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Infermieri dall’Uzbekistan in Lombardia, Fials Milano non ci sta: “Operazione di facciata”

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“Prima di chiamare infermieri dall’Uzbekistan e farli dormire in ospedale, la Regione Lombardia dovrebbe chiedersi perché i nostri continuano ad andarsene”. Lo dichiara Mauro Nobile, segretario generale di Fials Milano, commentando l’arrivo dei primi dieci infermieri uzbeki all’Assi Fatebenefratelli-Sacco.

“Vogliamo chiarezza immediata: chi paga la formazione, chi paga l’alloggio e chi si fa carico dei mediatori linguistici e dei tutor? – prosegue Nobile –, Si parla di un progetto di cooperazione internazionale, ma non si dice se i costi ricadranno sulle strutture sanitarie lombarde o sui cittadini. È inaccettabile che, mentre mancano risorse per aumentare gli stipendi e stabilizzare i nostri infermieri, si trovino fondi per operazioni di facciata”.

Il segretario di Fials Milano sottolinea la contraddizione di una sanità “che dichiara emergenze croniche di personale, ma invece di migliorare le condizioni contrattuali e retributive dei lavoratori italiani, punta su progetti estemporanei e propagandistici”.

E aggiunge: “Nessuno è contrario alla cooperazione, ma prima bisogna garantire che le nostre corsie siano sicure, che i nostri infermieri possano vivere dignitosamente, e che non si facciano venire professionisti da migliaia di chilometri per poi farli dormire dentro un ospedale. Questo non è sviluppo, è improvvisazione”.

Fials Milano chiede trasparenza: la Regione deve pubblicare i costi effettivi del progetto e spiegare se esistono piani concreti di formazione linguistica e professionale per i nuovi operatori. “La vera cooperazione – conclude Nobile – si fa valorizzando chi ogni giorno tiene in piedi la sanità lombarda, non con operazioni simboliche che non risolvono la carenza di personale e offendono chi da anni lavora in condizioni difficilissime”.

Redazione Nurse Times

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