraio 2025, che ha istituito il profilo professionale dell’assistente infermiere. Si tratta di un operatore socio-sanitario dotato di una formazione supplementare e incaricato di attività di cura diretta alla persona. Proprio questa collocazione intermedia tra infermiere e oss ha aperto il dibattito sulla natura delle sue responsabilità.

Il testo propone un passaggio chiave: l’estensione all’assistente infermiere del regime di responsabilità penale previsto dall’articolo 590-sexies del Codice penale, oggi applicato agli esercenti le professioni sanitarie. In pratica, questa figura potrà essere chiamata a rispondere penalmente per lesioni o morti colpose legate allo svolgimento di attività assistenziali a carattere sanitario. Un cambio di passo che mira a colmare un vuoto normativo, ma che potrebbe accendere nuove discussioni sul tema delle tutele e delle coperture assicurative.

Il Ddl Guidolin stabilisce inoltre che, entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge, il ministero della Salute dovrà emanare linee guida ufficiali, previo parere dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e della Conferenza Stato-Regioni. Questi documenti dovranno definire raccomandazioni, requisiti, competenze e responsabilità degli operatori di interesse sanitario. Fino alla loro pubblicazione, resteranno valide le buone pratiche clinico-assistenziali, già richiamate dalla Legge Gelli-Bianco.

La ratio dell’intervento è duplice: da una parte riconoscere pienamente l’assistente infermiere come figura inserita nell’area sociosanitaria; dall’altra evitare che, in assenza di riferimenti chiari, l’operatore si trovi esposto a rischi legali sproporzionati rispetto alla propria formazione o al proprio ruolo. L’iter parlamentare è solo all’inizio, ma il provvedimento si candida a essere uno dei nodi centrali del dibattito su come ridefinire ruoli e responsabilità nel sistema sociosanitario.

Redazione Nurse Times

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