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Riceviamo la tesi di laurea sperimentale in infermieristica della dott.ssa Martina Di Leno, dissertata presso l’Università degli Studi di Foggia.
Gentile Direttore di NurseTimes,
sono la dott.ssa Di Leno Martina, infermiera neolaureata presso l’Università degli studi di Foggia, vorrei condividere con voi la mia tesi di laurea al fine di stabilire il reale vantaggio dell’uso della pulsossimetria domiciliare in pazienti COVID-19, in modo da garantire, oltre che una tempistica adeguata per attuare strategie che riducano il peggioramento dello stato di salute del paziente, anche conoscenze al personale infermieristico riguardo molteplici variabilità.
ABSTRACT
Premessa
Per il panorama infermieristico gli ultimi due anni, con la diffusione di una nuova malattia respiratoria acuta causata dal virus Sars-Cov-2 e conosciuta anche come infezione da COVID-19, è variata progressivamente la visione dell’approccio di cura e di responsabilità nei confronti del paziente.
Il COVID-19 si può mostrare o attraverso quadri asintomatici o quadri clinici gravi che richiedono il ricovero in terapia intensiva, pertanto il brusco peggioramento dell’evoluzione di tale infezione e la possibilità di un esito fatale, richiedono una stretta supervisione di questi pazienti. Il primo elemento cruciale da valutare per la diagnosi di gravità della situazione clinica è l’ossigenazione del paziente. Una prima rapida valutazione può essere effettuata tramite pulsossimetria a livello domiciliare e ospedaliero, anche se un elemento diagnostico molto importante risulta essere sempre l’ossimetria che ci permette di osservare le altre forme di emoglobina presenti nel sangue.
Questo studio effettuato, vuole analizzare molti dei parametri presenti all’interno di questi esami in relazione a variabili quali sesso, tipo di ventilazione e momento di rilevazione partendo da una correlazione più dettagliata quale quella tra saturazione di ossigeno (SpO2) e ossiemoglobina (O2Hb).
Obiettivo
Analizzare i valori di ossimetria e pulsossimetria in relazione a variabili quali sesso, tipo di ventilazione e momento di rilevazione al fine di stabilire il reale vantaggio dell’uso della pulsossimetria domiciliare in pazienti COVID-19, in modo da garantire, oltre che una tempistica adeguata per attuare strategie che riducano il peggioramento dello stato di salute del paziente, anche conoscenze al personale infermieristico.
Materiali e metodi
Lo studio è stato condotto su pazienti maggiorenni di età media 69 anni ricoverati nel reparto Rianimazione dell’ospedale “Vittorio Emanuele II” di Bisceglie e nell’unità operativa Post-COVID del Presidio Post Acuzie dell’ospedale “Caduti in Guerra” di Canosa di Puglia.
Si è trattato di uno studio della durata di quattro mesi (Aprile 2021 – Agosto 2021) dove sono stati presi in considerazione n.144 pazienti COVID-19 e analizzati n.2062 emogasanalisi.
Dopo aver raccolto tutti i parametri necessari, si è provveduto a importare tali valori sul foglio Excel, per lo sviluppo della statistica descrittiva ed inferenziale si è utilizzato il software statistico SPSS 19 DEMO. I test utilizzati per la statistica sono stati: ANOVA univariata con test post-Hoc Bonferroni, Test per campioni indipendenti, T-Test per campioni appaiati e correlazione di Paerson, fissando l’intervallo di confidenza (IC) al 95%.
Risultati
Gli studi di relazione condotti hanno riscontrato differenze significative tra la saturazione di ossigeno (SpO2) rilevata tramite pulsossimetria e determinati valori presenti in emogasanalisi con le variabili prese in esame. E inoltre si è dimostrato, statisticamente e attraverso la revisione della letteratura, la correlazione tra la saturazione di ossigeno (SpO2) e l’ossiemogobina (O2Hb).
Conclusioni
La pulsossimetria e l’emogasanalisi, insieme alla valutazione clinica del paziente sono lo strumento disponibile e necessario per la valutazione dei pazienti con diagnosi di COVID-19, che consentono di prendere le decisioni appropriate in caso di possibile esistenza di ipossiemia. Ciò è essenziale a causa della consapevolezza della rapida e brusca diminuzione dell’ossigenazione. Tuttavia, tale studio condotto ha voluto dimostrare, le possibili oscillazioni e i range che i valori dell’ossigenazione possono presentare, in pazienti COVID-19, in relazione a determinate variabili. Pertanto, tale studio ha avuto il fine ultimo di amplificare e migliorare le conoscenze e competenze infermieristiche riguardo molteplici variabilità cliniche sull’ossigenazione del paziente COVID-19; così il professionista risulta promotore attivo del processo diagnostico acquisendo una maggiore consapevolezza dell’intero quadro clinico di ogni singolo paziente affetto dall’infezione Sars-Cov-2 aspettandosi consapevolmente di trovare al domicilio e nell’ospedalizzazione specifici valori/correlazioni.
Martina Di Leno
Allegato
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