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Opi Trento: Giornata Internazionale dell’Infermiere

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Opi Trento, lettera Assessora Segnana: criticità RSA
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Tante emozioni durante la cerimonia Testimonianze, momenti di ricordo, paure di chi si è ammalato. Ed ora è il momento del vaccino

Un momento di aggregazione, di socialità, come non se ne vedevano da quasi un anno. Nel pomeriggio di oggi 12 maggio, anniversario della nascita di Florence Nightingale (fondatrice dell’infermieristica moderna), si è celebrata la Giornata Internazionale dell’Infermiere.  

Al Grand Hotel Trento, alla presenza di una settantina di infermieri (un centinaio poi quelli collegati online), si sono avvicendati diversi ospiti, con racconti e testimonianze rispetto alla pandemia di CoViD – 19: da chi l’ha vissuta in prima linea, fino a coloro che si sono trovati a dover gestire un reparto “trasformato” per far fronte all’emergenza sanitaria. Sono stati momenti di forte impatto emotivo, in cui non sono mancati anche attimi di commozione, soprattutto durante le parole di chi, oltre al CoViD, ha dovuto affrontare altre problematiche. 

Infine, è stato rilanciato il tema dell’Infermiere di Famiglia e di Comunità: una figura di fondamentale importanza, che diventa “attore attivo” nel processo di cura di pazienti cronici e complessi, operando nel proprio territorio di riferimento, come nel caso della Vallagarina trattato durante la cerimonia.  

DANIEL PEDROTTI Presidente Ordine delle Professioni Infermieristiche della Provincia Autonoma di Trento 

Uno sguardo rivolto a questi ultimi 14 mesi, ma anche, inevitabilmente, un occhio rivolto al futuro.  È questa la visione del Presidente Pedrotti, che ha spiegato: “Abbiamo pagato un prezzo alto, come persone e come professionisti. È stato fatto uno sforzo senza precedenti, garantendo costante assistenza alle persone in difficoltà. Ma siamo stati anche la professione sanitaria con il maggior numero di contagi in assoluto, oltre 100mila, ed 86 colleghi che purtroppo hanno perso la vita”. 

È giunto il momento – ha aggiunto Pedrotti – di concretizzare politiche lungimiranti che innovino i modelli di presa in carico, a partire da quelli di prossimità. Questi ultimi dovranno tenere conto realmente delle competenze degli infermieri e del loro potenziale, garantendo efficacia e sostenibilità del sistema sanitario”.  

Queste le misure necessarie da attuare, già promosse dall’OMS e riportate nel Patto per la Salute 2019-2021: 

dotazioni infermieristiche quali-quantitative adeguate in tutti i setting di cura;

• deciso investimento sul territorio e sperimentazione di modelli organizzativi innovativi per aiutare la persona e la famiglia nella gestione di malattie croniche e non-autosufficienze; 

• mettere a sistema l’infermiere di famiglia e comunità ed integrarlo nel sistema;

• rafforzare la leadership e l’influenza degli infermieri per migliorare i servizi sanitari;

riconoscere e valorizzare gli infermieri specializzati nelle aree clinico-assistenziali, della formazione e ricerca con il pieno sviluppo degli ambiti di esercizio della professione infermieristica;

• riconoscere la rilevanza della formazione infermieristica universitaria e continua

Noi infermieri trentini siamo pronti a raccogliere queste sfide – ha concluso il Presidente. – Il nostro territorio può essere laboratorio per sperimentare modelli innovativi unici in Italia, orientati alla qualità delle cure ed alla vicinanza delle stesse al cittadino. Infine, l’eccezionale dono della scienza, il vaccino: nessun obbligo, ma vogliamo che tutti gli operatori si sottopongano ad una vaccinazione in cui i vantaggi sono esponenzialmente maggiori dei rischi”. 

IVANO FLORIANI Infermiere coordinatore dell’APSS presso “Trentino Emergenza” a Rovereto 

Ivano ha portato la propria testimonianza come ex paziente CoViD, passando da operatore addetto a curare i malati ad essere egli stesso ricoverato nel reparto di medicina ad alta intensità. 

