Due vite, due carrozzine, un’unica battaglia: quella per la dignità. Astrid e suo figlio Tommaso, 15 anni, vivono ogni giorno il disagio di un’Italia che parla d’inclusione, ma troppo spesso dimentica di metterla in pratica. Una madre e un figlio anziché ricevere sostegno e diritti, si scontrano con barriere architettoniche, istituzionali, e culturali. La dignità è ciò che chiedono con forza, perché senza di essa ogni parola perde senso. La dignità è la base per costruire una società più giusta.
Una quotidianità che isola
Ogni mattina, mentre i suoi compagni accedono regolarmente dall’ingresso principale, Tommaso è costretto a un percorso di 20 minuti, tra i sotterranei dell’edificio. Corridoi di servizio e passaggi secondari lo conducono a un ingresso riservato, lontano dagli sguardi, suoni e normalità. Le pedane per disabili all’ingresso principale risultano fuori uso da oltre dodici anni. Promesse e rassicurazioni si sono rivelate parole vuote. Nessuna maturazione, nessun intervento strutturale. E mentre le istituzioni restano immobili, Tommaso è costretto a una sorta di percorso “alternativo” che lo isola e lo priva del diritto di vivere una vita senza esclusione. Questa realtà è fatta di barriere che alimentano l’esclusione, un fenomeno triste e diffuso. L’esclusione è una piaga che va combattuta.
Astrid: “Non chiediamo favori, ma giustizia”
Astrid non è rimasta a guardare. Ha scritto a scuola, contattato il Comune, inoltrato segnalazioni a tutti gli enti competenti. Nessuna risposta. Nessuna assunzione di responsabilità. Solo silenzio. “Non voglio pietà – racconta – Voglio che mio figlio abbia ciò che gli spetta per legge: la possibilità di entrare a scuola come tutti gli altri. Non chiediamo trattamenti speciali, chiediamo il rispetto dei diritti”. La sua voce non è isolata. Astrid sa che a loro è solo una delle tante storie ignorate. “Serve una rivoluzione culturale: l’accessibilità non deve essere considerata un favore, ma un diritto minimo in una società civile”. La richiesta di diritti è chiara, forte e inevitabile. Senza il rispetto dei diritti, la giustizia resta solo un’illusione.
Una risposta mancata
Il caso di Astrid e Tommaso riflette una problema strumentale e diffuso. Troppi edifici scolastici italiani presentano ancora oggi barriere architettoniche, ascensori guasti e ingressi secondari che risultano essere in condizioni precarie. Ma più delle rampe mancanti, pesa il silenzio delle istituzioni. Il silenzio di chi dovrebbe intervenire, ascoltare, risolvere. Un silenzio che trasforma una scuola pubblica in un luogo di esclusione e di negazione dell’accessibilità per molte persone. La tutela dell’accessibilità è fondamentale per costruire un’Italia migliore. Solo con l’accessibilità reale si possono garantire condizioni di vita e di studio dignitose per tutti.
Una voce ascoltata da chi lotta
Stanca di essere ignorata, Astrid ha deciso di affidare la sua storia a Matteo Lucio Maiolo, professionista della salute e fondatore del blog “Pensieri in movimento”, impegnato nella tutela dell’inclusione del personale sanitario e delle persone in condizioni di fragilità. Nella serata di giovedì 21 maggio, Maiolo ha dato spazio alla loro vicenda in una diretta Facebook sul suo profilo pubblico, raggiungendo centinaia di persone. “La scuola dovrebbe essere il luogo d’inclusione per eccellenza – ha detto – e invece davanti a una criticità sistematica di questo tipo non si è ancora trovata una soluzione concreta al problema. Non si può parlare di accesso all’istruzione se un ragazzo è costretto a entrare da un sotterraneo”. Durante la diretta è stata ricostruita l’intera vicenda da parte della madre, dalle promesse disattese alle pedane fuori uso, passando per l’inerzia delle istituzioni. L’inclusione è il cuore di ogni azione sociale.
La storia di Tommaso non è un’eccezione. È il simbolo di una scuola che troppo spesso dimentica chi ha più bisogno. E che, nella sua immobilità, diventa parte del problema. “Oss in azione”, ha annunciato che continuerà a battersi perché la vicenda non venga archiviata. L’obiettivo è uno: ““ripristinare la piena accessibilità dell’istituto, garantendo a Tommaso – e a tutti gli studenti in condizioni analoghe – la possibilità di vivere la scuola per quella che dovrebbe essere: un luogo di equità, aggregazione, crescita. L’equità è un principio che deve guidare ogni istituzione scolastica. Solo con l’equità si può garantire a tutti gli stessi diritti e opportunità”.
Astrid non cerca visibilità. Cerca risposte concrete. Chiede ascolto, giustizia, dignità. In una società giusta, nessun ragazzo dovrebbe essere costretto a vivere in uno stato d’indifferenza di questo genere. E nessuna madre dovrebbe lottare, da sola, per ciò che è già previsto dalla legge. La lotta per la giustizia rappresenta la forma per rivendicare un futuro migliore e vivibile dignitosamente.
Senza giustizia non c’è crescita, non c’è nemmeno rispetto.
Per offrire sostegno, è possibile contattare il professionista della salute Matteo Lucio Maiolo attraverso i suoi canali ufficiali. Il sostegno a questa causa può arrivare anche condividendo la storia e sensibilizzando le istituzioni. Ogni forma di sostegno può fare la differenza in questa battaglia per la dignità e accessibilità.
Instagram: https://www.instagram.com/matteoluciomaiolo/
Facebook pagina: Matteo Lucio Maiolo:
https://www.facebook.com/MatteoLucioMaioloOperatoreSanitario
Whatsapp: 379 141 5240
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Redazione NurseTimes
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