Il 12 Maggio si avvicina tra poche ore sarà la giornata internazionale dell’infermiere. Una giornata simbolica certamente, ma che ci porta a fare alcuni ragionamenti sullo stato della nostra professione nel nostro paese.
Per prima cosa occorre dire che stiamo ancora combattendo una lotta impari ormai da ben più di un anno contro un virus che ha mietuto contagi e morti persino tra noi, eroi del primo momento mandati al fronte siberiano con le scarpe di cartone, untori del secondo momento e fortunati nullafacenti del terzo.
Una cosa però tutta questa situazione ha reso chiara ed evidente. Nel nostro paese mancano colpevolmente infermieri e senza infermieri non c’è salute.
Il ruolo chiave della nostra professione è emerso in tutta la sua prorompente realtà, così come è drammaticamente emersa la colpevole mancanza di una progettualità organizzativa che ha lasciato il nostro sistema salute in mano a concetti davvero da medio evo. Il risultato di ciò è stato quindi evidente a tutti ed i numeri impietosi della pandemia lo hanno certificato come FALLIMENTO ANNUNCIATO.
Avevamo un sistema salute insufficente e depotenziato basato sul curare sintomi e malattie e con questo abbiamo reagito tentando di sopperire al meglio all’ondata. Ora abbiamo capito che quel sistema va profondamente riorganizzato che dobbiamo passare dal curare al prenderci cura, ma per fare questo e per farlo bene non bastano proclami e demagogiche esternazioni SERVONO INFERMIERI.
- Ma quale è la loro situazione lavorativa in Italia?
- Quale il riconoscimento del loro indispensabile ed infungibile ruolo?
- Chi li ascolta?
- Chi li sostiene nell’impari lotta per rendere efficiente ed efficace il loro ruolo?
- Il loro ordine ORDINE PROFESSIONALE come si rapporta con loro e come sostiene le loro istanze?
Per la prima domanda la risposta è una sola DISASTROSA gli infermieri Italiani sono pochi, mal pagati e non messi nella condizione oggettiva di espletare la loro scienza.
Sono tutto tranne che ciò che dovrebbero essere.
Le organizzazioni ferme all’era giurassica non vogliono professionisti, ma tappabuchi tuttofare e per giunta a bassissimo costo togliendo con mera ottica opportunistica di fatto l’assistenza infermieristica (nursing appunto) ai cittadini generando un circolo vizioso e perverso di sfruttamento becero sia dei professionisti che degli stessi cittadini i quali devono accontentarsi di ciò che passa il convento; in una sorta di rassegnazione che coinvolge tutti utenti e professionisti.
Si sono persino inventati gli “infermieri usa e getta” e questo è tutto dire.
Per la seconda e terza domanda non c’è molto da dire. La realtà è che al di là di vuote parole, della effimera affermazione di “eroismo” che nelle prime fasi ci hanno cucito sulle divise; al di là di demagogici proclami acchiappa consensi; al di là di faraonici progetti del nulla, la risposta è una: NESSUNO CONSIDERA ED ASCOLTA GLI INFERMIERI.
Sul nostro ordine poi ci sarebbero diverse cose da dire e sarebbe utile poterle dire senza essere tacciati di disfattismo o peggio di non eticità nel giudizio, senza essere minacciati di azioni legali a tutela della onorabilità dello stesso. Ma di cosa stiamo parlando?
Mentre lor signori si stanno preparando a celebrare autoreferenzialmente il 12 maggio restano aperti troppi interrogativi, troppe questioni su cui manca la loro autorevole presenza.
Non sono certamente stato e non voglio essere un detrattore della istituzione, quando si è mossa adeguatamente non è mancato nè il mio appoggio, nè la stima per le cose ben fatte.
Ma ciò nonostante ho visto nel tempo scemare la sua presenza sulle questioni importanti nei mesi che hanno preceduto le elezioni per il rinnovo delle cariche negli OPI provinciali e poi successivamente nella FNOPI ho visto una politica elettorale molto, ma molto distante da un confronto democratico.
Non possiamo certo dire che le elezioni siano state poco pulite, ma certamente l’obiettivo della reale partecipazione è stato tralasciato per scelta.