“Ciò che ho potuto riscontrare è stata la grande capacità di adattamento da parte di tutti gli operatori sanitari che mi hanno curato – ha raccontato. – Al termine del mio percorso di cura, non ho avuto alcun problema ed oggi sto bene, dopo aver avuto una paura immensa. Mi sento in dovere di dire che, in un momento di grande sofferenza emotiva, il personale infermieristico ha messo in campo una straordinaria professionalità e la capacità di trovare strategie per favorire la collaborazione con il paziente stesso”.  

INFERMIERE TRENTINE NEO-CAVALIERE DELL’ORDINE AL MERITO DELLA REPUBBLICA ITALIANA 

EMANUELA FUMANELLI (Infermiera coordinatrice Geriatria Ospedale di Rovereto) – “Un’onorificenza che non è personale, ma che rappresenta tutta la professione infermieristica. In questo ultimo anno abbiamo dovuto sperimentare il senso di impotenza nei confronti di persone che peggioravano rapidamente, ma anche nel dover affrontare una nuova patologia organizzandoci velocemente. La morte in solitudine dei pazienti, la paura di infettarsi ed infettare: abbiamo condiviso tutto questo, ma il gruppo unito ha fatto la differenza, anche nella seconda ondata”. 

KATIA BETTINI (Infermiera coordinatrice Rianimazione 2 ospedale di Trento) – “Si è parlato tanto dei numeri, ogni giorno, ma pochi sapevano veramente cosa ci fosse dietro: noi, i nostri pazienti ed i loro famigliari, esclusi dai percorsi di cura. Con determinazione e sostegno reciproco abbiamo riportato queste persone vicine ai letti dei loro cari”. 

PAOLA STENICO (Infermiera dirigente Task Force RSA) – “All’inizio i decessi si contavano a decine: dal punto di vista psicologico e morale, molti operatori hanno avuto difficoltà a reagire. In circa 50 strutture si contavano quattromila ospiti, sui quali si è abbattutto un vero e proprio ‘tsunami’. I distanziamenti hanno creato barriere insormontabili nelle relazioni e, quando dovevamo entrare in strutture dove scoppiavano focolai, in pochissimo tempo dovevamo riorganizzare gli spazi e diffondere la conoscenza rispetto a rischio di infezione e comportamenti da attuare”. 

I NUMERI DELLA PROFESSIONE INFERMIERISTICA IN ITALIA E IN TRENTINO 

Gli infermieri sono la professione sanitaria più rappresentata: nel mondo se ne contano 22 milioni, in Italia oltre 455 mila (precisamente 445.780 al 10 maggio 2021), in Trentino 4.570 sono quelli iscritti all’Ordine provinciale, di cui 49 infermieri pediatrici (1,2% del totale) e ad oggi l’81% si è vaccinato contro il CoViD – 19

Nell’annualità 2020-2021 (dal 1° gennaio 2020 al 10 maggio 2021) si sono registrate 172 nuove iscrizioni e 83 cancellazioni (79 di infermieri e 4 di infermieri pediatrici), con un bilancio totale che segna +89 iscritti. Il numero di donne infermiere supera abbondantemente quello degli uomini (3.839 contro 731, dunque 84% a fronte del restante 16%), con la fascia di età prevalente che risulta essere quella dei 46-50 anni (801 operatori, il 17,55%). Seguono la fascia 51-55 (714, 15,6%), quella 56-60 (553, 12,1%) e quella 26-30 (542, 11,9%). Numero più basso nella fascia d’età over 66 (181, 3,95%), mentre i giovani tra 21 e 25 anni sono 239 (5,25%). Prevalentemente si tratta di infermieri italiani (4.315, il 94,5% del totale), con una parte provenienti da altri Paesi europei (191, il 4,2%) ed un numero molto basso di extracomunitari (64, l’1,3%). 

Infine, si stima che i liberi professionisti siano 168, mentre il dato più alto riguarda gli operatori dipendenti dall’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari: 3.203, ovvero il 70% del totale. 

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