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Liste d’attesa e fondi per i farmaci innovativi, la parola a Bartolazzi

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Carenza di medici, Bartolazzi elogia Regioni e sindacati
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Il sottosegretario alla Salute si è espresso su questi temi durante l’intervento in Commissione Affari Sociali alla Camera.

“Le carenze di personale non costituiscono il fattore principale in relazione all’allungamento delle liste di attesa, in quanto le maggiori responsabilità sono dovute a una governance fallimentare degli ospedali. In molti casi i chirurghi più capaci hanno un accesso contingentato alle sale operatorie. Sarebbe opportuno favorire la specializzazione delle singole strutture ospedaliere. Mi assumerò la responsabilità di verificare personalmente, anche attraverso ispezioni, le situazioni di inefficienza”. Così il sottosegretario alla Salute, Armando Bartolazzi, è intervenuto in Commissione Affari Sociali alla Camera per chiarire alcuni aspetti legati al disegno di legge di Bilancio 2019.

Tra gli argomenti toccati nelle precisazioni fornite in risposta ai diversi quesiti posti dai parlamentari nelle precedenti sessioni della Commissione, anche quello legato ai fondi per i farmaci innovativi non utilizzati. Innanzitutto il sottosegretario ha rassicurato i parlamentari sul rinnovo di questi fondi ad hoc, anche per gli anni a venire: “La legge 232/2016 (legge Bilancio 2017), art. 1 commi 400 e 401, ha istituito i fondi in parola a decorrere dal 1 gennaio 2017. Il Ddl di bilancio per il 2019 non prevede modifiche al riguardo, lasciando inalterata la consistenza e la finalità dei predetti fondi”.

E ancora: “Sebbene la spesa dei farmaci innovativi oncologici e non oncologici nel 2017 sia stata più bassa rispetto ai fondi, ciascuno di 500 milioni di euro, non ci sono residui da utilizzare per finalità diverse dal finanziamento della spesa per i predetti farmaci innovativi. Questo ministero, peraltro, sta valutando come assicurare i necessari finanziamenti di nuove terapie particolarmente costose, soprattutto con riferimento allo sviluppo di nuove terapie geniche, per le quali, tra l’altro, sarà necessario prevedere gli standard che i centri di riferimento dovranno avere per il loro utilizzo. Preliminarmente si deve rammentare che, sulla base della normativa vigente, laddove le risorse previste nei fondi non siano totalmente impiegate per le finalità sopra evidenziate, esse debbano confluire nella quota di finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard a cui concorre lo Stato, senza alcun particolare vincolo di destinazione”.

In riferimento all’anno 2017, viene così spiegato come, per i farmaci innovativi non oncologici, la spesa risultante dal rapporto di monitoraggio Aifa al 31 gennaio 2018 sia stata pari a 308 milioni di euro, a fronte di 500 milioni di Fondo dedicato: “Per l’anno 2017, solo per i farmaci innovativi non oncologici si provvede al riparto nell’anno di competenza, sulla base della quota di accesso, operando i conguagli nell’anno successivo, mentre per i farmaci oncologici si attribuiscono le risorse sulla base della quota di accesso in maniera definitiva. La quota di spesa dei farmaci innovativi non oncologici non consuntivata sarà comunque ripartita alle regioni sulla base delle quote di accesso del Fsn, fino a utilizzare l’intera somma del fondo di 500 milioni”.

