Nelle ultime ore diversi giornali e programmi televisivi di informazione giornalistica si stanno occupando della tragedia accaduta all’Hotel Rigopiano a Farindola travolto da una slavina provocata dalle scosse di terremoto che ha coinvolto trenta dispersi e due superstiti tratti in salvo dagli uomini del soccorso alpino della guardia di Finanza; una delle due vittime, in particolare, è risultata in stato di ipotermia ed è stata subito trasportata e assistita nell’ospedale di Pescara (VEDI).
Ma cosa occorre fare quando un sopravvissuto si trova in stato ipotermico?
Il trattamento nella fase di primo soccorso deve mirare a prevenire la fibrillazione ventricolare e a ridurre ulteriormente la perdita di calore corporeo riscaldando il corpo del sopravvissuto sia prima che durante il trasporto in ospedale: più precisamente, va trattato in un luogo sicuro e termicamente protetto rimuovendo eventuali indumenti bagnati, coperto in un sacco a pelo fino al capo e riscaldato, se disponibili, con con stufe o altre sorgenti di calore; si raccomanda, ancora, di proteggere le vie aeree, di far assumere cibi contenenti carboidrati o bevande calde solo se è conservata la capacità deglutitoria e di evitare alcool e caffeina che stimolano rispettivamente la vasodilatazione e la disidratazione.
Se la vittima si trova in stato di ipotermia severa, e dunque la sua temperatura scende al di sotto dei 28°C, deve essere trattato come se fosse in pericolo di vita prestando particolare attenzione all’apparato cardio-respiratorio: infatti, se il soggetto respira si somministra ossigeno umidificato a 10 L/min tramite maschera con reservoir per prevenire l’ipossia, ridurre il rischio di fibrillazione ventricolare e trattare l’edema polmonare; se, invece, non respira autonomamente la ventilazione deve essere iniziata con pallone AMBU raccordato ad una fonte di ossigeno umidificato evitando assolutamente l’iperventilazione dato che ciò può indurre fibrillazione ventricolare, mentre se l’assistito è in arresto cardiaco devono essere iniziate le manovre di rianimazione cardiopolmonare che dovranno proseguire fino all’arrivo in ospedale.
Nella gestione ospedaliera il trattamento dei pazienti ipotermici è mirato prioritariamente a garantire il supporto cardiopolmonare, ad espandere il volume plasmatico, a monitorare le condizioni del paziente e a garantire un adeguato riscaldamento.
Gli interventi quindi da attuare sono costituiti dall’intubazione nei casi in cui il paziente non respira autonomamente, dal reperimento di un accesso venoso per ottenere ripetutamente campioni di sangue le cui analisi diventano necessarie per una valutazione costante e per somministrare soluzioni cristalloidi pre-riscaldate a 45°C atte a mantenere la pressione sanguigna e la perfusione coronarica, dall’inserimento di un catetere Foley per monitorare la diuresi e fornire campioni per le analisi delle urine, dall’esecuzione di un ECG a 12 derivazioni per il monitoraggio cardiaco continuo per il quale dovrà essere posta attenzione all’adeguata trasmissione degli impulsi elettrici agli elettrodi elettrocardiografici preclusa dalla cute fredda, dall’inizio e dal proseguimento della rianimazione cardiopolmonare fino al raggiungimento di 32°C con riscaldamento attivo che dovrà avvenire molto lentamente dato che in caso contrario si provocherebbe vasodilatazione generalizzata con comparsa di ipotensione e shock.
La redazione di Nurse Times esprime profonda gratitudine ai soccorritori e ai professionisti sanitari che stanno svolgendo il proprio lavoro senza sosta e con straordinaria temerarietà nonostante le tante e numerose difficoltà nelle regioni colpite dalla morsa della neve e dal terremoto.
Anna Arnone
Fonti:
https://ilcentro.gelocal.it/pescara/cronaca/2017/01/19/news/hotel-rigopiano-di-marco-ci-sono-molti-feriti-1.14738353?refresh_ce
Saiani L., Brugnolli A., Trattato di cure infermieristiche Editore Idelson-Gnocchi seconda edizione ottobre 2014
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