Il reparto di Terapia Intensiva Covid dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma è stato uno dei pochi d’Italia che, nel pieno della seconda ondata, ha deciso di riaprire le porte ai parenti dei malati. “Lo abbiamo fatto con cautela e, non lo nascondo, anche con un certo timore, ma quando abbiamo assistito al primo incontro, tra padre e figlia, abbiamo avuto la certezza di aver fatto la scelta giusta” ha detto Monica Rocco, direttrice della terapia intensiva dell’Ospedale, ricordando la prima visita in ospedale.
A quasi sei mesi di distanza non si sono registati contagi tra i parenti dei pazienti, grazie, spiega Rocco, ad un “un uso attento dei dispositivi di protezione individuale ed al rispetto preciso dei protocolli”.
I visitatori, spiega I. Faggiano su sanitainformazione.it, prima del loro ingresso nel reparto, sono accolti da personale specializzato. I parenti dei pazienti vengono istruiti all’utilizzo corretto dei DPI e al rispetto delle regole interne. È sempre il personale della terapia intensiva ad organizzare e monitorare gli incontri, scadenzati nel corso della settimana.
“Permettere a queste persone, – ha aggiunto Rocco, – di vedere con i loro occhi i propri cari, il modo in cui i medici e il personale sanitario se ne prende costantemente cura, ci ha sollevato da un incarico, certamente doveroso ed indispensabile, ma dalla difficile gestione emotiva“.
- Bonus Natale, si lavora al raddoppio della platea di beneficiari
- Ragazza morta dopo rinoplastica a Roma: indagati due medici famosi sui social
- Fials Lombardia sulla legge che tutela dalle aggressioni gli operatori sanitari: “Una svolta per la sicurezza, ma servono risorse adeguate”
- Autonomia differenziata, Quartini (M5S): “La bocciatura della Corte Costituzionale fa tirare un sospiro di sollievo al Ssn”
- Autonomia differenziata, Corte Costituzionale: “Legge illegittima in alcune parti”
Lascia un commento