Quanto ai farmaci innovativi oncologici, la spesa risultante dal rapporto di monitoraggio Aifa al 31 gennaio 2018 è risultata pari a 409 milioni, a fronte di 500 milioni di Fondo. A tal proposito, il sottosegretario ha innanzitutto ha spiegato: “Attraverso un positivo utilizzo degli strumenti offerti dalla legge è stato possibile garantire il pieno accesso alle terapie innovative, pur con un minore impatto sulla spesa. Anche grazie alle ultime negoziazioni dei prezzi, soprattutto dei nuovi farmaci per il trattamento dell’Hcv nel corso del 2017, nonché alle rinegoziazioni intervenute a seguito della revisione dei criteri di trattamento, è stato garantito l’accesso alle terapie innovative, pur con un minore impatto sulla spesa. In ogni caso, a decorrere dal 2018 i fondi saranno ripartiti secondo il criterio della quota di accesso nell’anno di competenza, a titolo di acconto, e nell’anno successivo saranno operati i conguagli”.

Di fatto, nella sua spiegazione, Batolazzi ha però smentito quanto sostenuto dall’altro ormai ex sottosegretario alla Salute, Maurizio Fugatti, il quale lo scorso 4 ottobre spiegò che le risorse destinate al finanziamento dei farmaci innovativi per l’epatite C rimaste inutilizzate “saranno rese disponibili nella prossima legge di Bilancio, a finanziare per l’anno 2018 i rinnovi contrattuali del personale dipendente del Servizio sanitario nazionale, recentemente siglati”.

Sempre in tema di contratti, Bartolazzi ha poi chiarito: “Nel finanziamento corrente del fabbisogno sanitario nazionale per il triennio 2019-2021, contenuto nel Ddl Bilancio 2019, sono ricompresi anche gli oneri relativi ai rinnovi di contratti e convenzioni del personale del Ssn. Per quanto riguarda gli oneri relativi ai rinnovi contrattuali 2016-2018, secondo quanto rappresentato dal Mef con recentissima nota del 12 novembre, non vi sono ulteriori risorse da riconoscere, in quanto i livelli di finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale per il triennio 2016-2018, contenuti nella legge di bilancio 2018, tengono già conto dell’esigenza di garantire i predetti rinnovi contrattuali”.

Quanto poi alla lamentata assenza di fondi ad hoc per favorire l’assunzione di personale, il sottosegretario ha segnalato che con la legge di Bilancio il ministero della Salute si è posto l’obiettivo di approvare il nuovo Patto per la salute 2019-2021 entro il 31 gennaio 2019, “in modo da collegare i previsti aumenti, nel triennio, del Fondo sanitario nazionale alle misure di programmazione e di miglioramento della qualità delle cure e dei servizi erogati e di efficientamento dei costi che verranno nel frattempo concordate con le Regioni nella forma dell’intesa”. E ha aggiunto: “Tra tali misure è specificamente indicata quella relativa alla valutazione dei fabbisogni del personale del Ssn e ai riflessi sulla programmazione della formazione di base e specialistica, nonché sulle necessità assunzionali, ivi compreso proprio l’aggiornamento del parametro di riferimento relativo al personale”.

Un punto è rimasto inevaso, però, nella risposta di Bartolazzi: come le Regioni, specie quelle più in difficoltà e sottoposte a piano di rientro, possono migliorare la loro attuale situazione in tema di personale, senza alcun finanziamento ad hoc? Domanda legittima, visto che gli aumenti previsti, compreso quello di 1 miliardo per il 2019, che verrà quasi interamente assorbito per il rinnovo dei contratti, restano vincolati al raggiungimenti di obiettivi difficilmente raggiungibili, a cominciare dalla sottoscrizione del nuovo Patto per la salute in appena due mesi.

Infine, quanto ai finanziamenti sia per le nuove borse di specializzazione (+22,5 milioni di euro per il 2019, fino a +100 milioni di euro dal 2023) sia per le borse di studio per i medici di medicina generale (+10 milioni di euro), il sottosegretario ha spiegato che “tali finanziamenti afferiscono al capitolo di spesa 2700, iscritto nello stato di previsione del ministero dell’Economia e delle finanze, che rappresenta una copertura distinta dal finanziamento per il fabbisogno sanitario per i Lea”.

Redazione Nurse Times

Fonte: www.quotidianosania.it

 

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