Gentile redazione di Nurse Times,
sono Maria Vivido, una oss lombarda. Ho letto l’articolo “L’assenza dell’oss e il suo allineamento ai sindacati tradizionali”, e da qui è partita una mia riflessione.
Mi duole constatare che gli oss fanno davvero fatica ad affidarsi ad altri oss. A titolo esemplificativo, subito dopo le elezioni Rsu, ho preparato tre grafici a torta per i miei colleghi, giusto per mostrare loro il mezzo patatrac che abbiamo combinato. Dico mezzo perchè il grafico include l’esame di tre sindacati su sei.

Purtroppo non c’è verso di spiegare agli oss che continuare a votare figure differenti da noi non aiuta a perorare la nostra causa nelle sedi che contano. Gli operatori socio-sanitari non sono partecipativi. Non riescono a schiodarsi dal vecchio per tentare l’azzardo nel nuovo.
Quando cerco di interagire con i miei colleghi su questioni di rilievo le risposte più comuni sono: “Tanto non ci calcola nessuno!”; “Ma tu i fatti tuoi non riesci proprio a farteli?”; “Non cambierà mai nulla!”; “Non ho voglia di sbattimenti!”; “Io sto bene così”.
Purtroppo il livello di intraprendenza è davvero bassissimo. Se non ci diamo una bella svegliata, resteremo troppo indietro. Il comune pensare non vede l’oss come parte integrante dell’assistenza alla persona, anche se in molte famiglie italiane ce ne sono parecchi a prendersi cura dei loro cari. Anche nelle varie aziende non si può fare a meno degli oss. Eppure l’attenzione è rivolta solo altrove.
Dopo la pandemia si è creato un enorme gap fra oss e altre figure sanitarie. I media parlano sempre e solo dei diritti e degli stipendi di altri professionisti della salute, mai degli operatori socio-sanitari. Siamo troppo silenziosi, sottomessi, servili, timorosi. In definitiva, troppo legati ad una figura di supporto arcaica.
Nel nuovo Contratto non siamo nemmeno più definiti “figure di supporto”, bensì “operatori”. Eppure continuano a chiamarci alla vecchia maniera e continuano a non consentirci la transizione. C’è chi ci a ppella ancora oggi “barellieri” o “ausiliari”. Ci manca la voglia di dedicare tempo alla nostra causa, siamo demotivati e privi di coraggio.
Ho anche tentato di creare il gruppo degli “Uditori Silenti” alle Rsu per far sì che i non eletti assistessero alle riunioni per acquisire consapevolezza sul significato di non avere rappresentanza sufficiente in certe sedi, ma anche qui la risposta è stata davvero misera.
Pubblico flash, anche provocatori (vedi i grafici a torta), ma non ci sono reazioni da parte degli oss, nè a sostegno nè di sdegno. Gli oss sembrano… ibernati! Ho provato a creare anche un gruppo di cammino per poterci scambiare idee, ma anche qui niente. Se non organizzano personaggi o associazioni di livello, non si partecipa.
Ci sono stati momenti in campagna elettorale per le Rsu in cui anticipavo argomenti o li trattavo in maniera alternativa, e nemmeno in questo caso ho ricevuto sostegno da parte degli oss. Per l’insediamento delle Rsu ho creato locandine a promemoria delle promesse dei vari sindacati, e il mutismo ha continuato a regnare sovrano.
Non c’è possibilità che gli oss si schiodino. Mi sento circondata da automi accondiscendenti. In questi giorni siamo a implorare l’istituzione di una Giornata nazionale ufficiale dedicata agli oss, più precisamente il 29 maggio, quando invece dovrebbe essere il Governo, di propria sponte, a doverla istituire, senza costringerci all’umiliazione per il suo ottenimento.
Vi ringrazio per la gentile attenzione e per lo spazio concessomi.
Maria Vivido
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