C’erano anche diversi infermieri tra i fedeli che domenica si sono riuniti in preghiera sotto la finestra della stanza dove papa Francesco è ricoverato al del Policlinico Gemelli.
Una folla di fedeli, riunita domenica nel piazzale antistante il Policlinico Gemelli di Roma, ha recitato un Angelus insieme a papa Francesco, ricoverato da mercoledì 7 giugno in seguito all’intervento di laparotomia e plastica della parete addominale con protesi. Una preghiera recitata accanto alla statua di Giovanni Paolo II e sotto le finestre del decimo piano, dove il pontefice continua regolarmente il decorso post-operatorio.
Un momento di grande commozione, al quale hanno partecipato anche diversi infermieri, che in precedenza avevano fatto recapitare a Bergoglio una missiva nella quale raccontavano il loro essere “famiglia”, un tutt’uno con le sofferenze di padri e madri e dei loro figli.
“Genitori – scrivono – chiamati a portare una croce non solo per fede, ma anche per il rispetto che hanno per la stessa vita”. Nel rinnovare a Francesco la sua preghiera per una “rapida guarigione”, il personale dell’ospedale ha confidato di avere nel cuore “cicatrici indelibili” per il dolore e la morte dei piccoli. Ferite che fanno riflettere.
In una lettera di risposta il papa ha dal canto suo rivolto agli infermieri, ma anche al personale oss e ausiliario del reparto di Neuropsichiatria infantile e neuro-pediatrico, un invito a “coltivare la cultura della prossimità e della tenerezza”, defininendoli “santi della porta accanto”, ma anche “immagine della Chiesa ospedale da campo”, perchè sempre vicini a chi soffre e a chi “capita di vedere volare via”. E li ha esortati a essere “sempre buoni samaritani, che si fanno carico della vita e del dolore del prossimo”.
Tra gli infermieri presenti, anche Isabella, reduce da un intervento per l’asportazione di un tumore al seno. “Sono infermiera qui al Gemelli”, spiega a Vatican News, raccontando che in questi giorni non è stata solo paziente, ma ha anche rincuorato le sue vicine di letto e sostenuto psicologicamente chi era in difficoltà.
Perché la cura è anche questo, come lo stesso Francesco tiene sempre a ricordare. “Stare qui ricoverata insieme al Papa è una bella coincidenza – aggiunge Isabella -. Di lui apprezzo l’attenzione ai malati, perché la cura è fatta di gesti: non solo di parole, ma soprattutto di piccole cose”.
Redazione Nurse Times
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