Articolo 32. La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge
Mai come in questo momento storico questo diritto fondamentale sancito dalla nostra COSTITUZIONE è in pericolo, un pericolo che viene da lontano, ma che oggi si palesa in tutta la sua drammatica potenza,capace di spazzare via il sistema pubblico ed universalista previsto dalla legge 833/1978.
La trasformazione, con la legge 502/92, delle USL previste dalla legge 833/78 in ASL ed AZIENDE OSPEDALIERE e quindi la cosiddetta aziendalizzazione della salute ha dato il primo mortale colpo.
La riforma del titolo V della costituzione avvenuta con la legge costituzionale 3/2001 trasferendo alle regioni la competenza sanitaria e creando di fatto 20 SSR molto diversi tra loro ed assolutamente eterogenei per servizi, qualità ed accessibilità ha dato il secondo mortale colpo.
Se da una parte l’intento poteva essere quello di portare più vicino alle popolazioni la salute, dall’altro invece, dall’altro soprattutto con l’avvento della crisi economica ed il dissesto finanziario di alcune regioni, il risultato è stato nei fatti quello di avere delle sanità di serie A, altre di serie B ed infine altre ancora di serie C.
Le varie regioni, infine, incalzate dai piani di rientro e dagli “sperperi” di denaro pubblico operati negli anni precedenti hanno dovuto tagliare con la scure personale, professionalità, posti letto ed interi ospedali, bloccandosi persino nell’acquisizione delle più moderne tecnologie. Tutto questo ha, specialmente in alcune regioni, ridotto al lumicino la qualità del nostro sistema salute, inoltre molte regioni lo hanno di fatto appaltato ad aziende private.
Un classico esempio sono gli infermieri in affitto, un meccanismo perverso per cui non potendo assumere direttamente gli infermieri le varie aziende hanno fatto ricorso alle agenzie interinali e/o a cooperative e ditte varie. Questo per gli infermieri ha significato dover soggiacere, per poter lavorare, ai ricatti schiavisti di queste aziende che offrono paghe irrisorie (vedi il popolo delle partite iva), e nel contempo aumento dei costi del personale per le aziende pubbliche.
Possiamo però anche parlare di ospedali e cliniche private che operano in convenzione con le varie regioni, utilizzando contratti di lavoro davvero discutibili e speculando anche qui sulla pelle dei poveri infermieri, medici, tecnici, etc delle regioni e dei cittadini.
Lo sfacelo di questa situazione è ormai sotto gli occhi di tutti, dei cittadini, dei pazienti ed anche di tutti gli infermieri italiani che insieme ai primi ne pagano pesantemente il prezzo: i primi in termini di qualità i secondi in termini di qualità del lavoro.
La professione in barba a tutta l’evoluzione normativa e formativa che negli ultimi decenni hanno elevato gli infermieri al rango di PROFESSIONISTI INTELLETTUALI è ridotta in termini di autonomia, di credibilità contrattuale, di occupazione, di considerazione e di prestigio (ben peggio degli anni ’70).
In altri termini a causa di tutto ciò quella che doveva essere una evoluzione si è trasformata in una vera e propria involuzione fino al punto che io che sono un infermiere che ha iniziato a lavorare nel 1980 non ho remore a dire che stavamo molto meglio allora anche con il mansionario.
Se gli infermieri stanno male, tanto che oggi nel nostro paese parliamo di una vera e propria questione infermieristica che va affrontata e risolta ai massimi livelli, i cittadini ed i nostri pazienti non stanno certamente meglio. Infatti si stima che un cittadino su quattro abbia negli ultimi anni rinunciato ad effettuare visite od esami a causa delle interminabili liste di attesa, del loro costo e della scarsa qualità delle strutture sanitarie.
Allora questi due disagi debbono per forza di cose coincidere, camminare di pari passo, perchè in fondo rimettere in piedi questa sanità è un obiettivo comune, significa mettere mano e risolvere anche la questione infermieristica.
I cambiamenti sempre più pressanti dei bisogni di salute della popolazione, la cronicità sempre più diffusa, il crescere dell’età media della popolazione ed il bisogno crescente di prevenzione pongono una sfida epocale:
CAMBIARE UN PARADIGMA PASSARE DAL CURARE UNA MALATTIA AL PRENDERSI CURA DELLE PERSONE E DEL TESSUTO SOCIALE.
Questo per loro natura e per loro mandato professionale (vedi profilo professionale dell’infermiere) lo possono fare e garantire solamente gli infermieri.
Investire su di essi è la linea di demarcazione tra avere un servizio sanitario utile, efficace e sostenibile oppure il fallimento del servizio sanitario nel suo complesso. Non possiamo più affrontare i problemi di salute di un intera popolazione oggi nel 2018 come facevamo nel 1900. E’ passato più di un secolo e le cose non sono e non possono essere più le stesse, così come gli infermieri non sono più quelli di inizio 1900.
QUESTO E’ QUELLO CHE TUTTI INSIEME DOBBIAMO CHIEDERE ALLA POLITICA ED AD ESSA DOBBIAMO CHIEDERE RISPOSTE CONCRETE E TANGIBILI.
Noi infermieri abbiamo già da tempo un patto con i cittadini ed è ora che diventi esigibile noi con le nostre capacità e potenzialità,loro con i loro bisogni inascoltati insieme possiamo farcela.
Cambiare la sanità nel suo intimo, dare più spazio professionale e maggiore riconoscimento sociale ed economico agli infermieri ed ai nuovi e moderni modelli organizzativi basati sul prendersi cura significa mettere al riparo per il prossimo futuro il diritto alla salute che ricordiamo è sancito e garantito dalla nostra costituzione.
In questa battaglia di civiltà c’è posto per tutti. Ognuno deve poter e saper fare la sua parte. Serve il contributo di tutti i professionisti sanitari, dei cittadini e della politica che difronte a questo sfacelo ha il dovere di aprire gli occhi e porsi delle domande.
Noi infermieri ci siamo e vogliamo essere in prima fila perchè fare questo significa finalmente poter sciogliere le catene che tengono affossata e vilipesa la nostra professione relegano al ruolo di cenerentole della sanità nonostante le norme vigenti e la formazione elevata ci descrivano invece come protagonisti del futuro.
Una sanità adeguata ai tempi, efficace, efficiente e sostenibile ha bisogno di infermieri veri. Deve finire il vergognoso sfruttamento a tutti i livelli degli operatori sanitari: dare aria alla professione, liberare dalle catene di sfruttamento e di imposta ignoranza (perchè solo rendendo dei professionisti schiavi dell’ignoranza si può sfruttarli) che attanagliano tanti troppi colleghi.
Sono questi gli obiettivi strategici per difendere il diritto stesso di esistere del nostro sistema salute.
Angelo de Angelis
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