Riceviamo e pubblichiamo una nota a firma di Antonio Squarcella, segretario nazionale del sindacato SHC.
Accogliamo con grande soddisfazione le recenti interrogazioni parlamentari che pongono l’attenzione su temi fondamentali per il futuro della professione oss e sulla controversa figura dell’assistente infermiere. Un sentito ringraziamento va all’onorevole Ilenia Malavasi (Pd) e alla senatrice Barbara Guidolin (M5S), che con le loro iniziative hanno portato in Parlamento questioni che il sindacato SHC denuncia da anni: la mancanza di tutele per gli operatori socio-sanitari e il pericolo di una trasformazione forzata della professione.
Un pericoloso abbassamento degli standard professionali
La crescente spinta verso la creazione di figure ibride, come l’assistente infermiere, rischia di compromettere il ruolo dell’oss, portandolo a una svalutazione professionale, senza un adeguato riconoscimento giuridico ed economico. Questa figura, priva di un inquadramento normativo chiaro e di una formazione adeguata, viene proposta come soluzione a carenze strutturali del sistema sanitario, ma di fatto rappresenta un passo indietro sia in termini di qualità dell’assistenza sia di tutela dei lavoratori.
Il rischio è di relegare gli oss a ruoli indefiniti e sottopagati, privi di copertura assicurativa, con un aggravio di responsabilità senza le necessarie garanzie legali e contrattuali. Questo va in netto contrasto con la Legge Gelli-Bianco (L. 24/2017), che stabilisce l’obbligo di definire con precisione le responsabilità professionali e le coperture assicurative per gli operatori sanitari. Se non si interviene con normative chiare, la categoria rischia di essere sfruttata per colmare lacune organizzative e di personale senza alcun riconoscimento adeguato.
Un cambiamento forzato della professione oss
Negli ultimi anni si assiste a una graduale trasformazione della figura dell’oss, spesso senza un chiaro inquadramento giuridico. Ne sono esempio il tentativo, poi bloccato, di introdurre il corso di oss strumentista di sala operatoria presso l’Azienda Ospedaliera di Padova, oppure la creazione della figura dell’oss di processo all’ospedale Sant’Anna di Como, senza un chiaro percorso formativo riconosciuto a livello nazionale. Queste sperimentazioni, sebbene presentate come innovazioni, rischiano di snaturare il ruolo dell’oss, trasformandolo in una figura jolly, destinata a colmare le carenze di personale infermieristico, ma senza le necessarie competenze e tutele.
L’introduzione di queste nuove mansioni deve avvenire nel rispetto del quadro normativo vigente, come stabilito dal D.lgs. 502/1992 e dalla L. 43/2006, che definiscono i criteri per il riconoscimento delle professioni sanitarie. Senza un intervento legislativo chiaro, si rischia di generare confusione e precarietà, con gravi conseguenze per la qualità dell’assistenza e la sicurezza dei pazienti.
La necessità di un riconoscimento chiaro e di standard formativi adeguati
Da tempo SHC denuncia l’assenza di un adeguato percorso formativo per queste nuove figure. La mancanza di una regolamentazione conforme agli standard europei, definiti dalla Direttiva 2005/36/CE e successive modifiche (Direttiva 2013/55/UE), rischia di isolare professionalmente questi operatori, rendendoli non equiparabili a livello internazionale e limitando le loro possibilità di crescita e mobilità lavorativa.
Non possiamo accettare che l’oss venga utilizzato come una figura di supporto indefinita, costantemente sovraccaricata di responsabilità aggiuntive, senza un corrispondente adeguamento contrattuale ed economico. È necessario un intervento normativo urgente che stabilisca con chiarezza ruolo, competenze e tutele per questi operatori, evitando che vengano sfruttati in nome di un contenimento dei costi sanitari.
Il sindacato SHC continuerà a battersi affinché la categoria degli operatori socio-sanitari ottenga il giusto riconoscimento e la giusta tutela. Non possiamo permettere che questa professione, fondamentale per il funzionamento del sistema sanitario, venga lasciata in un limbo normativo e sfruttata senza garanzie.
È ora che le istituzioni ascoltino le richieste di chi opera ogni giorno a stretto contatto con i pazienti, garantendo non solo una migliore organizzazione del lavoro, ma soprattutto il rispetto della dignità e della professionalità degli oss.
Redazione Nurse Times
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