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COINA contesta la FNOPI sulla Manovra: indennità di esclusività per soli dirigenti e dimentica gli infermieri

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Nuove specializzazioni infermieristiche, Ceccarelli (Coina): "Si rischia di creare un pericoloso divario con gli infermieri di base"
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COINA accusa FNOPI: l’indennità riservata ai soli dirigenti penalizza gli infermieri di base; il sindacato chiede pari dignità e la riapertura della libera professione

ROMA, 7 NOVEMBRE 2025 – “Come può una Federazione che rappresenta gli infermieri sostenere una proposta di indennità di esclusività riservata ai soli dirigenti delle professioni sanitarie? Ancora una volta si rischia di affondare gli infermieri di base, quelli che ogni giorno tengono in piedi il sistema sanitario, mentre si costruiscono steccati e privilegi per pochi”.

È la posizione espressa da Marco Ceccarelli, segretario nazionale del COINAsindacato delle professioni sanitarie, che interviene dopo le recenti dichiarazioni della FNOPI sulla legge di Bilancio in audizione al Senato.

UN SISTEMA CHE PREMIA POCHI E DIMENTICA LA MAGGIORANZA

“Gli infermieri, le ostetriche e tutti gli altri professionisti dell’area non medica – continua Ceccarelli – sono la spina dorsale del Servizio sanitario nazionale. Parlare oggi di un’indennità di esclusività destinata solo all’area dirigenziale, al pari dei medici, significa alimentare una fratturatra chi lavora in corsia e chi riveste ruoli apicali, tradendo lo spirito di equità che dovrebbe guidare la rappresentanza professionale”.

Secondo il COINA, la Federazione dovrebbe tutelare l’intera categoria, non solo una parte di essa. “I professionisti dell’assistenza nelle loro figure di base – sottolinea Ceccarelli – non chiedono privilegi, ma pari dignità, valorizzazione economica e professionale”.

LA FNOPI E LA VERTICALIZZAZIONE DELLA PROFESSIONE

Il segretario del COINA accusa la Federazione di aver intrapreso una direzione distorta, che privilegia una visione elitaria della professione:
“La FNOPI ha già dato prova di un orientamento che favorisce la verticalizzazione del ruolo infermieristico, sostenendo in modo sproporzionato le nuove lauree magistrali a orientamento clinico. Nessuno mette in discussione l’importanza della formazione avanzata e delle specializzazioni – chiarisce Ceccarelli – ma questo non può avvenire a scapito di chi, nei reparti, garantisce l’assistenza quotidiana e la sicurezza dei pazienti”.

L’ASSISTENTE INFERMIERE: UNA SCELTA CHE DIVIDE LA CATEGORIA

Il COINA sottolinea inoltre che la FNOPI ha sostenuto e continua a sostenere, paradossalmente, il progetto dell’“assistente infermiere”, schierandosi contro quei sindacati che hanno presentato ricorso al TAR per chiedere l’annullamento dell’accordo Stato-Regioni che ne introduce la figura.
“È un fatto gravissimo – denuncia Ceccarelli – perché la Federazione, invece di tutelare l’unità della categoria, ha scelto di sostenere un modello che crea nuove gerarchie e nuove disuguaglianze interne, mentre gli infermieri di base restano senza risposte, stremati da carichi di lavoro insostenibili e retribuzioni ferme da anni”.

LA LIBERA PROFESSIONE: UNA PROMESSA TRADITA

Il COINA richiama anche il silenzio della Federazione sulla questione della libera professione per infermieri, ostetriche e altri professionisti dell’area non medica.
“Che fine hanno fatto le promesse del Ministro Schillaci, che si era impegnato a introdurre la libera professione intramoenia anche per le professioni sanitarie non mediche? – si domanda Ceccarelli – E cosa ha da dire la FNOPI al riguardo? Tace? Nella prima bozza della Manovra quella norma doveva esserci, poi è scomparsa nel nulla, e la Federazione non ha speso una parola. Ora si parla di indennità di esclusività per pochi, come se la libera professionale fosse diventata un sogno definitivamente irrealizzabile.”

Per il COINA, questo silenzio rappresenta “un segnale inquietante di abbandono delle battaglie fondamentali per l’autonomia e il riconoscimento di tutte le professioni sanitarie”.

UNA SANITÀ CHE RISCHIA DI DIVENTARE UNA LOBBY

“La verità – conclude Ceccarelli – è che si rischia di costruire una sanità a più velocità. Se si continua a concentrare risorse, riconoscimenti e opportunità solo su determinate aree, si rischia di trasformare la sanità pubblica in una lobby.
Serve invece una rappresentanza solida, che difenda tutti i professionisti sanitari, da chi studia per specializzarsi a chi ogni giorno garantisce assistenza, professionalità e umanità ai cittadini italiani”.

Redazione NurseTimes

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