Nel 2023 si sono registrati 18,27 milioni di accessi nei pronto soccorso e nei dipartimento di emergenza-urgenza e accettazione di primo e secondo livello (Dea I e Dea II), con un incremento del 6% rispetto al 2022.
La prevalenza è caratterizzata da codici bianchi e verdi (68% dei casi). Di questi, circa 4 milioni si possono ritenere impropri (22%). Si tratta, cioè, di accessi in codice bianco e verde alla visita medica, con l’esclusione di traumi, e giunti in pronto soccoroso in modo autonomo o inviati dal medico di famiglia, nei giorni feriali e festivi e in orari diurni, con dimissione al domicilio o a strutture ambulatoriali. Per quanto riguarda l‘identikit dei pazienti che accedono impropriamente al pronto soccorso, la maggioranza è composta da maschi e, in generale, si tratta di cittadini con un’età tra i 25 i 64 anni.
Un fenomeno, quello degli accessi impropri, che caratterizza in generale tutte le Regioni e tutte le strutture, e vede al primo posto la provincia autonoma Bolzano. Dai dati emerge inoltre che la metà di questi accessi impropri hanno un’indicazione generica: circa il 10% sono disturbi oculistici, quasi il 7% dolori addominali aspecifici, il 4,5% sintomi o disturbi ginecologici e disturbi otorinolaringoiatrici.
I più penalizzati sono i residenti delle aree interne di Valle d’Aosta, Basilicata, Trentino Alto Adige, Calabria e Sardegna. E c‘è chi ci mette più di un‘ora per arrivare in pronto soccorso: 86mila cittadini, residenti sempre in Valle d’Aosta e Basilicata. Una fetta di popolazione che potrebbe essere decisamente ridotta con l‘implementazione del DM 77/2022, e quindi con la presa in carico nelle nuove strutture e figure previste dal Pnrr (case di comunità, ospedali di comunità, Cau, infermieri di famiglia), come sembrano dimostrare le esperienze maturate di recente in alcune regioni.
Un grande problema sono poi i tempi di attesa in pronto soccorso: a livello nazionale i codici bianchi aspettano in media 164 minuti, mentre la permanenza dei verdi è di 229 minuti. Le attese dei codici bianchi sono maggiori in Friuli Venezia Giulia e Abruzzo. I valori più bassi di permanenza, invece, si riscontrano in Toscana e nella provincia di Bolzano.
Per i codici gialli, poi, la permanenza raggiunge in media 416 minuti. La Sicilia, seguita a stretto giro dalle Marche, è la regione col tempo di permanenza più alto in pronto soccorso, raggiungendo i 540 minuti. Tempi che si dimezzano, di contro, nelle provincie di Trento e Bolzano.
Questi, alcuni dei principali dati presentati dall’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) in occasione dell’evento “Accessi in pronto soccorso e implementazione DM 77/2022 per una migliore presa in carico dei pazienti’. Illustrato anche il progetto di riorganizzazione della Regione Emilia-Romagna, che unitamente ad altre Regioni ha avviato un riassetto della rete dell’emergenza-urgenza per il miglioramento delle tempistiche di accesso alle cure, nonché della qualità della presa in carico.
Nell’ambito del disegno di riassetto della medicina territoriale, hanno inoltre osservato gli esperti, il 116117, numero unico europeo per le cure sanitarie non urgenti e altri servizi sanitari, diventerà il riferimento per il cittadino per la presa in carico non urgente per le problematiche sociosanitarie.
Redazione Nurse Times
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