Riceviamo e pubblichiamo integralmente la lettera di un collega infermiere trasferitosi in UK
Luigi, questo il suo nome, oltre a raccontarci di come lassù il suo lavoro sia ora gratificante, appagante e con molte possibilità di carriera; asserisce convinto che per organizzare uno sciopero nazionale degli infermieri qui in Italia tornerebbe subito.
“Salve Alessio. Mi presento, mi chiamo Luigi Donato e sono un infermiere calabrese. Ho lavorato per ben 6 anni in Italia ma, dopo lunghe battaglie, ho deciso di trasferirmi in Inghilterra.
Lavoro qui ormai da 2 anni e mezzo, mi trovo molto bene, anche se devo dire che preferisco di gran lunga il SSN italiano.
Per trovare lavoro quassù, dopo l’iscrizione all’NMC, basta fare un colloquio di lavoro, corroborato da un test di matematica (per dimostrare che sai calcolare le giuste dosi di farmaci e sai fare le proporzioni). Niente concorsi infiniti, avvisi pubblici e strane dinamiche che prevedono qualche santo in paradiso e/o una burocrazia infinita.
E una volta che sei assunto… lavorare in Inghilterra è molto gratificante, sotto diversi punti di vista: mi sento appagato, ho possibilità di fare carriera in diversi modi (ci sono 30/35 specializzazioni diverse alle quali un infermiere può ambire), grazie ad una meritocrazia che funziona davvero (anche se non nego che pure qui ci sono delle ‘raccomandazioni’), ho possibilità di fare extra con altre agenzie esterne, ho un massimo di 6 pazienti da gestire (anche se ciò dipende dove lavori, ovviamente), posso cambiare reparto quando voglio (dopo 3 mesi ) e ho diritto alle ferie ogni 2 mesi.
Quassù è altresì possibile avere un confronto con il medico praticamente sempre, dal primario al laureando; e non c’è guerra tra OSS e Infermieri.
A proposito… l’OSS in Inghilterra, esegue anche prelievi, posiziona cannule e sostituisce le borse delle stomie; non si dedica, perciò, solo a giroletti e igiene del paziente!
In UK ci sono anche degli enti, Occupational Health e Help Service, che ti aiutano e ti supportano, in situazioni di ‘overstress’ o altri problemi di salute.
E nei nostri reparti esistono anche i ‘Datix report’, che non sono altro che dei rapporti scritti, compilati quando qualcuno di noi commette un errore.
Nulla di punitivo, per carità: sono semplicemente degli strumenti per capire dove, come e perché è si è verificato il fatto; in modo da evitare una eventuale ripetizione dello stesso, con il supporto della Ward Manager (la persona che gestisce il reparto sotto l’aspetto turnistico e delle spese) e la Matron (la caposala).
Ovviamente dello stare quassù ci sono anche alcuni contro, ma… io vorrei che tutti i pro (ce ne sono molti) arrivassero anche in Italia, per arricchire il nostro SSN.
Non capisco e non mi capacito del perché nel Bel Paese non si possa proprio sperare di migliorare.
Ho lavorato per ben 6 anni in Italia, avevo anche organizzato tramite CGIL uno sciopero per cambiare le cose e coinvolto anche RAI 3; avevo raccolto 120 firme, cioè di tutto il personale della struttura dove prestavo la mia opera.
Ero pronto a lottare, ad andare avanti per migliorare la situazione mia e dei miei colleghi; ma… poi, un bel giorno, arrivò il nostro datore di lavoro, iniziò a minacciare tutti di licenziamento e un sacco di gente chiese la cancellazione delle proprie firme.
Rimanemmo solo in 16. Così gettai la spugna… e oggi mi ritrovo qui.
Non demordo, però… vorrei tanto che si organizzasse un nuovo sciopero, in Italia, stavolta su scala nazionale.
Uno sciopero che dovrebbe sancire una sorta di nuovo inizio per la professione infermieristica. Evento per cui, anche se ora vivo e lavoro quassù, troverei il modo di mettermi a completa disposizione, anche come organizzatore.
Una cosa è certa: per mettere insieme qualcosa del genere, gli infermieri italiani avrebbero bisogno di 2 o 3 persone come front leaders, che credano fermamente in questa professione e che conoscano bene le leggi.
Che cosa ne pensa?
Saluti.”
Caro Luigi… penso che per organizzare qualcosa di estremo e di eclatante, come uno sciopero a livello nazionale, ci sia bisogno in primis di smuovere e di unire le coscienze dei tantissimi infermieri italiani.
Che sono ancora troppo dormienti, confuse e divise.
Impresa a dir poco ardua, ma… le assicuro che ci stiamo lavorando.
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