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Assistente infermiere e oss strumentista in sala operatoria: doppia interrogazione dell’onorevole Malavasi (Pd) al ministro Schillaci

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Malavasi: "Urgente realizzare una riforma delle professioni sanitarie"
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La deputata Ilenia Malavasi (Pd) ha presentato due interrogazioni al ministro della Salute, Orazio Schillaci, in merito rispettivamente alle figure assai discusse dell’assistente infermiere e dell’oss strumentista in sala operatoria. Entrambe prendono spunto dalle lettere che Federazione Migep, Stati Generali Os e SHC OSS hanno inviato alle istituzioni competenti per chiedere chiarimenti su tali tematiche.

L’interrogazione sull’assistente infermiere

La prima interrogazione a firma Malavasi riguarda la proposta di recepire l’assistente infermiere nel Ccnl in discussione tra Aran e organizzazioni sindacali, inserendo la nuova figura nell’area degli assistenti con il ruolo sociosanitario. Una proposta che “solleva forti criticità, sottolineate ormai da tempo dalle federazioni, oltre che dalla maggioranza dei professionisti sanitari e dagli stessi sindacati”.

“La perplessità maggiore – sottolinea Malavasi in premessa – riguarda la parte legale e giuridica, che necessitano urgentemente di un approfondito confronto tecnico/istituzionale al fine di evitare ricadute negative tanto sui professionisti quanto sull’utenza. L’assistente infermiere, così come delineato nella bozza di Contratto, non rientra nella classificazione di figura sanitaria, ai sensi del D.Lgs. 502/1992 e successive modifiche, restando all’interno dell’area tecnica, secondo la L. 43/2006 e in base agli allegati che ne descrivono l’ambito giuridico. Ciò crea un’ambiguità rispetto ai ruoli e alle competenze all’interno del comparto.

Sempre nella premessa: “In particolare, si segnala che tale configurazione comporta: la mancanza di copertura assicurativa per colpa grave e responsabilità professionale, in violazione delle disposizioni previste dalla Legge n. 24/2017, esponendo sia i professionisti che gli utenti a potenziali rischi; l’assenza di percorsi formativi conformi agli standard europei stabiliti dalla Direttiva 2005/36/CE e successive modifiche (Direttiva 2013/55/UE), che rappresenta un pericolo per la sicurezza dei pazienti e non consente alla figura professionale di raggiungere un livello di competenza paragonabile a quello delle omologhe figure europee; una problematica definizione degli standard minimi di assistenza (LEA) e distribuzione all’interno delle strutture sanitarie pubbliche e private”.

A tal proposito, “l’introduzione di una nuova figura ibrida e poco definita comporta una ridefinizione dei LEA e dei PTFP regionali, che risulterebbe essere problematica per via della mancanza di chiarezza e distinzioni giuridico-professionali che l’assistente infermiere porterà inevitabilmente all’interno delle dinamiche con le altre figure del comparto, nel rapporto con le altre figure professionali e, in particolare, con gli oss”.

Tutto ciò premesso, Malavasi chiede al ministro della Salute di sapere: “se non ritenga, alla luce delle suddette problematiche messe in evidenza: avviare un confronto immediato con le federazioni di settore e le forze sindacali al fine di chiarire la natura giuridica e contrattuale della figura dell’assistente infermiere; definire strumenti adeguati di tutela legale e assicurativa per i professionisti del comparto; avviare una revisione dei percorsi formativi in linea con gli standard europei; prevenire sovrapposizioni e conflitti di competenze tra oss, infermieri e altre figure sanitarie, garantire una chiara definizione dei ruoli, garantendo in tale modo sia la valorizzazione dei differenti profili professionali, sia la sicurezza tanto degli operatori, tanto dei pazienti, nonché la qualità dei percorsi di cura”.

L’interrogazione sugli oss strumentisti in sala operatoria

La seconda interrogazione a firma Malavasi riguarda l’iniziativa dell’ospedale di Padova di avviare un corso interno per formare oss come strumentisti in sala operatoria. Progetto che “solleva numerose preoccupazioni, poiché implica l’assegnazione agli oss della sala operatoria di attività tecniche e sanitarie, ponendoli al centro del processo di cura del paziente”. Si tratta di “responsabilità rilevanti, affidate attraverso un percorso formativo di sole 200 ore, rivolto esclusivamente a volontari oss, che da un lato lascia aperti seri interrogativi in termini di legittimità, efficacia e sicurezza, dall’altro presenta evidenti lacune formative rispetto alla complessità delle competenze richieste”.

Scrive Malavasi in premessa: “A parere dell’interrogante, in mancanza di una chiara normativa che definisca il profilo economico e giuridico dell’oss, questa iniziativa rappresenta un ulteriore spostamento verso un ruolo indipendente dalla figura infermieristica, con una responsabilità che implica la preparazione, la corretta gestione e la verifica iniziale e finale di dispositivi e materiali necessari in sala operatoria”

E ancora: “Pur ritenendo necessaria la crescita della figura dell’oss, attraverso un suo inserimento in un contesto flessibile e dinamico sia nel settore pubblico che privato, essa non può rappresentare la soluzione per sopperire alla carenza di personale infermieristico. Questo scenario, peraltro, si inserisce in un contesto segnato da carenze contrattuali e difficoltà strutturali: l’assistenza di base, compito originario dell’oss, sta gradualmente evolvendo verso competenze di tipo infermieristico, con un aumento delle responsabilità non accompagnato da un riconoscimento adeguato, né da una formazione obbligatoria prevista per legge. Tale modello formativo rischia inoltre di ridurre il numero di infermieri strumentisti, causando potenzialmente un impatto negativo sulla qualità delle cure e sulla sicurezza degli interventi”.

Sempre Malavasi: “A parere dell’interrogante rappresenta un vulnus paragonare un corso di breve durata rivolto agli oss ai percorsi universitari post-diploma e ai master specialistici richiesti agli infermieri per operare in sala operatoria. La discrepanza formativa e la mancanza di esperienza potrebbero aumentare i rischi di errore, mettendo a repentaglio la sicurezza del paziente e degli stessi operatori. Ad oggi la normativa vigente (Legge n. 43 dell’1 febbraio 2006) definisce chiaramente i limiti della figura dell’oss, che resta ancorata all’area tecnica. In questo senso il progetto proposto dall’ospedale di Padova deve essere valutato con estrema attenzione. L’introduzione della figura dell’oss strumentista non può violare diritti contrattuali e normative vigenti, in assenza di un adeguamento legislativo da parte di enti regolatori nazionali e regionali, compromettendo il benessere psicofisico dei lavoratori e la sicurezza dei pazienti”.

Tutto ciò premesso, Malavasi chiede al ministro della Salute “di sapere: se corrisponde al vero che il corso è stato sospeso dai vertici dell’azienda ospedaliera di Padova; cosa pensa di fare il ministro interrogato per evitare che una simile iniziativa possa essere replicata, avviando contestualmente un dialogo tra tutte le parti coinvolte al fine di identificare soluzioni sostenibili che rispettino la professionalità e la sicurezza degli operatori socio-sanitari”.

Redazione Nurse Times

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