Quando si dice che la realtà supera la fantasia, posso tranquillamente far riferimento alle varie testimonianze di moltissimi colleghi Infermieri
Storie che hanno come minimi comuni denominatori sfruttamento, omertà e dispregio dei diritti: tre fenomeni dilaganti nel panorama infermieristico odierno!
Ho ascoltato attonita il racconto di un giovane collega plurilaureato (quindi Laureato in Infermieristica e Dottore in Scienze Infermieristiche) con il massimo dei voti, in cerca di occupazione ed imbattutosi in una residenza per anziani in cui il Direttore (un medico) gli paventa una trattamento economico di mille euro al mese (con partita iva) per 5 ore di lavoro giornaliere.
Anzi, gli comunica anche che, visto il suo curriculum, gli vuole attribuire un ruolo di responsabilità.
Lui accetta e subito si rende conto di alcune criticità tipo l’orario non assolutamente sufficiente per svolgere le attività infermieristiche necessarie ai 53 pazienti.
I suoi colleghi arrivano prima al lavoro e vanno via più tardi, senza gravare sul monte ore, quindi in maniera assolutamente gratuita e fuori dall’orario stabilito, senza sognarsi di farlo presente al datore di lavoro.
In infermeria manca un lavandino, contravvenendo ai normali canoni di igiene con ovvio pericolo per operatori sanitari e pazienti.
Il giovane professionista si reca dal Direttore ad esporre le criticità come concordato.
Egli, in prima istanza, sembra accettare salvo poi perdere le staffe andando avanti nella conversazione, fino ad arrivare a dire: “lei chi crede di essere? Lo sa che io posso fare quello che fa lei, ma lei non può fare ciò che faccio io?”
La situazione degenera ed il ragazzo si dimette seduta stante!
Ho ascoltato attonita la testimonianza di una collega che, reduce da un’esperienza all’estero, è stata accolta in una struttura privata presso una unità operativa di area critica in cui le vengono proposte delle turnazioni del tutto illegali (72 ore di reperibilità).
Racconti sulla scarsa professionalità dei colleghi, del non rispetto dei minimi standard di sicurezza, di come gli Infermieri trovino normale fare le pulizie e prendano (loro!) disposizioni dal personale di supporto, inseriti in quella che sembra essere più una catena di montaggio piuttosto che un luogo di cura in cui si esprimono veri professionisti! Una situazione che la spinge a valutare se continuare o abbandonare il posto di lavoro, che la fa entrare in una situazione di ansia e disagio.
Preferirebbe dedicarsi ad altro!
Ricevo testimonianze da studenti di Infermieristica che, al primo anno, vengono affiancati dagli oss!
Sfruttati come forza lavoro perché gli fanno credere che quelle attività spettino a loro!
Io mi chiedo dove sia il rispetto per una categoria di professionisti, dov’è il rispetto di un percorso di studi universitario per cui si studia e si pagano tasse?
Dov’è la consapevolezza e la dignità professionale che dovremmo avere anche sancite dal nostro codice deontologico?
Possibile che la tutela sia affidata solo ed esclusivamente ad iniziative private che il più delle volte si trasformano in strumenti di ricatto veri e propri?
E’ tollerabile che si consumino dei veri e propri sfruttamenti legalizzati?
Negli annunci di lavoro veniamo accostati alle badanti, agli oss e quant’altro (VEDI); nel privato ci propongono incarichi a tempo determinato con paghe al limite della decenza (VEDI); strutture pubbliche carenti di figure di supporto che di fatto favoriscono il DEMANSIONAMENTO (VEDI)!
Non parliamo poi dell’opinione pubblica che ci considera dei manovali!
Insomma, una questione annosa che vede la comunità infermieristica in seria difficoltà ed impossibilitata a far fronte in maniera competente alle esigenze della cittadinanza.
Ecco, su questo vorrei porre l’attenzione.
Le situazioni narrate, portano indubbiamente ad un gioco al ribasso in cui a farne le spese è la qualità dell’assistenza erogata!
Sicuramente complice il periodo storico non favorevole, facciamo molta fatica ad affermare la nostra presenza anche laddove la nostra figura sarebbe il gold standard!
Agli “onori” delle cronache arrivano prese di posizione come quella della Regione Toscana, Assessorato alla Salute che non di certo incentivano l’evoluzione professionale degli Infermieri.
Anzi, puntano ad affermare la supremazia della classe medica dando loro l’esclusiva anche di coordinare e pianificare attività e servizi di ambito infermieristico in cui Colleghi che possiedono l’adeguato background e bagaglio culturale sarebbero nel proprio campo di azione, semplicemente! (Vedi)
D’altronde la stessa Regione, nella persona del Governatore Rossi si era adoperato ad inviare una lettera a Quotidiano Sanità in cui abbiamo appreso la sua volontà di colmare le carenze del personale infermieristico in pensione, con “un certo numero di operatori socio sanitari preparati e pieni di voglia di fare e non ancora colpiti da quel fenomeno serio come il Burn-out!” (Vedi)
O la vicenda recente che vede protagonista il Direttore Generale del Policlinico Di Bari che, firmato il provvedimento per la soppressione di 5 Dirigenti delle Professioni Sanitarie sostituendoli con figure differenti dalla pianta organica, è poi tornato sui suoi passi dopo interventi da parte della politica e del Presidente Ipasvi Bari Andreula (Vedi).
Insomma, la fotografia che ci troviamo davanti non è di certo corredata da una rosea cornice che ci faccia sperare di essere su una strada agevole e scevra di condizionamenti e pregiudizi; nonché ostacoli continui ed ingerenze negative, frutto della scarsa conoscenza della Professione Infermieristica e delle sue potenzialità che sono comunque contenute nella sua intrinseca natura!
Di contro assistiamo al dibattito sulle competenze avanzate il cui riconoscimento, allo stato attuale, sarebbe auspicabile e risulterebbe la fisiologica implementazione di una Professione che ha subito un’evoluzione dal punto di vista legislativo e formativo, seppur con enormi criticità in essere.
Non da ultimo la disoccupazione cronica ed il mancato riconoscimento economico.
Sono decenni che gli Infermieri Italiani attendono e si interrogano giornalmente, ma le soluzioni tardano ad arrivare; il gap generazionale è marcato; il bisogno di aggiornamento della formazione universitaria è necessario; le prospettive lavorative sono deprimenti; i riconoscimenti professionali scarsissimi.
Gli Infermieri sono qui: guardano, studiano, protestano, dissentono!
Intanto portano avanti un sistema sanitario che tende a non valorizzare affatto, allo stato attuale, tutti i professionisti intellettuali.
Non c’è bisogno di ricordare gli innumerevoli spiacevoli episodi in cui veniamo scambiati per inservienti, badanti, camerieri e quant’altro.
La questione culturale è aperta e tutt’altro che risolta. Non è ammissibile e credo che siamo l’unica categoria che, all’approccio con l’utenza, si debba prima guadagnare la credibilità che ad altre categorie è riconosciuta di defalult (vedi classe medica).
Sono aperte e tristemente reali, questioni che infangano la comunità professionale, come quella del demansionamento e dello svilimento professionale.
Aspettiamo risposte concrete a quesiti che continuiamo a porre a gran voce, soluzioni adeguate al panorama attuale, scelte coraggiose,valorizzazione professionale, aggiornamento dei percorsi formativi e degli insegnamenti…
Attendiamo…
ANNA DI MARTINO
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