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Riceviamo la tesi del dott. Pierluigi ROMANO dal titolo “L’infermiere di famiglia e di comunità e l’educazione alla corretta informazione” dissertata presso l’Università degli Studi di Bari.
ABSTRACT
Giunto al termine del mio percorso di studi, ho avvertito sempre più la necessità di voltare il mio sguardo non solo verso il mondo medico – infermieristico prettamente ospedaliero, ma soprattutto verso ciò che accade intorno a me, verso ciò che riguarda tutti noi come popolo e come membri di una società.
All’interno del presente lavoro di tesi viene analizzato non solo il rapporto che la nostra società ha con l’informazione e con la “falsa” informazione in questo periodo di forte instabilità e fragilità che affligge il nostro Paese da, ormai, più di un anno, ma anche come l’inserimento della figura professionale dell’infermiere di famiglia e di comunità potrebbe risultare vantaggiosa al fine di una corretta educazione sanitaria, fondamentale per contrastare la preoccupazione sociale causata dal dilagare delle fake news.
A tale scopo, nel primo capitolo viene effettuato un focus sulla figura dell’infermiere, prima delineandone gli obiettivi e i principi etici a partire dal fondamentale ruolo che nella storia ha assunto l’infermiera britannica Florence Nightingale, per poi rivolgere l’attenzione all’assetto normativo da cui non solo è dipesa l’evoluzione di questa professione, ma che è anche alla base, ancora oggi, del profilo professionale dell’infermiere.
Dalle origini dell’infermiere si giunge alla nascita di un nuovo profilo professionale: l’infermiere di famiglia e di comunità. In questo capitolo sono poste in evidenza le competenze di quest’ultimo e l’importanza che la figura dell’infermiere di famiglia e di comunità, introdotta ufficialmente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità con il documento “Health21: La salute per tutti nel XXI secolo” del 1998, potrebbe avere nella sfera educativo – sanitaria in un’Italia sofferente di una situazione di emergenza come quella attuale. Numerose potrebbero essere le applicazioni vantaggiose che l’introduzione nel nostro Paese di tale figura professionale potrebbe offrire alla società ed è proprio questa la ragione per cui è stata presa in considerazione l’ufficializzazione di tale ruolo su suolo italiano.
Al giorno d’oggi è possibile ottenere informazioni su qualsivoglia argomento tramite un semplice “click” su internet, o anche tramite l’utilizzo di altri mezzi di comunicazione di facile accesso come giornali, telegiornali e programmi televisivi, di cui alcuni di dubbia attendibilità.
Tanto facile è l’accesso alle informazioni, quanto lo è la loro manipolazione. Quindi, è evidente l’importanza del distinguere e del saper distinguere, oggi quanto non mai, data la situazione socio-sanitaria che l’Italia sta attraversando, informazioni attendibili e verificabili, consultando gli studi scientifici pubblicati su siti ufficiali e certificati, dalle fake news, cui sempre più gran parte della popolazione presta attenzione.
Nel terzo ed ultimo capitolo sono messi in evidenza i dati raccolti da un campione di 114 persone tramite questionario, con lo scopo di mettere in luce la risoluzione del dubbio che è all’origine di questo lavoro di tesi: la popolazione tende di più a credere alle evidenze scientifiche o alle fake news? L’infermiere di famiglia e di comunità come può intervenire per fare in modo che sempre più persone si informino in maniera adeguata? I dati ottenuti hanno messo in luce come una percentuale non indifferente del campione si informi da fonti non propriamente attendibili, come i social networks, ma, nonostante questo, quasi la totalità degli utenti intervistati ha risposto positivamente a quelle che potrebbero essere delle soluzioni innovative che potrebbero contrastare il dilagare delle fake news e della disinformazione.
Dott. Pierluigi ROMANO
Allegato
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- Fials Lombardia sulla legge che tutela dalle aggressioni gli operatori sanitari: “Una svolta per la sicurezza, ma servono risorse adeguate”
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