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Piano pandemico 2025-2029, le Regioni lo bocciano

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Il piano pandemico 2025-2029 messo a punto dal Governo potrebbe rivelarsi una nuova fonte di frizione tra ministero della Salute e Regioni. Dalla Commissione Salute della Conferenza delle Regioni, è arrivato infatti un netto stop, con richiesta di “revisione” e “ristrutturazione”. Critiche alle quali il dicastero risponde, ma aprendo al dialogo, con la richiesta di un “confronto immediato”.

Il piano pandemico risulta “eccessivamente discorsivo, ridondante e di difficile consultazione” e “non presenta una catena di comando chiara e definita”, si legge in una nota della commissione. Le Regioni chiedono pertanto di “renderlo molto più sintetico e schematico per facilitarne la fruizione, evitando ridondanze e ripetizioni di concetti”.

Critico il tema della catena di comando: il piano si limita “a elencare sommariamente i vari possibili attori”. Inoltre “non assume alcun valore decisionale né orientativo per le Regioni, ma rimanda a decisioni successive, non affronta gli aspetti relativi alla gestione della privacy e non propone scenari coerenti e sostenibili con la risposta che il piano dovrebbe invece proporre”.

La Commissione Salute richiede anche lo stralcio di alcune parti e la loro inclusione in un documento successivo “concordato con le Regioni”. Si richiedono poi maggiori dettagli per “l’utilizzo del finanziamento, soprattutto per l’assunzione di personale, al fine di rafforzare le strutture regionali che si occupano della preparedness pandemica”.

Alla bocciatura delle Regioni risponde Maria Rosaria Campitiello, capo Dipartimento Prevenzione, ricerca ed emergenze sanitarie del ministero della Salute: “Apprendiamo delle nuove, sopraggiunte esigenze rappresentate dalla Commissione Salute in merito al nuovo piano pandemico, e per questo chiederò immediatamente un confronto con la Commissione, confidando che si possa arrivare nel più breve tempo alla chiusura del testo del nuovo piano nell’interesse della salute pubblica degli italiani”.

“Il piano è frutto di un lungo percorso di condivisione, anche con i rappresentanti delle Regioni, le cui richieste sono state nella maggior parte recepite nella stesura del documento”, prosegue Campitiello, ricordando che l’ultima Legge di Bilancio stanzia i fondi necessari per l’attuazione del piano aggiornato: di 50 milioni di euro per l’anno 2025; 150 milioni per il 2026 e 300 milioni annui a decorrere dal 2027.

Il nuovo piano pandemico prevede, tra le misure indicate, l’impiego dei vaccini, ma non come unico strumento per contrastare la diffusione dei contagi. Inoltre prevvede restrizioni alla libertà personale solo in alcuni casi e unicamente di fronte a una “pandemia di carattere eccezionale”, ma senza ricorrere ai Dpcm, come invece è avvenuto negli anni del Covid.

Previsti anche test, isolamento dei casi, tracciamento dei contatti e messa in quarantena degli individui esposti, così come la nomina di un commissario straordinario. Il piano ipotizza poi tre scenari: due dovuti a virus influenzali e considerati più probabili, oltre al cosiddetto worst-case, il peggiore possibile, poco probabile, che però non può essere escluso. In quest’ultimo scenario si stimano fino a 3 milioni di ricoveri e oltre 360mila persone in terapia intensiva.

“Le Regioni stroncano il piano del Governo, ma danno l’okay alle misure di Conte – commenta Andrea Quartini, capogruppo del M5S in Commissione Affari sociali -. Quelle che non vengono nominate dalla Commissione Salute sono infatti le misure contenute nel piano, su cui l’Esecutivo ha fatto copia-incolla dagli strumenti messi in campo dal Governo Conte durante il Covid e che vengono evidentemente giudicate positivamente”.

Redazione Nurse Times

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