Risultato hanno votato realmente un numero troppo esiguo di colleghi certamente molto inferiore al 10% se a questo aggiungiamo che si è contrastato in tutti i modi leciti, per carità, la presentazione di liste alternative. In questo quadro il risultato di queste elezioni “altamente democratiche” altro non è stato che l’autocelebrazione dello status quo.
Detto questo perchè lo sentivo doveroso sperando che da queste parole si tragga spunto per un futuro, resta ora di fatto dirimere un altro e forse peggiore aspetto che sta emergendo prepotente in questi ultimi mesi: il profondo scollamento dei vertici ordinistici con la base professionale.
E peggio ancora con la realtà operativa dei professionisti sul campo.
Ne è esempio lampante la campagna vaccinale in cui con un “corsetto farsa” si permette tra un pò anche alle portiere degli stabili di vaccinare a volte rasentando l’abuso di professione, ma non si mettono gli infermieri in condizione di poterlo fare eppure sono gli unici ad averne titolarità certa e reale.
Basti pensare alla delibera della regione Veneto che pretende con un corsettino regionale di elevare gli oss ad infermieri per sopperire alla grave carenza degli stessi nelle RSA,
Cosa ha detto la nostra federazione in merito agli infermieri giustamente indignati per questo scempio?
Semplice: che stavano sbagliando perchè si focalizzavano su atti tecnici che sarebbe stato anche opportuno delegare ad altri e che la visione doveva essere quella del governo del processo.
Governo del processo? Ma dove vive questa gente? Cosa mai hanno governato del processo gli infermieri Italiani messi nelle condizioni generali di cui abbiamo parlato in apertura?
Questa nostra rappresentanza è mai entrata in una corsia o in un servizio?
Elezioni a senso unico e questi fatti sono strettamente legati tra loro e sono il motivo ultimo per cui lo scollamento e la sfiducia nei confronti del nostro ordine serpeggia e dilaga nella professione.
Eppure ancora adesso qualcosa si può e si dovrebbe fare per invertire questa pericolosa tendenza perchè nonostante tutto il vento soffia ancora e proprio perchè non si può ingabbiare il vento lo si deve saper ascoltare ed agevolare.
Per ascoltare ed agevolare bisogna rimettere al centro i professionisti, ascoltarli, capire il loro profondo disagio, creare ponti e non bollare con pretestestuose favolette come sbagliate le istanze, bisogna tornare nella realtà quotidiana e rimboccarsi le maniche.
Bisogna scegliere da che parte stare e bisogna stare dalla parte giusta: valorizzare e non solamente economicamente i professionisti ed iniziare a battere qualche pugno sui tavoli.
Ci vuole un rigurgito importante di dignità, e portare nei tavoli che contano l’intera questione infermieristica e bisogna farlo tutti insieme.
Se il vento soffia ancora senza sosta è grazie ai professionisti infermieri.
Questo vento non smetterà mai di soffiare e potrebbe trasformarsi presto in bufera, in una bufera che travolgerà tutto e tutti con la sua forza impetuosa.
Allora prima che ciò accada fermiamoci ad ascoltare la sua voce, il suo lamento, il suo tormento.
Perché in questo 12 maggio, io da vecchio infermiere sempre impegnato per la mia professione, non ci trovo proprio nulla da festeggiare!
Si convochino al più presto possibile gli stati generali della professione, si chiariscano una volta per tutte le contraddizioni.
Si colmi il divario crescente tra ordine, politica e professionisti; si appronti un progetto condiviso per l’infermiere di domani magari tornando allo spirito che nel 1994 vide infermieri ed allora collegio insieme.
Ed infine si prendano impegni da rispettare per tutte le parti, ognuno per ciò che compete loro e lo si attui il più velocemente possibile.
Il sistema salute ha bisogno di infermieri veri.
I cittadini hanno diritto ad una assistenza vera.
Il nostro ordine ha bisogno di ricucire gli strappi che ha prodotto.
BASTA PAROLE FATTI GLI INFERMIERI CI SONO E RACCOLGONO LA SFIDA!
Chissà magari il prossimo anno potremo avere anche noi, carne da macello, qualcosa da festeggiare.
UNA COSA E’ CERTA FINCHE’ CI SARANNO INFERMIERI IL VENTO CONTINUERA’ A SOFFIARE CHE VOI VOGLIATE O MENO.
Angelo De Angelis
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