La molecola del Rivaroxaban è un anticoagulante orale e la sua biodisponibilità dopo assunzione supera l’80% e l’assorbimento si realizza in 2/4 ore
In associazione con un antiaggregante, quale l’aspirina, ha effetto preventivo (prevenzione secondaria) su accidenti cardiovascolari.
Si è voluto studiare l’effetto del Rivaroxaban in associazione con Aspirina e da solo, valutando le sue potenzialità e gli effetti dannosi.
In uno studio a doppio cieco sono state reclutate 27.395 unità e valutato se da solo il Rivaroxaban avesse medesimo effetto di prevenzione cardiovascolare secondaria.
Il braccio è stato così suddiviso:
- rivaroxaban (2,5 mg due volte al giorno) ed aspirina (100 mg una volta al giorno),
- ricevere rivaroxaban (5 mg due volte al giorno) oppure
- aspirina (100 mg una volta al giorno).
Si segnala che i partecipanti erano affetti da malattia vascolare aterosclerotica.
L’enpoint primario era un composito di morte cardiovascolare, ictus, o infarto miocardico.
Lo studio è stato interrotto per la superiorità del gruppo rivaroxaban-plus-aspirina dopo un follow-up medio di 23 mesi.
L’enpoint primario si è verificato in meno pazienti del gruppo rivaroxaban-plus-aspirina rispetto al gruppo che assumeva solo aspirina (379 pazienti [4,1%] contro 496 pazienti [5,4%], ma sono stati riscontrati eventi di sanguinamento maggiori in più pazienti del gruppo rivaroxaban-plus-aspirina (288 pazienti [3,1%] contro 170 pazienti.
I decessi registrati sono stati 313 (3,4%) nel gruppo rivaroxaban-plus-aspirina rispetto a 378 (4,1%) nel gruppo con sola aspirina.
Concludendo, tra i pazienti con malattia vascolare aterosclerotica stabile, quelli assegnati a rivaroxaban (2,5 mg due volte al giorno) più aspirina avevano risultati cardiovascolari migliori , ma con maggiori eventi di sanguinamento.
Significativo è stato il rilievo di Rivaroxaban ,5 mg due volte al giorno, da solo; che non ha portato a risultati cardiovascolari migliori rispetto all’aspirina da sola : di contro ha portato ad eventi di sanguinamento.
CALABRESE Michele
Fonte:
John W. Eikelboom – N Engl J Med 2017; 377:1319-1330October 5, 2017 DOI: 10.1056/NEJMoa1709118.
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