Nella giornata contro la violenza sul personale sanitario e sociosanitario, avendo lavorato in un pronto soccorso, vorrei portare un contributo a riguardo le aggressioni che il personale sociosanitario purtroppo subisce in queste Unità Operative molto delicate.
Il Pronto Soccorso rappresenta il cuore pulsante del nostro sistema sanitario, un luogo dove ogni giorno si intrecciano storie di emergenza, speranza e professionalità. È qui che, in situazioni spesso critiche, i cittadini trovano la primissima risposta alle loro necessità sanitarie, affidandosi alla competenza e alla dedizione del personale medico, sanitario e sociosanitario.
Chiusura dei P.S. italiani e conseguenze
Negli ultimi anni, tuttavia, abbiamo assistito a una progressiva chiusura di numerosi Pronto Soccorso, specialmente nel Sud Italia. La chiusura dei pronto soccorso è stata accompagnata nel tempo alla altresì inesorabile perdita di p.l. un po’ in ogni regione. Volendo riportare alcuni dati, faccio riferimento alle cifre prese dalla relazione dell’Indagine conoscitiva della XII Commissione della Camera dei Deputati sulla situazione della Medicina d’Emergenza-Urgenza e dei Pronto Soccorso in Italia tenutasi a gennaio del 2024.
“Tra il 2010 ed il 2020, in Italia sono stati chiusi 111 ospedali e 113 Pronto soccorso. Sono stati tagliati 37 mila posti letto. Tra il 2010 e il 2019 si sono registrati 1,36 milioni di ricoveri ordinari in meno (dato che scende a meno 2,13 milioni nel 2020, primo anno di emergenza sanitaria)”. Questa tendenza ha avuto un impatto significativo sulla qualità e sull’accessibilità dei servizi sanitari. Ad esempio, in Campania la regione da cui provengo, l’alternanza di commissari straordinari per la sanità, assieme alla mancata ristrutturazione e soprattutto la chiusura di alcuni Pronto Soccorso storici, veri baluardi per i cittadini, ha lasciato un vuoto assistenziale che ha messo a dura prova le strutture rimanenti e il personale in servizio.
Siamo consapevoli che tale tendenza ha radici profonde ed è sicuramente il risultato di complesse concause che si sono assommate nel tempo, tra cui: il fenomeno del boarding e cioè il tenere i pazienti talvolta su barelle in Pronto Soccorso, in attesa di un posto letto, comportando un notevole utilizzo di risorse operative, l’utilizzo del P.S. per interventi diagnostici-ambulatoriali o comunque minori onde evitare le attese bibliche dell’offerta sanitaria non emergenziale, la mancanza di una rete territoriale solida.
Ad ogni modo le chiusure hanno determinato un sovraffollamento /sovraccarico dei Pronto Soccorso ancora operativi, aumentando a dismisura i tempi di attesa e il carico di lavoro per gli operatori sanitari e sociosanitari e lo stress da lavoro correlato.
Il ruolo dell’Oss nei P.S.
In questo contesto così difficile, gli Operatori Socio-Sanitari (OSS) svolgono un ruolo cruciale. Essi rappresentano spesso il primissimo contatto tra il paziente sofferente e la struttura sanitaria, accogliendo e gestendo le emergenze, siano esse reali o percepite. La loro presenza al triage è fondamentale per valutare rapidamente le condizioni dei pazienti e indirizzarli verso il percorso di cura più appropriato.
Nello specifico, parliamo di: pronto intervento, assistenza primaria (misurazione dei parametri vitali e il monitoraggio del paziente), assistenza alle ferite, supporto alla mobilità, riconoscimento delle emergenze, e non meno importante, soccorso e supporto psicologico. Dunque la loro professione richiede una vasta gamma di competenze: dall’assistenza diretta al paziente alla gestione delle dinamiche emotive e psicologiche che si manifestano in situazioni di stress.
Purtroppo, l’ambiente del Pronto Soccorso è diventato teatro di un preoccupante aumento delle aggressioni nei confronti del personale sanitario.
Nel 2023, sono state segnalate oltre 16.000 aggressioni a operatori sanitari in tutto il territorio nazionale, coinvolgendo circa 18.000 professionisti. Nel 2024, questi episodi sono aumentati del 33% in Italia, del 32% in Europa e del 39% nel mondo.
Di questi, una parte significativa riguarda gli OSS, che si trovano non solo nella sala triage ma anche fisicamente nella “camera calda” cioè l’ambiente climatizzato esterno all’ingresso del PS che serve per la prima accoglienza, in prima linea nel rapporto coi pazienti. Le aggressioni non sono solo fisiche; il 68% di esse sono verbali, creando un clima di tensione e insicurezza che compromette la qualità dell’assistenza e il benessere degli operatori. Le cause di questo fenomeno come abbiamo detto sono molteplici.
Possiamo però affermare in generale che la chiusura dei Pronto Soccorso ha portato a un sovraffollamento delle strutture operative e all’aumento dello stress sia per i pazienti, costretti ad attese prolungate, sia per il personale, chiamato a gestire un numero crescente di emergenze con risorse limitate. La carenza di personale è un altro fattore determinante: attualmente, nei Pronto Soccorso italiani mancano oltre 2.000 medici, una situazione che ha un effetto domino sulcarico di lavoro degli OSS e degli altri operatori.
Questo sovraccarico può condurre al burnout, una condizione di esaurimento fisico e mentale che riduce la capacità di gestire situazioni conflittuali e aumenta il rischio di errori riversandosi sull’utenza in un circolo vizioso. Inoltre, l’atmosfera ansiogena che si crea in un Pronto Soccorso sovraffollato può esacerbare le reazioni dei pazienti e dei loro familiari, portando a comportamenti aggressivi. La percezione di una risposta sanitaria inefficace o ritardata alimenta frustrazione e sfiducia nel sistema, che spesso si riversano sul personale in servizio. È imperativo affrontare questa emergenza con interventi mirati.
L’ultima legge varata a riguardo, la 137/2024 introduce il reato di lesioni personali specificamente per tutto il personale sanitario, socio-sanitario, ausiliario.
Quello che possiamo sottolineare pure facendo riferimento all’ultima legge menzionata è la logica emergenziale che spesso la nostra politica ha usato nell’affrontare le problematiche ataviche della sanità. Una logica per cui ad una problematica si pone una soluzione tampone per procrastinarne la sua risoluzione.
È bene sicuramente stabilire pene severe per chi aggredisce il personale sanitario e socio sanitario ma occorrono interventi strutturali. Occorre investire nel potenziamento delle risorse umane dei Pronto Soccorso, garantendo un numero adeguato di operatori e creando ambienti di lavoro sicuri.
È fondamentale promuovere campagne di sensibilizzazione e, potremmo definirla, di rieducazione civica ai sanitari, cioè di educazione nei confronti del personale che si interessa delle nostra cura, rivolte alla cittadinanza, affinché si sviluppi una cultura del rispetto e della comprensione reciproca. Solo attraverso un impegno condiviso potremo assicurare un sistema sanitario efficiente, dove la sicurezza e la dignità del personale e dei pazienti siano al centro dell’attenzione.
In conclusione, il Pronto Soccorso è un pilastro essenziale della nostra sanità pubblica. Proteggere chi vi opera quotidianamente è un dovere imprescindibile, affinché possano continuare a svolgere il loro prezioso lavoro al servizio della collettività.
Federazione Nazionale Migep – Angelo Minghetti
Stati Generali dell’Oss – Gennaro Sorrentino
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