La crisi di personale nella sanità del Veneto ha portato le aziende sanitarie regionali a ricorrere ai medici a gettone per un totale di 42.061 turni, con la necessità di assunzioni urgenti per colmare la mancanza di 3.500 dottori. Questo è il quadro emerso dai dati resi noti dalla Regione, con il 70% dei turni di accettazione e pronto soccorso gestiti dalle cooperative.
Le difficoltà nel trovare medici si manifestano anche nella richiesta crescente di prestazioni ambulatoriali specialistiche, che è aumentata del 15%. Per affrontare la situazione l’Azienda Zero ha lanciato 131 bandi, di cui 92 dedicati ai camici bianchi, per un totale di 1023 posti, tutti occupati. Tuttavia i numeri complessivi mostrano che gli infermieri sono aumentati del 18% e gli oss del 41%, ma a fronte di 4.053 cessazioni il bilancio rimane negativo.
La Regione ha approvato una delibera che fissa un tetto di spesa per l’ingaggio diretto di medici in libera professione da parte delle Usl, ma questa soluzione potrebbe non essere sufficiente a risolvere il problema a breve termine. Al momento i professionisti neo-specializzati tendono a rivolgersi al privato o all’estero per migliori condizioni di lavoro.
Il risultato è che la sanità veneta ha erogato 1.109.236 di esami e visite in meno rispetto al 2019, con liste d’attesa che si allungano. Il 6,4% dei veneti rinuncia alle cure per impossibilità economiche, e la spesa privata per la salute è in aumento.
La situazione critica si spiega con un vizio di fondo, ovvero il tetto imposto dallo Stato alla spesa per il personale sanitario. Anche con la nuova manovra le remunerazioni offerte nel pubblico risultano meno competitive rispetto al privato.
Redazione Nurse Times
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