È stato l’ultimo a vederlo cosciente. L’ultimo a ricevere il suo sguardo. Si chiama Massimiliano Strappetti, per anni molto più di un infermiere: una presenza discreta, costante, un punto di riferimento, un confidente.
Strappetti è stato accanto a papa Francesco nei momenti più difficili della sua salute: lo convinse a sottoporsi all’intervento al colon nel 2021, e da allora il pontefice non si è mai separato da lui. Una fiducia rara, tanto più per un pontefice noto per la sua insofferenza verso le imposizioni mediche.
Negli ultimi giorni della sua vita, papa Francesco ha voluto accanto a sé proprio lui quando, il 10 aprile, apparve a sorpresa a San Pietro con un poncho argentino e senza talare. C’era lui ad accompagnarlo alla Loggia delle Benedizioni per l’Urbi et Orbi di Pasqua. Una decisione “autorizzata” proprio dall’infermiere, che conosceva a fondo i limiti e la volontà del pontefice.
Anche durante la lunga degenza per la polmonite Strappetti non lo ha mai lasciato: 38 giorni in ospedale e poi la convalescenza a Casa Santa Marta, sempre al suo fianco, giorno e notte. Il sabato prima di Pasqua i due avevano ripercorso insieme il tragitto della domenica, come a prepararsi all’ultimo bagno di folla.
“Credi che possa farcela?”, gli chiese il Papa. E lui, senza esitazione, rispose di sì. Lo portò in piazza, tra la gente, come aveva sempre voluto. Poi, all’alba di lunedì, i segnali del malore. Strappetti era lì, accanto al letto. Papa Francesco si è voltato verso di lui e gli ha rivolto un ultimo saluto.
Un gesto semplice, silenzioso, ma carico di significato. L’ultimo grazie a un uomo che gli è stato vicino come pochi. Non solo un infermiere, ma una presenza costante, un riferimento di un professionista prezioso su cui contare fino alla fine.
Anna Arnone
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