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Asti, infermiera colpita al volto in Pronto Soccorso: l’aggressore torna e minaccia di morte lo staff

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Terrore al Pronto Soccorso di Asti: dopo l’aggressione, l’uomo torna a minacciare gli operatori il giorno dopo. Gli infermieri chiedono protezione e il rispetto della legge 137/2024.

La SIIET: “Senza sicurezza non c’è cura”

Asti – Ancora violenza contro chi lavora per curare. Un’infermiera è stata colpita con un pugno in pieno volto mentre era in servizio al Pronto Soccorso; il giorno successivo, lo stesso aggressore, già allontanato dalle forze dell’ordine, è tornato nella struttura minacciando di morte gli operatori. È un fatto gravissimo che si aggiunge a una lunga e inaccettabile sequenza di aggressioni, verbali e fisiche, che ogni giorno avvengono nei Pronto Soccorso del Paese. Luoghi nati per accogliere e curare stanno diventando troppo spesso teatri di rabbia e inciviltà, con ricadute sulla sicurezza dei professionisti e dei cittadini bisognosi di assistenza.

Non è più tollerabile.

Il personale sanitario è composto da professionisti che hanno dedicato anni di studio e formazione per prendersi cura delle persone, non per essere insultati, malmenati o minacciati di morte. Pur riconoscendo l’impegno delle Direzioni sanitarie nel rafforzare le misure di protezione, permangono criticità: posti di polizia non sempre presidiati, vigilanza privata con preparazione non uniforme e un diffuso senso di vulnerabilità su chi opera in prima linea. Nelle ultime ore si è verificato l’ennesimo episodio, riconducibile al medesimo soggetto che, durante una colluttazione con la guardia giurata prontamente intervenuta, è comunque riuscito a colpire nuovamente un infermiere al volto. Non è accettabile che individui pericolosi, spesso già noti alle autorità, possano reiterare condotte violente prima dell’adozione di misure restrittive efficaci.

Il quadro normativo esiste e va applicato con rigore. Il Decreto-legge 1 ottobre 2024, n. 137, convertito in legge, ha introdotto misure urgenti per contrastare la violenza ai danni dei professionisti sanitari e per la tutela dei beni destinati all’assistenza, prevedendo anche l’arresto obbligatorio in flagranza o in flagranza differita per le lesioni personali contro il personale sanitario e per il danneggiamento di beni sanitari. Eppure, continuano episodi che generano paura, insicurezza e lesioni personali tra chi lavora e chi si cura. È necessario che le norme vengano applicate in modo omogeneo su tutto il territorio e che i Pronto Soccorso, soprattutto quelli a maggior afflusso e rischio, siano riconosciuti come luoghi sensibili con presidio stabile delle forze dell’ordine, ricorrendo, ove necessario, anche al supporto dell’esercito.

«Senza sicurezza non c’è cura. Non possiamo aspettare la tragedia con morti tra gli operatori per intervenire: servono misure immediate, coordinate e realmente operative», dichiara Marco Pappalardo, Responsabile SIIET per Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. «Chi si prende cura di tutti merita rispetto e protezione, ogni giorno e in ogni turno».

In un contesto già segnato da carenze di personale e risorse limitate, la sicurezza deve diventare una priorità assoluta: senza sicurezza, la cura non è possibile. La Società Italiana degli Infermieri di Emergenza chiede l’istituzione urgente di un tavolo nazionale di confronto con le istituzioni per definire criteri chiari e vincolanti a tutela degli operatori sanitari e dei cittadini. È il momento di un cambio di passo deciso e coraggioso.

Redazione NurseTimes

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